Alle 8 di mattina spalancai le persiane e gettai un urlo! L’Arno era in una piena mai
vista, l’acqua sfiorava la
spalletta del Lungarno. Abitavo allora al mezzanino del secondo piano nel
Lungarno Corsini al 6, due piccole finestrine
su un fiume che ormai con continue ondate quasi superava la spalletta. L’acqua fuoriusciva dai tombini
allagando la strada. Alle 11 l’ultimo
passante con l’acqua già al ginocchio. Poi più niente … un elicottero girava ogni tanto in cielo ed una mano sventolava
un fazzoletto bianco alle finestre di un palazzo sull’altra riva.
Non c’era
più acqua dalle cannelle,
né gas, né luce, né telefono.
Ogni ora con mio marito misuravamo il livello dell’acqua che continuava a salire sulle scale del palazzo. Verso le 15
con un fragoroso crollo cedette l’enorme
portone del palazzo. La corrente correva rapidissima , nera di nafta
puzzolente, in vortici fangosi che trascinavano di tutto, auto, frigoriferi,
armadi, tronchi. Alle 16 senza nessuno schianto l’intera spalletta si sbriciolò nell’acqua
insieme a tutta la fila dei lampioni.
Foto scattata da Donatella poco prima del crollo della spalletta |
Ormai era tutto un immenso vorticoso
fiume da palazzo a palazzo, di qua e di là d’Arno.
Emergevano solo i ponti fuorché il
ponte Vespucci completamente sommerso ed il Ponte Vecchio che vomitava acqua dai negozi e dall’arcata centrale.
L’acqua seguitava a salire … Noi eravamo terrorizzati, non c’era anima viva intorno solo due sparuti turisti inglesi
nella pensione Bretagna l’appartamento
sotto di noi.
Poi venne la notte, noi con il nostro bambino di 6 mesi
decidemmo di trasferirci in alcuni locali della Pensione Bretagna più interni rispetto alla facciata che temevamo crollasse per l’urto delle acque.
La notte passò insonne,
verso le 5, alle prime luci andammo ad affacciarci alle finestre sul Lungarno:
l‘Arno tranquillo come
sempre scorreva nel suo normale alveo! Tutto intorno fango, nafta e
distruzione..
Nei giorni seguenti abbandonammo l’appartamento inagibile e ci trasferimmo in casa di un amico
all’Isolotto.
Il negozio di antiquario (disegni e stampe) dei miei genitori in
via Guicciardini era totalmente sventrato
dalla furia delle acque e i disegni antichi erano attaccati al soffitto;
tutto era nero di nafta e fango. Ho ancora nel naso quell’odore! Non c’erano pale, stivali e guanti per
liberare il negozio . Li trovammo solo a Tavarnuzze.
Di quei giorni seguenti mi ricordo solo le enormi camminate a piedi per spostarsi (avevamo perso anche
l’auto) a cercare notizie
degli amici o per aiutare qualcuno. La città era buia, fredda, umida ... un medio-evo moderno!
Ma nessuno si perse di spirito ... si scherzava, si facevano
battute, si vendeva nella strada le poche merci non alluvionate. Con gli amici
la sera ci ritrovavamo cenando con poco e al lume di candela facevamo sedute “spiritiche”... Una sera venne tra le
nostre risate lo spirito di una puttana veneziana del 500 …
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