24/11/16

L'ORA DI UCCIDERE di Miss Holmes

Sarà che in questi giorni devo spostare scatoloni, mobili e un sacco di altra roba pesante, fisicamente e psicologicamente, ma mi è venuto da pensare che gli uomini che si appoggiano non mi piacciono per niente. Per tutta la vita o per cinque minuti, non se ne può più.

Non è questione di solidarietà di coppia, di reciproche confidenze, di normali richieste di aiuto: parlo di quegli uomini che vi trattano come il bancone del bar, superficie gradevole e lucida, ragionevolmente sicura e in posizione adeguata per puntare il gomito e far mostra di sé. O come una mongolfiera a cui appendersi per sollevarsi quando si sentono giù. Quale siano le motivazioni, dall’arroganza all’insicurezza cronica, non interessa: non si reggono.

Ed è bene stare in guardia perché nel terzo millennio, mi suggeriscono molte compagne di avventura, l’uomo zavorra sembra essere in agguato ovunque.

Non ditemi che non avete mai incontrato quello che parla solo di sé: il suo ego, le sue imprese, le sue meravigliose doti (professionali, amatorie, personali) sono il suo argomento preferito, mentre voi siete lo specchio (perfetto per carità!) in cui pavoneggiarsi sfoggiando successi lavorativi, risultati in palestra, nei casi peggiori conti in banca o auto nuove. Domande sui vostri interessi, la vostra vita, i vostri impegni? Non pervenute. E se provate ad esprimere la vostra opinione su qualcosa, ecco che vi dà sulla voce, perché su quell’argomento ne sa senz’altro più di voi. DA DIMENTICARE.

Poi c’è quello che invece vi osserva anche troppo. E indaga: come vi vestite, quello che (o anche se) cucinate, cosa leggete. Poi approva. “Mi piace” dice, come se conquistare il suo consenso fosse l’unica ragione per cui voi, piccole e sventate femmine umane, avete fatto quelle scelte o vi siete comportate in quel modo. Mentre lo guardate confuse, lui approfitta dell’attimo di disorientamento per accomodarsi nella vostra cucina, per godere della vostra “bella presenza”, per sfoggiare la vostra cultura. Come se foste già di sua competenza, anche se nel frattempo al massimo avete preso un caffè insieme o fatto una passeggiata e di lui non ne volete sapere. Serve prontezza di riflessi per darsi alla macchia rapidamente, la cortesia è un optional, se riuscite a mantenerla bene, altrimenti pace. FALLIMENTARE.

Il tipo più subdolo è però quello che per tirarsela finge di essere un allergico-alle-relazioni, quando in realtà l’unica cosa che desidera (per motivi vari di cui potrebbe anche non essere consapevole ma non dimenticate mai che il problema è SUO, NON VOSTRO) è trascinarvi nel gorgo del rapporto stabile, nell’infilata letale cena-divano-film, cui seguirà inesorabilmente l’ufficializzazione con i parenti e un sfilza di gastime ogni volta che dovrete decidere cosa fare la domenica a pranzo. E se voi non volete tutto questo bendidio perché semplicemente vi state attenendo a quanto lui aveva fatto trapelare all’inizio, ecco, siete cattive e ingrate. Per carità, se il vostro obiettivo è una relazione a lungo termine potete tenerlo: magari verificate la vostra compatibilità con un uomo che prima fa intendere una cosa e poi si comporta nel modo esattamente opposto. Se invece non volete fare progetti per più di una settimana, scappate: c’è più di un buon motivo. NEGATIVO.

Questi sono solo alcuni degli esempi che mi vengono in mente, sperimentati o raccontati da donne che ancora non si capacitano di come un certo tipo di maschio si sia infilato in casa loro per rimanerci, ben appoggiato, mesi o anni addirittura. C’è chi per sfrattare l’ospite indesiderato ha dovuto cambiare la serratura, nonostante i ripetuti inviti ad andarsene: troppa civiltà non paga, a volte servono le maniere forti, ahinoi.

Perché pesano questi uomini, rallentano. Mentre mi pare che sempre meno donne abbiamo voglia di accollarsi un uomo, di prendersene cura, almeno se il maschio in questione non è in grado di ricambiare alla pari la cura appunto, insieme all’attenzione, allo spirito di squadra nell’affrontare la vita insieme.
Bisogna però anche essere oneste.
E riconoscere che l’uomo zavorra, l’uomo che si appoggia inerte, può rappresentare un’occasione importante per tutte noi.

Quella di compiere un piccolo, metaforico, proficuo delitto.
Bando a stereotipi e polverosi sensi di colpa, sarà finalmente arrivata l’ora di uccidere la crocerossina che è in noi?


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