Da quando ho imparato che allo scoccare
dell’ottobre l’unica mia salvezza sta nelle proprietà antidepressive
dell’iperico, l’autunno e l’arrivo dell’oscurità che segue al cambio dell’ora
hanno smesso di essere orribili momenti di sprofondamento nella depressione e
si sono trasformati in occasioni di blanda riflessione sull’anno trascorso.
In questi giorni, complice qualche uscita in
più e alcuni mesi complessi alle spalle, mi son trovata a chiedermi: ma da
quando gli uomini son diventati così complicati?
Non complessi, proprio complicati.
Dando per scontato (e non sempre lo è, ma io
finora son stata fortunata) il grado medio di civiltà, può capitare di
imbattersi in tipi umani che spaziano dall’imbarazzante al seriamente
preoccupante.
C’è il maschio spaventato dai rapporti a
lungo termine: vagamente offensivo, almeno secondo me. Perché se mi dici che
non te la senti di avere una relazione stabile al secondo appuntamento, caro
mio, vuol dire che pecchi almeno di supponenza. Cosa ti fa pensare che io
invece desideri rivederti anche una volta sola? Magari ti puzza l’alito, magari
hai gusti orrendi, magari porti i calzini bianchi di spugna, magari ce l’hai
piccino o lo usi male. O magari, semplicemente non ci avevo neanche pensato.
Quindi, già ti trovi sbilanciato. A questo punto però ci sono due varianti: a salvarsi
in corner è quello che appena gli dici “ma io mica ti voglio sposare?!”, ti fa
un sorrisone, salta sul letto e ti fa divertire per almeno due ore. Pollice
verso invece per il tipo che ci resta male o mette il muso, perché non se
l’aspettava che tu osassi discostarti dai suoi stereotipi sulla femmina che
vuole sempre accasarsi: in questo caso vale solo la fuga, dignitosa o meno,
fate voi.
Poi ci sono quelli a cui piaci e lo sai. Sai
anche che non hanno un’altra, non sono sposati, che hanno il tuo numero di
telefono, che quando vi guardate fate “frissssssssssshhhhhh”. Dopo un po’ di
tempo uscite. State bene, anche se tu ti senti un po’ sulle uova. Ma va bene,
vi piacete a pelle, molto. Lui manda messaggi. Tu rispondi. Peccato che lui
all’improvviso non risponda più. Non lo fili per due giorni allora riscrive.
Vi rivedete. Altri messaggi, altre sparizioni. Cominci a sospettare che sia
narcolettico, ma l’attrazione è ancora troppo forte. Ti invita a casa sua, ci
vai. Sei anche un po’ emozionata. Quando vi baciate iniziano a suonare le
campane: proprio dindondan.
Quando devi andare, lui ti ha già invitata a cena
per la sera dopo. Dopo cinque minuti che sei uscita da casa sua ti ha già
scritto tre messaggi maliziosi. Peccato che poi smette di nuovo di rispondere e
la mattina dopo ti chiede di rimandare la cena di qualche giorno perché “non si
sente a suo agio”. Rispondi “che palle” (che non sarà proprio francese, ma
rende bene) e lo cancelli dalla rubrica, da Facebook e da Whatsapp.
L’ultimo tipo in cui mi sono imbattuta, e
devo dire che può offrire anche qualche vantaggio, è il tipo lento. Se aspetti
che ti scriva, fai in tempo a farti la ceretta integrale, il gel ai piedi, il
colore ai capelli e anche la pulizia del viso.
Ha i bioritmi rilassati, la
pressione bassa e stuzzica enormemente lo spirito di osservazione di chi ha una
vocazione sperimentale nell'approccio al mondo. Se sei interessata a capire
com’è fatto hai tutto il tempo per guardarlo muoversi fuori e dentro il suo
habitat, perché lui è calmo. Non va di fretta. Raramente si fa sentire prima
del crepuscolo. Se speri di prenderci un caffè invece di cenarci assieme lo
devi chiamare tu, altrimenti scordatelo. Ha picchi di cortesia da gentleman
ormai in disuso: ti accompagna a piedi fin sotto casa, ti porta a braccetto, si
scusa per il disordine che ha in casa e risponde a qualsiasi richiesta tu possa
fare. Però con calma. È un ottimo compagno per quei momenti in cui vuoi essere
sicura di conoscere bene qualcuno prima di procedere con qualsiasi cosa, fosse
solo una serata di sesso: ti racconta molto di sé, si adopera per fare colpo,
ha modi di accorciare le distanze così old fashioned che basta un’ora in sua
compagnia per trasformare un’aspirante scaricatrice di porto in una giovane
protagonista di Jane Austen. Che va anche bene, in certe situazioni.
E questi son solo un minuscolo campione dei
tipi complicati di cui dicevo sopra. Mi capita sempre più spesso di passare
serate con donne di trenta, quarant’anni, attraenti, competenti, intelligenti,
informate, curiose, che fissano il vuoto oltre il bicchierone dello spritz con
le mani nei capelli e ripetono “Io non capisco, guarda” con un tono di voce tra
il disorientato, il divertito e lo sconvolto.
E allora mi chiedo: ma siamo diventate noi il
sesso confuso?
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