19/03/19

ATZORI, ASTORI E LA VERGOGNA


La prendo larga.
Il 15 febbraio 2018 Robert Trujillo, il bassista dei Metallica, venne a Firenze, accompagnato dalla moglie, a visitare la Galleria degli Uffizi. Come componente dell’ufficio stampa della Galleria, andai ad accoglierlo e lo accompagnai durante la visita. Ricordo che un giovane custode lo riconobbe e mi chiese se poteva farsi fare una foto con lui. Ci disse, emozionato, che la sera prima era stato al concerto del gruppo a Bologna ed era felicissimo di vederlo da vicino. Trujillo lo prese sottobraccio, si mise sorridendo in una posa più consona ad una stella dell’hard rock ed io scattai, col cellulare del custode, quella foto che, naturalmente non ho più vista ma che certamente lui ha tenuto come cosa cara e che, probabilmente, ha messo fra le sue immagini su Face Book.
Allo stesso concerto bolognese era andato, partendo da Cagliari, anche Daniele Atzori, il giovane uomo che è morto di infarto mentre assisteva venerdì scorso alla partita Cagliari Fiorentina. L’ho scoperto andando a guardare il suo profilo FB mosso da una profonda vergogna, come tifoso viola, per quegli insopportabili cori vomitati da un gruppo di tifosi fiorentini mentre Daniele stava morendo sotto gli spalti della sua curva.
Mi ha spinto a cercarlo la voglia di conoscerlo un po’, di sapere, per quanto possibile in quella sede, chi fosse. E mi ha davvero impressionato constatare come l’affermazione “se non fosse morto sarebbe ancora in vita” non sia affatto lapalissiana e come il drastico confine della morte mi apra davanti un abisso di considerazioni che credo sia opportuno risparmiarvi.
Vedo che mentre era a Bologna, un anno prima, mette su FB questa foto:
Vedo che dopo il concerto inserisce il video con l’omaggio a Lucio Dalla dei Metallica.
Vedo che aveva avuto un bel cane bianco che aveva chiamato Zurru del quale scrive “l'ho addestrato a crochette e prosciutto quando si comporta bene, praticamente sempre :E' brutto come una rattapignata ma la simpatia compensa!”.
Vedo che aveva condiviso, pochi giorni prima di morire, il video (https://www.youtube.com/watch?v=ybVWAEeShNA&feature=share) con De Gregori che canta “Sempre, per sempre” che è bellissima.
A proposito d’amore vedo anche nella sua bacheca che Daniele presenta un video dei Queen (https://www.youtube.com/watch?v=v3xwCkhmies&feature=share) scrivendo “L'amore, sentimento che viene prima di tutto nel passato nel presente e nel futuro. Supera ogni limite e ogni discussione”.
Vedo che aveva condiviso anche un lungo e dolce video (https://www.facebook.com/GalleriaProgettiGP/videos/379705189280583/UzpfSTExODc4NDIxODg6MTAyMTgwNDMxNjA5NjkwNjg/) con Lulù Oliveira che dopo Cagliari è venuto a giocare a Firenze facendosi amare anche qui.
Vedo che un anno fa Daniele celebra la morte di Astori con questa foto:
Vedo, e riporto così come sono, alcuni commenti lasciati sulla sua bacheca dopo la sua morte:

- Da tifosa Viola, sarda, mi dissocio come tutto il popolo Viola che ama il calcio pulito, da quei 4 imbecilli che ieri, mentre purtroppo lasciavi la tua vita, hanno cantato indegnamente. 
Spero che il resto dei tifosi che erano li ieri, aiutino ad identificare i responsabili e vengano cacciati dalla curva ... perché non se può proprio più adesso... !!
Ed il pensiero più forte va a te Daniele che te ne sei andato troppo presto e alla tua famiglia alla quale vanno le mie condoglianze.
Salutaci il nostro Capitano...

- un abbraccio immenso alla tua famiglia. Che la numero 11 che ha segnato la tua vita , come la mia ti accompagni in questo viaggio.💙

- Ho appreso stamattina la triste notizia della tua dipartita ora sarai vicino al nostro capitano! Da tifosa viola mi dissocio da quei tifosi imbecilli hanno fatto cori indegni! Buon viaggio Daniele che la terra ti sia lieve e continua a tifare per la tua squadra. Le mie più sincere condoglianze alla tua famiglia 💜😥

- Mi dissocio dai quei cretini (perché altri non sono) che ieri sera ti gridavano contro mentre stavi lasciando il mondo terreno. I veri tifosi non sono questi. Il tifoso viola é diverso e civile. Riposa in pace caro Daniele.
   -non sono cretini perchè così sarebbero esseri umani e questi signori non lo sono proprio...

- Da tifosa fiorentina mi dissocio dagli inbecilli che purtroppo rovinano le tifoserie Riposa in pace Davide 🙏🙏🙏

- Daniele scusa

- Riposa in pace amico cagliaritano e tifa Cagliari anche da lassù

- Da tifosa Viola porgo alla famiglia di Daniele le mie scuse e le mie sentite condoglianze... Ciao Daniele...

- Abbiamo in comune un uomo che entrambi piangiamo...scusa caro Daniele questi decerebrati che ieri sera hanno proferito quegli ignobili cori..Da tifoso viola mi scuso x questa vergogna che si è perpetrata ieri sera...

- Grazie di cuore a tutti i veri tifosi viola.. ora noi tifosi del Cagliari abbiamo 2 angeli in campo SEMPRE CON NOI CIAO DANIELE..perdona quelli xche nn sanno cosa hanno detto

- Vola alto ... Spero tu non abbia sentito quei cori vergognosi.

- Ciao da tifosa Fiorentina chiedo scusa a te e specialmente alla tua famiglia/amici.. x i cori vergognosi fatti da i nostri irrispettosi tifosi..MI DISSOCIO DA LORO🙏🏾🙏🏾🙏🏾

- R.i.p la mamma dei cretini è sempre incinta ta

- Da tifoso fiorentino ti chiedo perdono e abbraccio la tua famiglia e tutti i tifosi del cagliari

- Sapere che mentre te ne stavi andando quei quattro dementi hanno fatto quel coro infame mi ha fatto parecchio male... e’ una vergogna che non ci appartiene, quella non e’ Firenze, non e’ tifo... hai le stesse iniziali di Davide e con lui ti ricorderemo... fai buon viaggio Daniele️💙 Cagliari non ci odiare... noi non siamo “quelli”

- No ba peraulas pro tanti dolore
Ti collan sos Anghelos e Deus chin tanti amore.
Reposa serenu e in paghe eterna
Troppu chitto casa lassau custa terra.
R. I. P Grande Tifoso

- Ringrazio tutti i tifosi viola per le belle parole spese per il mio concittadino e grande tifoso rossoblu.

- Ciao.....da tifosa viola mi dissocio totalmente....provo solo tanta vergogna....💜💜💜

- Una preghiera per te e per tutti i tuoi cari.
Da tifoso vero (juventino) so bene che i veri tifosi e veri uomini si sono stretti a te nel momento in cui il tuo cuore si è fermato. Dal cielo vedrai ancora meglio tutte le azioni della tua bellissima squadra!!!

- Sono una tifosa Juventina. La morte non si augura a nessuno!! Riposa in pace!! 😥😥

- Si devono vergognare loro non noi. Sentite condoglianze da parma....non ci sono parole per questo mondo che sta andando allo sbando.

- Stesso plotone nel corso 193 carabinieri a Chieti estate 1995. Mi ricordo benissimo. Ciao Daniele...









12/06/18

THE ELEGANCE OF SPEED


Nuvolari è bruno di colore, 
Nuvolari ha la maschera tagliente
Nuvolari ha la bocca sempre chiusa, 
di morire non gli importa niente...

Così cantava Lucio Dalla del mitico pilota di quando ancora l’Italia era solcata dalla Mille Miglia fra due ali di folla entusiasta che dovette pagare, anch’essa, il suo tributo di morte.


Molto prima Marinetti e i suoi sodali avevano affermato “che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”. Da maschile che era ai tempi del Manifesto Futurista presto l’automobile cambiò genere meglio unendo alla velocità il tema dell’eleganza. D'altronde il concetto fu definitivamente sancito dal detto Donne e motori con quello che ne consegue.

Delle gare sulle strade più belle della Toscana ma anche dei Concorsi di eleganza al Giardino di Boboli, del coraggio, del fascino femminile, del rombo assordante e dell’odore pungente di benzina, dello stridio delle gomme esasperate in curva, dell’affermarsi della moda italiana, della Firenze fra il 1934 e il ’65 racconta “The elegance of speed”, la mostra che raccoglie nelle sale di Palazzo Pitti, grazie alla volontà di Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, novanta scatti tratti dall’Archivio Foto Locchi.

La mostra, diretta da Alessandra Griffo e curata da Alessandro Bruni, Erika Ghilardi e Matteo Parigi Bini, ripercorre le tappe di una vicenda tutta toscana; secondo Eike Schmidt “viene spontaneo, guardando le foto dei primi bolidi, osservandone il design e la sua evoluzione, con le curve della scocca che si fanno via via sempre più morbide e slanciate, pensare a quello che stava accadendo nel mondo della scultura contemporanea, e alla sua interazione estetica con l’industria automobilistica. Ma quale dei due campi guarda all’altro? Difficile determinare, specie nel periodo futurista, a quanto ammonti il debito del Boccioni di Forme uniche della continuità nello spazio (1913) verso gli esemplari di locomozione più sofisticati prodotti in quegli anni, ad esempio l’Itala 35/45 HP – quella del raid Pechino-Parigi del 1907 - , o l’elegantissima Rolls-Royce Silver Ghost”.

Articolata in tre sezioni, la mostra travalica l’apprezzamento dell’automobile in termini di tecnica, aerodinamica, struttura, e rievoca un periodo di grandi trasformazioni anche nella viabilità cittadina e nella storia di Firenze.

La prima sezione è dedicata alle corse che attraversavano le dolci curve del paesaggio toscano e che hanno segnato la storia dell’agonismo automobilistico. Nasce in Toscana una rete di competizioni (Circuito del Mugello, Coppa della Consuma, Circuito delle Cascine, Circuito di Firenze, Firenze-Fiesole) che accendono la passione per la velocità e per l’abilità dei piloti. Il rettilineo della Firenze-Mare diventa teatro privilegiato di record mondiali durante leggendarie gare di velocità. Nel giugno del 1935 Tazio Nuvolari, su un’Alfa Romeo bimotore preparata da Enzo Ferrari, supera i 300 km/h e sul chilometro lanciato raggiunge la strepitosa velocità di 323,175 km/h, battendo il record che pochi mesi prima Hans Stuck, assistito dai tecnici della futura AUDI, aveva ottenuto a bordo di una potente Typ B (ribattezzata poi Typ Lucca).

Ai piloti (in mostra anche alcuni cimeli come caschi e tute, insieme a un bolide in miniatura che Ferrari preparò per il figlio Piero nelle officine di Maranello) è dedicata la seconda sezione che mostra uomini innamorati della velocità e dei cavalli meccanici che nel Novecento non avevano bisogno di freni, almeno quando li guidava Nuvolari, il mantovano più veloce d’Italia. Accanto a lui sfilano il raffinato Giannino Marzotto - che saliva in auto in camicia, doppiopetto e cravatta e il thailandese Principe Bira, che oltre alla Formula Uno partecipò a quattro Olimpiadi come velista. L’aristocratico Felice Trossi correva con auto e yacht senza mai perdere la sua “estrosa e scanzonata disinvoltura” e l’intrepido, scaramantico, Ascari che se ne andò il giorno in cui aveva lasciato a casa il casco che indossava sempre.
La storia di questi piloti insieme a quella della nobile Maria Teresa de Filippis detta Pilotino, che abbandonò le corse quando il collega che l’aveva sostituita morì in gara, è una storia del tutto particolare del Novecento in cui si vedono cambiare i costumi, i luoghi, i volti degli appassionati, le mode.

Alla moda, naturalmente quella delle carrozzerie, è dedicata la terza sezione. I concorsi di eleganza rappresentarono un momento particolare della storia delle quattro ruote destinate al mercato d’élite. Occasione di sfoggio d’eleganza in un primo momento, divennero poi una modalità di presentazione del prodotto-auto.
Firenze era la città dove Barsanti e Matteucci avevano ideato il primo motore a scoppio brevettandolo nel 1853, dove circolava la seconda automobile d'Italia (1894) e nel 1901 transitava il Giro d'Italia Automobilistico. Qui, nel giugno del 1948, nel Giardino di Boboli di Palazzo Pitti, si tenne il “I Concorso d’Eleganza per Automobili”.

Sono trascorsi pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la neonata Repubblica Italiana cerca nel suo DNA il bagaglio di eccellenze per rinascere. Firenze con la sua cultura e bellezza, crocevia di un importante entourage internazionale, è il luogo ideale. L’automobile così come l’abito è uno status symbol: le vetture più belle del mondo sfilano a Boboli, luogo simbolo della storia fiorentina, proprio come nello stesso momento fa la moda a Palazzo Pitti. Le foto scattate ai più esclusivi modelli dell’epoca dai reporter della Foto Locchi per le strade del centro, mostrano un inedito spettacolo in movimento di bellezze che si esaltano a vicenda.

A corredo della mostra è stata realizzata una monografia edita da Gruppo Editoriale in cui sono racchiusi i 90 scatti dell’Archivio Foto Locchi esposti in mostra e i testi inediti a cura di Alessandro Bruni e Piero Campani, oltre a un'introduzione di Eike Schmidt. 

Palazzo Pitti, Andito degli Angiolini, Piazza de’ Pitti 1, 50125 Firenze
11 giugno - 16 settembre 2018

28/03/18

COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI


Firenze, Palazzo Bartolini Salimbeni
Piazza Santa Trinita

25 marzo 2018 – 10 marzo 2019

Comunicato Stampa
Dal 25 marzo, Firenze può contare su un nuovo museo d’arte moderna e contemporanea, allestito al Piano Nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, lo storico edificio, capolavoro architettonico rinascimentale opera di Baccio d’Agnolo che si affaccia sull’asse visuale che congiunge piazza Santa Trinita con la prestigiosa via Tornabuoni.

L’antica dimora – attentamente restaurata – accoglie la selezione delle opere che Roberto Casamonti, nella sua lunga attività nel mondo dell’arte, ha raccolto per costituire il corpus principale della propria Collezione. 
I dipinti e le sculture esposte sono il frutto di 40 anni di appassionate ricerche che danno vita ad un assieme in grado di rappresentare l’eccezionale evoluzione storico artistica che attraversa per intero il XX secolo.

“La Collezione, con le sue dotazioni in permanenza, si appresta a qualificarsi – sottolinea il critico Bruno Corà - come una delle maggiori raccolte d'arte moderna e contemporanea aperte al pubblico esistenti in Italia. La scelta di offrire questa sua Collezione a fiorentini e turisti – evidenzia ancora il curatore scientifico della Collezione – si esprime come un autentico gesto mecenatizio (...) l’atto di riconoscenza di un cultore appassionato d'arte, per la città che lo ha seguito nel corso della sua attività professionale e della sua stessa vita”.
Per precisa scelta dell’Associazione Culturale, appositamente costituita per gestire e animare questo nuovo spazio culturale, il pubblico potrà ammirare le opere esposte accedendovi gratuitamente, su semplice prenotazione.

La Collezione di opere d'arte italiane e straniere si articola in due grandi nuclei: il primo, composto da circa un centinaio di opere, presenta artisti agli esordi del Novecento e sino ai primi anni Sessanta, il secondo, dal 1960 ai nostri giorni. 
In Palazzo Bartolini Salimbeni, la Collezione sarà appunto proposta per sezioni. Il primo nucleo, dal 25 marzo 2018 e sino alla primavera del ’19 e, a seguire, il secondo.

Al primo appartengono capolavori di Fattori, Boldini, Balla, Viani, Sironi, Severini, Marini, Morandi, de Chirico, Savinio, Prampolini, Casorati, Magnelli, Licini, Picasso, Leger, Soutine, Klee, Chagall, Ernst, Kandinsky, Hartung, Fautrier, Matta, Lam, Dorazio, Accardi, Afro, Vedova, Capogrossi, Burri, Klein, Fontana, Castellani, Manzoni, Lo Savio e numerosi altri in un percorso che attraversa 5 magnifiche sale dai soffitti di 6 metri di altezza.

L’Associazione per l’Arte e la Cultura, denominata “Collezione Roberto Casamonti” si propone l’obiettivo di organizzare mostre ed eventi multidisciplinari finalizzati a valorizzare il dialogo tra le arti con la sola motivazione di animare il dibattito culturale che interessa l’arte moderna e contemporanea.

“La nascita dell’Associazione – evidenzia Roberto Casamonti –sancisce il punto di arrivo di una lunga storia che attraversa e caratterizza la mia famiglia, raccontandosi oggi per mezzo del linguaggio vivo dell’arte. Ho pensato di voler condividere con la città di Firenze, alla quale sono da sempre affettivamente legato, la mia collezione per poter fare in modo che i valori di cui l’arte è portatrice possano essere condizioni non esclusive ma pubblicamente condivise. Sono fortemente convinto del potenziale educativo dell’arte, in grado di strutturare ed educare il pensiero, l’animo e la consistenza del nostro vivere. Perché anch’io sono convinto che la bellezza sia in grado di salvare il mondo, come affermava Dostoevskij”.

La direzione è stata affidata a Sonia Zampini, storica dell’arte e da anni collaboratrice della galleria Tornabuoni Arte.


Informazioni e prenotazioni: www.collezionecasamonti.com |tel. 055.602030
prenotazioni@collezionerobertocasamonti.com | info@collezionerobertocasamonti.com
Orari di apertura pubblico: mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica dalle ore 11.30 alle ore 19.00.



18/03/18

NASCITA DI UNA NAZIONE


COMUNICATO STAMPA

Dal 16 marzo a Palazzo Strozzi in mostra opere emblematiche dell’arte italiana tra gli anni Cinquanta e il Sessantotto. Ottanta capolavori di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto.

Dal 16 marzo al 22 luglio 2018 si tiene a Palazzo Strozzi la mostra Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano: uno straordinario viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto.

L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, vede per la prima volta riunite assieme opere emblematiche del fermento culturale italiano tra gli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta: un itinerario artistico che parte dal trionfo dell’Arte Informale per arrivare alle sperimentazioni su immagini, gesti e figure della Pop Art in giustapposizione con le esperienze della pittura monocroma fino ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale.

La mostra racconta la nascita del senso di Nazione attraverso gli occhi e le pratiche di artisti che, con le loro sperimentazioni, da un lato fanno arte di militanza e impegno politico, dall’altra reinventano i concetti di identità, appartenenza e collettività collegandosi alle contraddizioni della storia d’Italia negli anni successivi al cupo periodo del fascismo e della guerra. Sono questi gli anni del cosiddetto “miracolo economico”, momento di trasformazione profonda della società italiana fino alla fatidica data del 1968, di cui nel 2018 ricorre il cinquantesimo anniversario. È in questo ventennio che prende forma una nuova idea di arte, proiettata nella contemporaneità attraverso una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme che si alimentano di segni e figure della cronaca.

Come in una sorta di “macchina del tempo” costruita per immagini, con un originale taglio curatoriale, l’esposizione narra il periodo più fertile dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, che oggi è riconosciuto come contributo fondamentale per l’arte contemporanea, ripercorrendo alcuni temi identitari di un Paese in cui l’arte viene concepita sia come forza innovatrice sia come strumento di approfondimento di un più ampio contesto culturale.

Nascita di una Nazione vuole offrire una chiave di lettura ad un periodo artistico che si è intrecciato indissolubilmente con lo sviluppo dell’Italia e che ha tratto dalla politica, dal costume e dai cambiamenti sociali linfa vitale”, spiega Luca Massimo Barbero. “Le sale riassumono le tensioni sociali, politiche, culturali e sociali di quegli anni dando un quadro straordinariamente ricco ed eterogeneo di ricerche artistiche che può sorprende vedere qui riunite per assonanze e contrasti, ma che fotografano un dialogo che risulta, a maggior ragione oggi, assolutamente vitale”.
Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano
a cura di Luca Massimo Barbero Firenze, Palazzo Strozzi 16 marzo-22 luglio 2018 #NascitaNazione

“Questa mostra si iscrive nella consolidata indagine intorno all’arte e alla cultura della modernità condotta da Palazzo Strozzi negli ultimi anni” afferma Arturo Galansino Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi “Oltre a ricordare il cinquantesimo anniversario del fermento culturale e sociale legato al Sessantotto, la mostra celebra lo straordinario momento creativo del secondo dopoguerra italiano, un periodo pienamente riscoperto nella sua importanza storico artistica prima all’estero, sia dalle grandi istituzioni museali che dal collezionismo internazionale, che nel nostro paese. Nascita di una Nazione presenta al vasto pubblico di Palazzo Strozzi la grande arte moderna italiana in un modo nuovo e originale, soprattutto fondato su un approccio storico e didattico in grado di rendere l’arte moderna accessibile a tutti”.

LA MOSTRA
L’esposizione si apre con un ambiente immersivo costituito da quattro videoproiezioni correlate in sincrono che ricostruiscono una breve storia visiva d’Italia dall’Unità al 1968, tra arte, cinema, moda, cronaca, politica e società. Queste immagini sono poste in un contraddittorio dialogo con La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio (1951-1955) di Renato Guttuso, figura chiave dell’ortodossia politica dominante del neorealismo propagandistico e non a caso unica testimonianza in mostra di un esasperato attaccamento all’arte politica di quegli anni, in netta opposizione con le altre esperienze di quel periodo: la tela, infatti, fu realizzata per l’Istituto di Studi Comunisti Palmiro Togliatti delle Frattocchie. 

Immediatamente contrapposte sono le poetiche delle nuove avanguardie rappresentate dall’astrazione antirealista di Giulio Turcato con un’opera fondamentale come Il comizio (1950) e da due opere del decennio successivo, il provocatorio collage su stoffa Generale incitante alla battaglia (1961) di Enrico Baj e il décollage sul volto di Benito Mussolini L’ultimo re dei re (1961) di Mimmo Rotella, che costituisce una anticipazione dello scontro politico generazionale della fine degli anni Sessanta.

La mostra prosegue con un approfondimento sulla continuità dell’Arte Informale tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Alcune opere declinano con forza il tema dell’esistenzialismo, come la grande tela Scontro di situazioni ’59-II-1 (1959) di Emilio Vedova e il raro e lacerante metallo Concetto Spaziale, New York 10 (1962) di Lucio Fontana; altre testimoniano la radicale sperimentazione sulla materia come elemento esistenziale che si ritrova nelle azioni di Alberto Burri su juta, tela o addirittura sul legno bruciato, nelle tormentate terrecotte di Leoncillo, nei rifiuti meccanici di Ettore Colla. La sala successiva, in un confronto tra opposti, è dominata dal colore bianco e dedicata all’azzeramento e alla monocromia: a lavori come Superficie lunare (1968) di Giulio Turcato e il monumentale capolavoro Superficie bianca (1968) di Enrico Castellani, si affiancano le composizioni con bende di Salvatore Scarpitta, le tele estroflesse di Agostino Bonalumi e la straordinaria serie Achrome di Piero Manzoni che ha inaugurato in modo dirompente le esperienze artistiche degli anni ’60. 

Parallelamente emergono come protagonisti Jannis Kounellis e Pino Pascali che arrivano a rigenerare il linguaggio artistico con elementi naturali e figurazioni primordiali. Al rigore neo concettuale fanno da controcanto le visioni figurative lenticolari di Domenico Gnoli e la nuova figurazione di Tano Festa, Sergio Lombardo, Renato Mambor e Giosetta Fioroni i cui lavori introducono il visitatore a una sala dedicata alla rappresentazione della bandiera come simbolo. 

Corteo (1968) tra le più emblematiche e meno note opere di Franco Angeli, dialoga con Compagni compagni (1968) di Mario Schifano – riferimento della nuova pittura italiana e forse uno dei suoi più grandi interpreti. La sala successiva è invece dedicata alle opere germinali di artisti quali Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz: autori che costruiranno un altro momento fondamentale dell’arte italiana, internazionalmente noto come Arte Povera. 

In questo contesto, l’Italia (1968) di Luciano Fabro domina l’ambiente, trasformando il concetto di nazione e sovvertendone i significati. La rassegna continua all’interno dell’installazione Eco (1964-1974) di Alberto Biasi, lavoro interattivo e immersivo realizzato per celebrare il decennale dalla dissoluzione del Gruppo N e la conclusione delle esperienze cinetiche e
programmate. La fine del percorso vede un “cortocircuito” tra l’iconicità della Mappa (1971-1973) di Alighiero Boetti e Tentativo di volo (1970) di Gino De Dominicis, che diventano l’eco e l’introduzione a un’Italia che parla un linguaggio internazionale e che mira a divenire un punto di riferimento anche al di fuori dei suoi confini. Rovesciare i propri occhi (1970) di Giuseppe Penone chiude la mostra in modo emblematico, rappresentando una nazione che guarda a se stessa e alla sua storia mentre entra in un periodo di forte polemica che diventerà anche lotta armata.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi con il sostegno di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi, Regione Toscana. Con il contributo di Fondazione CR Firenze. Main sponsor Banca CR Firenze Intesa Sanpaolo.