14/11/16

LA MIA ALLUVIONE di Lorenzo Lenzi

Avevo 15 anni, ero un boy scout, per ottenere la specialità di ciclista dovevo compiere un raid in bicicletta, scelsi giustamente le date del 3 e 4 novembre (che forse era festa a scuola ?) per fare Prato-Lucca e ritorno .
Ricordo che la feci tutta sotto l’acqua, su biciclette normalissime senza cambio, ma soprattutto col sellino da città, con conseguente male al culo. L’unico sollievo era il cambio di biciclette continuo con gli altri due sciagurati che si unirono nell’impresa, ma durava poco. 
L’equipaggiamento anti pioggia era una busta di nylon grande rovesciata, con un buco per far passare la testa e due laterali per le braccia. 
Quando finalmente arrivai a casa a Prato, sentii alla radio la notizia dell'alluvione a Firenze. Dopo qualche giorno andai a spalare mota col gruppo scout agli Scolopi; mi ricordo che a un certo punto ci mettemmo a tirarci palle di mota addosso (tipo pallate di neve) ma fummo duramente redarguiti da un prete che si incazzò perché non ci si doveva divertire. I primi dubbi religiosi forse iniziarono allora.
Per rimanere sul divertente, il mio fratello, che era di 4 anni  più grande, andava coi canotti per le campagne del pratese tutte sommerse a recuperare le bestie morte, per il problema epidemie. Una volta radunate le carcasse c’era da fare una buca per sotterrarle. 
Dove si fa la buca? Tutti risposero “a Iolo”, e lì fu fatta veramente.

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