13/02/17

"SENZA TITOLO" DI PANTANI A LA COUR CARRE'E

La Cour Carrée presenta:
ENRICO PANTANI
"Senza titolo"
Domenica 26 febbraio, ore 11:00



Titolo: “Non ho trovato un titolo adeguato per questa mostra”
I soggetti di tutti i lavori che verranno esposti a La Cour Carrée derivano da studi sui miei sketchbooks. Ci sono ritratti, animali, situazioni grottesche, impossibili, tutte fuori dal tempo, in una dimensione che deve sbloccarsi e rendersi tangibile. In realtà non sarà tangibile mai per nessuno a parte per me, nel mio intimo… così alla fine sono solo sogni, roba da niente.

Sono quasi tutti lavori piccoli, dipinti su tele già presenti in commercio e tele che mi sono costruito da solo. Vorrei tentare di chiamarle sperimentali, se i tecnici di questo settore mi passassero il termine.



In questa nuova fase dei miei lavori vorrei dimostrare che si può lavorare a cose ambiziose anche da un lontano paese di provincia. Alla fine basta osservare per sentirsi cittadini del mondo, per trasformare questa indifferenza in mondi paralleli. Sono convinto che questi sogni siano importanti e senza di essi non potrei vivere.

Vorrei precisare anche che tutti questi lavori sono embrioni di quello che sogno di fare in futuro, studi di cose che vorrei scaraventare su tele di dimensioni enormi, cosa che adesso non posso fare per evidenti ragioni di spazio.

Credo anche che sia una fase molto transitoria questa.
Non so dove approderò tra qualche mese.
Ma in fondo non me ne frega un cazzo nulla.
Ciao.
Enrico Pantani

Dal 26 febbraio al 10 marzo
dalle 11:00 alle 16:00
Gazebo n.1 del Mercato storico delle Pulci
Largo P. Annigoni (Firenze)

www.lacourcarree.it

CORPO E ANIMA di Gianni Caverni

CORPO E ANIMA
Vania Paolieri
dal 18 febbraio al 3 marzo
Studio Bong
via Calimaruzza 10r
Firenze
Inaugurazione sabato 18 febbraio alle 18,30

Vania, madonna bona, che brava che sei diventata!
Allora ci correvano fra noi solo 12 anni, adesso saranno almeno 30!
Nel senso che allora ero un giovane professore di 25 anni che provava ad insegnarvi arte e forse un po' di merito (colpa?) nella tua scelta di diventare artista, pittrice, è anche mio/a!
Ma tu dipingendo hai fatto come spesso fanno gli artisti che invecchiano meno degli altri e, dalla forza che vedo nei tuoi quadri informali, mi sa che sei invecchiata meno anche di me.
Ho sempre pensato che dipingere con i quadri stesi orizzontalmente, come fai tu, sul pavimento dello studio, fuori, sull'erba, sulla ghiaia, sul cemento sia una cosa bellissima, intrisa di un sottile sentimento insieme pieno di modestia e di bella presunzione: il pavimento, il suolo, la terra sono il punto più in basso che si trova nelle vicinanze, sotto non si può andare a meno di scavare.
Vuol dire, per me, partire dall'inizio, dalle fondamenta, nessuno è capace di costruire la più modesta delle case, come la più sontuosa, se non partendo dal basso; e la pittura, come tutto il resto che chiamiamo vita, non è forse un modo per costruirsi?
Non voglio certo dire che la pittura realizzata in verticale, quasi tutta del resto, sia inferiore: me ne guardo bene! Dico solo che dipingere per orizzontale mi è sempre piaciuto di più e con gli altri artisti che lo fanno ho sempre sentito una sorta di forte vincolo di fratellanza.
E poi mi sembra che sia tutto più comprensibile e immediato: la tela è la terra e “la terra è bassa” recita uno dei più diffusi luoghi comuni, quasi un mantra, di tutti coloro che si dedicano ai piaceri e alle fatiche dell'orto. E se dunque dipingere a terra comporta di solito una fatica maggiore per altro regala il piacere, come per l'orto, di veder “spuntare” e crescere le sue delizie. E poi: è indispensabile per il pittore allontanarsi dalla tela per riuscire a vedere l'insieme dell'opera e non solo il particolare. Ma se si sta dipingendo in terra l'allontanarsi dalla superficie su cui si lavora ha sempre un limite tassativo che è quello dell'altezza dell'autore, almeno fino a che l'opera resta orizzontale. Insomma mi sembra più naturale, è proprio il caso di dirlo: a misura d'uomo!
E la bella presunzione? Beh sta tutta proprio nel voler “rifare” la terra, ridisegnarla, tingerla dei colori bellissimi ed intensi che usi tu Vania; è come affermare con speranza indomita “possiamo farla migliore”, possiamo farci migliori. Possiamo, sì, possiamo.

Non a caso citi il Courbet della carnale, primaria, “Origine del mondo” e ne presenti la tua versione personale con una serie di variazioni coloristiche: possiamo sì generare, generarsi, e soprattutto rigenerarsi.
Brava Vania.