Il
telefono squillò in piena notte. Mio padre si alzò moccolando e andò a
rispondere.
Dall’altra
parte della cornetta di quel telefono nero di bachelite con la rondella dei
numeri, c’era il custode dell'ufficio dove lavorava - l'Inam di lungarno Santa
Rosa - in preda al panico per via del livello dell'Arno. "Che palle" -disse
mio padre continuando la sequela di moccoli- "va bene, ho capito, vengo a
vedere se ci sono pericoli". Era responsabile dell'ufficio del personale,
doveva vigilare sui suoi "indipendenti" come li chiamavo io che ero
una bambina curiosa.
Mio fratello più grande si era svegliato e messo in moto
col babbo, offrendo la sua cinquecento azzurrina per ogni bisogna nella notte
buia e tempestosa.
Così i due uscirono lasciando noi femmine ormai insonni in
quell'agitazione che prende quando la pioggia incessante non da segni di
tregua.
Che cosa successe quella notte è cosa nota, da parte mia posso dire che
tutta la mia famiglia ne fu testimone a distanza ma quasi “in diretta”: da un
bar del Piazzale gli uomini di casa ci chiamarono per dirci che avevano visto
l’Arno sfondare la spalletta della Biblioteca Nazionale.
Per me bambina curiosa
tutto prese il verso dell'avventura: sentire le telefonate concitate che si
rincorrevano finché il telefono riuscì a funzionare, l’allora fidanzata di mio
fratello che abitava in via dei Neri che, sempre “in diretta”, si affacciò alla
finestra e vide la strada sommersa dalle acque, la mattina successiva il mio
fratello col fidanzato della mia sorella che gonfiarono un gommone e si
avventurarono con dei viveri verso quella zona del centro.
Il ricordo più vivo
che conservo fu il loro ritorno quella mattina: tutti sporchi di nafta con
quell’odore acre e pungente che inondò tutta la casa, il loro racconto
avventuroso, la scuola e gli uffici chiusi che ci permettevano questo raro
momento di unità familiare, il mio salire e scendere gli ottantatre scalini
della nostra casa portando su e giù le taniche dell’acqua che un camion
cisterna ci riforniva dopo una paziente coda.
Mi sentivo utile e forzuta, una
bambina eroica che viveva in una città a cui tutto il mondo adesso guardava.
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