07/11/16

LA MIA ALLUVIONE di Donatella Mei

Alle 8 di mattina spalancai le persiane e gettai un urlo! LArno era in una piena mai vista, lacqua sfiorava la spalletta del Lungarno. Abitavo allora al mezzanino del secondo piano nel Lungarno Corsini al 6, due piccole finestrine  su un fiume che ormai con continue ondate quasi superava la spalletta. Lacqua fuoriusciva dai tombini allagando la strada. Alle 11 lultimo passante con lacqua già al ginocchio. Poi più niente … un elicottero girava ogni tanto in cielo ed una mano sventolava un fazzoletto bianco alle finestre di un palazzo sullaltra riva.
Non cera più acqua dalle cannelle, né gas, né luce, né telefono.
Ogni ora con mio marito misuravamo il livello dellacqua che continuava  a salire sulle scale del palazzo. Verso le 15 con un fragoroso crollo cedette lenorme portone del palazzo. La corrente correva rapidissima , nera di nafta puzzolente, in vortici fangosi che trascinavano di tutto, auto, frigoriferi, armadi, tronchi. Alle 16 senza nessuno schianto lintera spalletta si sbriciolò nellacqua insieme a tutta la fila dei lampioni. 

Foto scattata da Donatella poco prima del crollo della spalletta
Ormai era tutto un immenso vorticoso fiume da palazzo a palazzo, di qua e di là dArno. Emergevano solo i ponti fuorché il ponte Vespucci completamente sommerso ed il Ponte Vecchio  che vomitava acqua dai negozi e dallarcata centrale.
Lacqua seguitava a salire Noi eravamo terrorizzati, non cera anima viva intorno solo due sparuti turisti inglesi nella pensione Bretagna lappartamento sotto di noi.
Poi venne la notte, noi con il nostro bambino di 6 mesi decidemmo di trasferirci in alcuni locali della  Pensione Bretagna più interni rispetto alla facciata che temevamo crollasse per lurto delle acque.
La notte passò insonne, verso le 5, alle prime luci andammo ad affacciarci alle finestre sul Lungarno: lArno tranquillo come sempre scorreva nel suo normale alveo! Tutto intorno fango, nafta e distruzione..
Nei giorni seguenti abbandonammo lappartamento inagibile e ci trasferimmo in casa di un amico allIsolotto.
Il negozio di antiquario (disegni e stampe) dei miei genitori in via Guicciardini era totalmente sventrato  dalla furia delle acque e i disegni antichi erano attaccati al soffitto; tutto era nero di nafta e fango. Ho ancora nel naso quellodore! Non cerano pale, stivali e guanti per liberare il negozio . Li trovammo solo a Tavarnuzze.
Di quei giorni seguenti mi ricordo solo le enormi camminate a piedi per spostarsi (avevamo perso anche lauto) a cercare notizie degli amici o per aiutare qualcuno. La città era buia, fredda, umida ... un medio-evo moderno!

Ma nessuno si perse di spirito ... si scherzava, si facevano battute, si vendeva nella strada le poche merci non alluvionate. Con gli amici la sera ci ritrovavamo cenando con poco e al lume di candela facevamo sedute spiritiche... Una sera venne tra le nostre risate lo spirito di una puttana veneziana del 500

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