Quel 4
novembre del 1966 sancì il fallimento della mia speranza di diventare un grande
fotoreporter.
Perché un
grande reporter deve prevedere quello che accadrà ed avere la fortuna di essere
al posto giusto al momento giusto.
Nel 1966
vivevo ancora a casa dei miei genitori a Peretola, in via dei Vespucci 141.
L’evento era praticamente annunciato:
erano già 4 giorni che pioveva ininterrottamente con grande intensità, l’Arno
era in piena e anche molti affluenti erano al limite dell’esondazione, ma le
giornate trascorrevano con i soliti impegni lavorativi, io già da qualche
anno collaboravo come freelance al giornale Il Mattino. Il 3 novembre avevo
realizzato un servizio fotografico di attualità quotidiana, rientrai al giornale
per stampare le foto per la cronaca di Firenze, con alcune foto della piena
dell’Arno.
Non c’era nessun allarme.
La mattina del 4 novembre era un giorno di
festa, quando mi alzai per iniziare la giornata, affacciandomi alla finestra
notai che c’era dell’acqua in strada, non era preoccupante ma continuava a
piovere molto forte. Come tutte le mattine mentre facevo colazione accesi la
radio e davano delle notizie allarmanti: l’Arno era uscito dagli argini e la
piena era così violenta che avrebbe potuto travolgere anche Ponte Vecchio.
Dovevo
andare ad ogni costo in centro per documentare questo dramma. Presi la macchina
fotografica montai sulla mia 600 e mi precipitai verso il centro storico; via
Baracca era ancora transitabile, ma giunto al Ponte alle Mosse vidi Piazza Puccini
e le strade adiacenti con già più di 1 mt d’acqua, era impossibile andare avanti!
Da quel
momento mi resi conto che non avrei potuto fotografare quello che stava
accadendo nella storia dell’alluvione di Firenze.
Nei giorni seguenti
l’alluvione arrivò anche a Peretola ed io fotografai solo l’alluvione di
Peretola, che naturalmente non interessò a nessuno!!
bufferie amare
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