20/06/16

UN ATTIMO PRIMA DI GIULIO ARCANGELI

Dal 20 al 26 giugno, Ristorante India (chiuso il martedì), 
via Gramsci 43A, Fiesole.



inaugurazione lunedì 20 giugno alle 19,30

Cosa sono, a che servono? Per chi li mette sono sempre un tragico ricordo, e spesso per lungo tempo vengono sostituiti perché restino sempre freschi. Ma il tempo passa per tutti, anche per il dolore, e alla fine vengono definitivamente sostituiti con delle copie di plastica.

Giulio Arcangeli partecipa anche quest'anno a “Mi espongo” dopo il successo raccolto l'anno scorso con le immagini scelte come le più belle dallo staff del ristorante India.
Senz'altro, a prima vista, o meglio a prima riflessione, queste fotografie hanno un amaro retrogusto: Giulio si è fermato (a volte anche no) per testimoniare la presenza, in molte, se non in tutte (purtroppo), le strade d'Italia di un segno inequivocabile. 

Al centro del suo interesse sono stati i fiori che, lungo i margini dell'asfalto, vengono collocati il più delle volte dove sono morti dei giovani, recisi come fiori da un destino atroce e spesso da una guida imprudente.

Mai UN ATTIMO PRIMA avrebbe potuto essere così decisivo!

Ma Giulio sembra non voler cogliere l'abisso di tristezza che ha accompagnato ed accompagna coloro che questi fiori hanno collocato e rinnovato: “C'è in fondo anche qualcosa di sereno in questi segni laterali – dice – così pieni di colore e di amore”.

E forse c'è anche la speranza di chi è stato così duramente ferito negli affetti che il sacrificio dei loro cari possa essere da monito e da affettuoso suggerimento di prudenza.

I motociclisti, le auto e i ciclisti che si vedono passare accanto a quei fiori nelle foto di Giulio segnalano la vita che va avanti e che per farlo deve far sbiadire il dolore.

Per fortuna.

E viene di cantare “On the road again” con i Canned Heat.


Gianni Caverni

direttore artistico di “Un attimo prima”

13/06/16

MARTINA DENDI: L'AMORE E L'ATTIMO PRIMA

Due registri apparentemente scollegati. Da una parte le immagini di Martina e del suo ragazzo, dall'altra atmosfere evanescenti, vapori, nebbie.

La fotografia che Martina ha scelto per la locandina della mostra è piena di spunti interessanti: lui ha gli occhi chiusi e sembra sorridere, lei guarda verso di noi e ha un aria seria, piena di consapevolezza, quasi di severità. Ma il suo sguardo cela anche un certo timore, una sorta di sgomento che socchiude la porta su un mistero e su un'inquietudine. Martina ha deciso di sistemare verticalmente uno scatto che nasce orizzontale finendo per dare alla foto il sapore di una bandiera divisa in tre “colori”: lei, lui e il candido lenzuolo del letto; e una bandiera è simbolo di appartenenza.

Una bandiera “tricolore” è anche il bel ritratto nel quale lui appare incompleto sulla sinistra e sfumato e accennato in un riflesso al centro, una pianta (un benjamin ?) e lo sfumare della parete dal bianco al nero sulla destra.

Si tratta di fotografie dove comunque regna la gioia e il sentimento, Inutile girarci intorno, si tratta di fotografie d'amore.

Le altre, le foto di atmosfere evanescenti e di nebbie sono solo in apparenza molto diverse. A me al contrario danno la sensazione che questi paesaggi appena accennati, queste nuvole, questi riflessi tenui facciano egregiamente da cornice a questa simpatica, divertita e divertente storia d'amore.

E l'attimo prima di una storia d'amore così è quasi sempre uguale all'attimo dopo.

Finché dura”, ma a dirlo adesso è la parte più cinica di me, ma magari mi sbaglio, anzi certamente mi sbaglio. Insomma speriamo.

Gianni Caverni

direttore artistico di “Un attimo prima”

09/06/16

CRISTINA DUYANJ E IL SUO "ATTIMO PRIMA"


Il blu in molte delle mie fotografie è il protagonista, è il colore che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella mia vita” dice Cristina Dujany piantandomi addosso i suoi occhi azzurro intenso. E' vero. A partire dalla foto che la ritrae seduta sulla pescaia di Santa Rosa a pochi passi dall'acqua dell'Arno. Ma sopratutto sotto un cielo intessuto di nuvole oltre le quali il blu domina.

E' forse il punto di partenza, quello. Cristina si solleva per uscire metaforicamente da quell'inquadratura, da quell'autoscatto, per “addentrarsi nel sogno”. L'estrema definizione delle sue immagini, l'esasperazione dei contrasti di colore costruisce un insieme nel quale non si fa fatica a perdere di vista la realtà per lasciarsi andare in un flusso di sguardi che certamente appartengono più al sogno.

Come proprie del sogno sono le “incoerenze” geografico/temporali. In un attimo si passa dalla pescaia sull'Arno alle rive della Dora Baltea che attraversa Ivrea. 

Per giungere al sole che affoga nel mare di Livorno, e alla purezza distillata della grande pozza sulla Terrazza Mascagni, sempre a Livorno. 

Fino a quel “mare d'inverno” tutto d'argento, e alle due ochette che navigano in un luogo a me particolarmente caro, il lago prospiciente il tempietto egizio del parco voluto da Frederick Stibbert per completare il suo sogno di farne, con la villa di Montughi, il “suo museo”.

Tanta acqua dunque, e che Cristina ne sia consapevole o no, l'acqua ha un fortissimo valore simbolico. L'acqua è la purezza, la fertilità, è "fonte della vita" e collegata a molti miti. Nella tradizione taoista, l'acqua è considerata un aspetto della saggezza, perché assume la forma del contenitore senza averne una sua propria. Si muove lungo il percorso di minore resistenza, senza sforzo o violenza, ma seguendo le leggi della natura. 

Nei Tarocchi l'acqua è nel segno delle coppe, simboleggia le emozioni, l'intuizione e il flusso di energia interconnesso tra le entità viventi.
Tanto cielo, e fitti intrecci di rami, e il suo corpo sottile che a sua volta si intreccia coi segni di un murale.

Firenze, Livorno, Siena, Ivrea, la Val d'Aosta e altro sono delle quinte. Sono il “fuori”, l'unico varco possibile che Cristina indica per raggiungere il “dentro”.


Gianni Caverni