06/11/16

LA MIA ALLUVIONE di Anna Amonaci

Caro Gianni, volentieri partecipo a questa tua iniziativa e proprio dopo aver visto su fb foto e video di quei giorni.
Ho pensato che solo chi è nato entro i primissimi dei '60 ha qualcosa da ricordare, da parte mia ho ben stampato nella mente me bambina svegliata dalla voce della nonna, che entrò nella mia stanza sconvolta, dicendo che c'era l'acqua quasi a filo delle finestre di casa, e che si sarebbe morti tutti! Saranno state forse le 8.00 di quel fatidico 4 novembre, scesi dal letto stordita, pochi passi dopo, col naso alla vetrata della terrazza, mi rendevo conto che una marea giallastra aveva ricoperto tutto il cortile, si intravedevano appena i tetti delle auto.
Poi, l'acqua cessò di salire, si fermò a pochissimo dalla nostra abitazione, nonostante la nonna ringraziasse la Madonna e i santi, per precauzione ci trasferimmo da amici.
Dei giorni successivi ricordo il fango, la disperazione e il disagio di quei vicini a cui l'acqua era entrata in casa; i miei pensarono bene di mandarmi a Radda in Chianti, dagli zii, così non avrei perso la scuola! Insomma non ricordo più come ci arrivai, ma rimasi fra le vigne quasi tutto l'inverno.
Così mi ritrovai con un maestro che insegnava a più classi riunite insieme, come accadeva allora nei piccoli borghi, in una scuolina, con i banchi grossi di legno nero sbertucciato, dove i bambini più grandi, che sembravano già da medie, ci posavano pezzi di schiacciata unta e profumata.
Adesso, rivedere le foto di quei giorni, un che mi prende, pensando che proprio dall'alluvione la città è andata man mano perdendo quell'identità tutta fiorentina, acuta e sagace, fiera, ma anche perfida, artigiana e bottegaia, orgogliosa del proprio gusto certo, sicuro, nell'avvertire a colpo d'occhio quello che "ci stava" e quello "che 'un ci stava".

(Per commozioni corali invito a guardare i video di Marasco).

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