25/04/16

IRENE MONTINI ESPONE A FIESOLE

Dal 25 aprile al 1° maggio, Ristorante India, via Gramsci 43A, Fiesole.
inaugurazione lunedì 25 aprile alle 19,30


IRENE MONTINI: UN ATTIMO PRIMA DEL VUOTO

Tre serie di immagini, ognuna articolata in quattro foto. In tutto dodici fotografie capaci di vivere anche autonomamente ma esaltate dal “racconto” che ogni serie propone.
E il racconto si svolge determinato come il destino, sicuro e incontrovertibile.
In un mondo segnato dalla smania malata di apparire, di esserci, di riempire di sé la propria vita e fin quanto si può quella degli altri, queste fotografie di Irene ci parlano di tre episodi di DISAPPARIZIONE, di svuotamento, di assenza, di scomparsa, di mimetizzazione.


Senza dubbio è un ottimo esempio di questa ricerca la serie che inizia con i due vasetti di vetro appoggiati su un mobile scuro (pieno di cassetti, e non è certo un caso se mi torna per l'ennesima volta in mente che si narra che Visconti pretendesse che i cassetti dei mobili delle stanze nelle quali si girava “Il Gattopardo” fosse PIENI di oggetti e biancheria d'epoca anche se durante le riprese non sarebbero mai stati aperti).

I vasetti contengono con estrema naturalità visionaria fiori gialli e pesci alcuni dei quali anche in volo sullo sfondo ruvido della parete grigia. Proprio la parete resta la sola presenza nell'ultima immagine della serie: spariti i pesci, spariti i fiori spariscono il mobile e infine i vasi lasciando solo la parete che a sua volta ha perso la fisicità del muro per diventare un' atmosfera, una nebbia.

La fantasia dell'autrice, la particolare brillantezza delle soluzioni, sia tecniche che contenutistiche, che trova, ma meglio sarebbe dire che elabora, creano “pianeti” autonomi nei quali si svolge comunque una vita silenziosa e spesso inquietante.

Mi piace pensare che le esperienze, le conoscenze, le emozioni vissute nei 12 anni che Irene ha dedicato allo studio del violino possano aver profondamente contribuito alla definizione dell'Irene giovane e promettentissima fotografa.

Gianni Caverni

direttore artistico di “Un attimo prima”

20/04/16

ARRIVA FABBRICA EUROPA: E' PRIMAVERA!

Ha detto che la "Firenzina" nostalgica e reazionaria non esiste più e che le discussioni che genera la presenza delle sculture di Fabre in Piazza Signoria, la prossima mostra a settembre di Ai Wei Wei a Palazzo Strozzi, come del resto la stessa Fabbrica Europa, giunta ormai alla XXIII edizione, confermano l'amore fra la città e il contemporaneo. Chi l'ha detto? Ma il Sindaco Nardella, per dio! In occasione della conferenza stampa di presentazione di Fabbrica, in programma dal 5 maggio al 18 giugno alla Stazione Leopolda ed in altri spazi. 

Ha anche confermato il progetto di acquisto da parte del Comune di questo straordinario luogo che sarà per Fabbrica Europa qualcosa di più del solo "palcoscenico" per il suo appuntamento annuale.

"Danza, musica, teatro, multimedia" recita il sottotitolo della manifestazione che, quest'anno, oltre che all'insegna della multidisciplinarietà sarà, come ha spiegato Maurizia Settembri, "all'insegna della multiautorialità", ovvero della collaborazione fra autori diversi. 

Gamelan è un progetto ideato da Michele Di Stefano, Fabrizio Favale e Cristina Rizzo per l'occasione. Un nutrito numero di coreografi/danzatori è invitato a costruire una danza che sia una successione condivisa di corpi su un suono semplice e preesistente (Stazione Leopolda, 6/5).
Cristina Caprioli, da anni attiva sulla scena scandinava, sviluppando il concetto di coreografia espansa propone un laboratorio che, indagando testo, gesto, narrativa, corpo, traduzione, sfocia nell’installazione Notes on a pebble. Incorniciata dalla proiezione del film Yellow Labor, questa 
opera installativo-performativa vede i partecipanti al workshop e il pubblico coinvolto scrivere sui sassi la coreografia (testo/libro/romanzo) investigata durante il laboratorio. Una parola per sasso, un sassolino dopo l’altro, il romanzo si trasferisce sul pavimento della Leopolda e, connotando lo spazio di senso e significato, crea un’immagine di grande impatto (Stazione Leopolda, 5-15/5).

Spettacolo tutto al femminile è We Women della coreografa catalana Sol Picó, coprodotto dal Festival Grec 2015 di Barcelona e dal Festival Internazionale di Buenos Aires. In scena, oltre alla stessa Picó, Julie Dossavi (Benin), Minako Seki (Giappone), Shantala Shivalingappa (India) e le musiciste Adele Mandau (Italia), Lina León e Marta Robles (Spagna). Sette donne - provenienti da territori artistici e geografici tra loro lontani - convivono, trasformando il proprio piccolo mondo in un mondo universale. Danzano, cantano, suonano. E parlando, alternano e accumulano lingue diverse costruendo i tempi e i modi di una vita in comune (Stazione Leopolda, 5/5).

In prima nazionale una creazione collettiva, tutta al maschile, in cui quattro coreografi si ritrovano per mangiare insieme. Vengono da esperienze, culture, paesi diversi (Libano, Togo, Giappone, Belgio) e li unisce il loro lavoro. Danzano, bevono, ridono, mangiano. La semplicità dell’incontro è punto di partenza per una performance dalla struttura coreografica e concettuale più complessa. In Beytna (invito a casa in libanese) il ritrovarsi insieme a tavola evidenzia il bagaglio culturale di ognuno e apre una riflessione su cos’è la danza oggi e su quanto le forme contemporanee siano legate a quelle tradizionali. Il tema del cibo è centrale, ma l’obiettivo è giocare sulle diversità tra i commensali, Omar Rajeh, Anani Sanouvi, Hiroaki Umeda, Koen Augustijnen e gli straordinari 
musicisti palestinesi de Le Trio Joubran (Stazione Leopolda, 13-14/5).

MDLSX di Motus è ordigno sonoro, inno alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – 
che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento dall’apparente formato del Dj/Vj Set, per dare inizio a un’esplorazione sui confini e sul loro superamento (Stazione Leopolda, 8/5).
Piattaforma di connessioni anche per DAN+Z, un trittico di musica e danza che vede coinvolti Gianluca Petrella + Luisa Cortesi; Dan Kinzelman + Daniele Ninarello; Simone Graziano + Vittoria De Ferrari Sapetto. Moduli autonomi, collegati in un’unica serata, che danno forma a una varietà di stili coreografici e sonori che tra loro si richiamano, cercandosi e respingendosi. Non è improvvisazione, ogni incontro nasce da residenze creative, ma la duttilità del gesto sonoro nel jazz crea aperture anche sui movimenti, in una serie di dialoghi ogni volta nuovi per la loro unicità. I danzatori hanno linguaggi contemporanei molto personali; così i musicisti che, avendo già collaborato, possono prevedere alcuni intrecci all’interno del percorso performativo live che sfocia in un organismo unico. Il giornalista Alceste Ayroldi introduce l’evento (Stazione Leopolda, 11/5).
E ancora Max Casacci (Subsonica) e Daniele Mana (Vaghe Stelle): Glasstress meets Pulse!Lucrecia Dalt, e tanto, davvero tanto altro.

Mi piace segnalare Sea Songs, produzione firmata Fabbrica Europa, vede protagonista una delle più raffinate voci della canzone italiana, Cristina Donà, per un omaggio ai suoi grandi autori del cuore: Robert Wyatt, Nick Drake, Nick Cave, Radiohead, Paolo Conte, Lucio Dalla e molti altri. Un “canzoniere dell’acqua” che prende vita dai suoi brani più celebri, tra cui ovviamente Goccia (Stazione Leopolda, 12/5).

I LUOGHI DEL FESTIVAL

STAZIONE LEOPOLDA, viale Fratelli Rosselli 5, Firenze

TEATRO DELLA PERGOLA, via della Pergola 12/32, Firenze

LE MURATE, piazza delle Murate, Firenze

ISTITUTO FRANCESE, piazza Ognissanti 2, Firenze

LIMONAIA DI VILLA STROZZI, via Pisana 77, Firenze

TEATRO STUDIO MILA PIERALLI, via Donizetti 58, Scandicci (FI)

TEATRO DELLA LIMONAIA, via Gramsci 426, Sesto Fiorentino (FI)


I MACELLI, piazza Macelli, Certaldo (FI)

www.fabbricaeuropa.net

18/04/16

GIULIA MINUCCI A FIESOLE PER "UN ATTIMO PRIMA"

Dal 18 al 25 aprile, Ristorante India, via Gramsci 43A, Fiesole.
inaugurazione lunedì 18 alle 19,30

GIULIA MINUCCI: UN ATTIMO PRIMA

La fotografia è stata scattata in una giornata estiva durante una chiacchierata con mia nonna, la quale parlando della sua giovinezza tiene stretta in mano la falce che conserva gelosamente ormai da molti anni. Simbolo del duro lavoro da contadina che ha dovuto affrontare ma soprattutto ricordo dei suoi più cari momenti di gioventù”, così mi ha scritto diversi mesi fa Giulia Minucci inviando la foto con la quale chiese di partecipare ad “Un attimo prima”, foto che ha poi scelto per la locandina della mostra che si apre oggi.

Tina Modotti” mi sono detto appena ho visto l'immagine! Ho certamente esagerato ma più che un giudizio di merito è stato un genuino moto dell'anima. La falce, così spesso presente nelle immagini della grande fotografa, attrice e militante comunista italo/messicana, il netto bianco e nero che disegna le mani rugose della nonna contadina mi hanno fatto piacevolmente reagire come una sorta di cane di Pavlov. In quelle mani, in quella falce, in quella vestina a fiori estiva, addirittura anche in quella sedia di plastica c'è davvero tutto “Un attimo prima”: un attimo prima del racconto, del praticare di nuovo il magnifico territorio dell'apprendimento per via orale delle storie del passato, storie personali e collettive.

Ma il concetto di un attimo prima attraversa anche le altre fotografie, tutte in bianco e nero e quasi tutte scattate con una macchina analogica: la serie dei panni stesi (Pratolini! ha esclamato guardandole la mia anima pavloviana che è sempre vigile), tema non certo originale ma qui visto, mi racconta Giulia, come attesa che dalle finestre o sul balcone appaia la donna (o l'uomo), a concludere lo svolazzio dei panni, inconsapevole di essere protagonista di una raffinata danza fra corpo e stoffe mosse dal vento.

E poi i tronchi tagliati e sistemati elegantemente dagli elfi di un bosco un attimo prima del nostro arrivo.
Infine i particolari del corpo dell'autrice che protegge fra le caviglie delle uova di quaglia (un attimo prima di nascere) ed è a sua volta protetto nella sua intimità dall'architettura visionaria di un cavolo romano.


Gianni Caverni
direttore artistico di “Un attimo prima”

13/04/16

SA DI POCHINO L'UNIVERSALE

Una sorta di "La meglio gioventù" di San Frediano, di Firenze. Io proprio non riesco a immaginare che effetto possa fare vedere "L'Universale" a Altopascio, figurarsi a Busto Arsizio. 

Ho l'impressione che sia un film irrimediabilmente fiorentino non solo per la storia ma anche per il suo bacino d'utenza ("Macchè bacini e bacini, buttagnene 'n culo!" mi griderebbe qualcuno fra gli applausi e le risate del pubblico).

Il mito, la leggenda: abburracciugagnene, la vespa, il fumo, il tifo da curva fiesole nei film politici e nelle prese di giro della cassiera, la musica, le rane tirate fra il pubblico e via e via. 
"Io non ero nata eppure abburracciugagnene lo conoscevo" mi dice e allora mi sforzo di sembrare intelligente e uomo di mondo e butto là che l'Universale era un luogo vero, era in San Frediano, che ci si andava anche per vedere chi c'era (e io c'ero di molto spesso): "ora si esce meno di casa e l'Universale al massimo è Face Book" sentenzio. 

Ma magari invece di casa si esce di più e son solo io che mi fa fatica. Fra anteprime per la stampa e l'anteprima del 12 aprile al Teatro Verdi non vorrei che il pubblico potenziale de "L'Universale" si fosse già esaurito.

Occhei la meglio gioventù di noialtri, occhei il copiavirzì e il copiabertoluccigiuseppe, occhei la nostalgia che non ci si sputa sopra, ma il film è davvero pochino. Eppure Francesco Turbanti ( Tommaso, classe '88, interprete già de "I primi della lista") è bravo, come bravi sono Matilda Luz (Alice), l'attrice italo americana del '92 protagonista dell'ultimo film di Muccinogabriele, e Robin Mugnaini (Marcello), classe 87, che ha lavorato con Virzì in "Tutti i santi giorni". 

Eccoli i nostri Jules e Jim (e Catherine) ai quali sono state cucite addosso storie per dare "spessore" narrativo alla sceneggiatura, che corrono e giocano di film ai giardini mentre diventano adulti. 

Uno, Tommaso, si incarica di fare l'ingenuo, l'osservatore più che il protagonista, cinico il giusto ma innamorato, il più equilibrato. Lei, Alice, percorre la strada della comune, dell'amore libero, con l'inevitabile esperienza della droga, del tentativo di disintossicarsi e il tragicamente vero, eppure qui suona un po' banalotto, capolinea della morte per overdose. Marcello che doveva fare in quegli anni se non la lotta armata? Insomma non manca nulla! Ma ha il sapore più di un campionario che di un racconto ispirato.

Ottime le prove attoriali di Claudio Bigagli, Paolo Hendel, Vauro Senesi, Anna Meacci. 

Merita di essere sottolineata l'interpretazione di un Maurizio Lombardi, primo re della battuta dalle poltroncine di legno dell'Universale, e padre di Alice: attore sempre più sicuro, convincente e maturo.

La Bandabardò musica il tutto con efficace personalità. 
E allora? Dove hanno sbagliato Franco Micali, il regista, e gli altri autori della sceneggiatura Cosimo Calamini e Heidrun Schledf (Palma d'oro a Cannes con Moretti)? 
Forse l'errore è che un mito, meglio una intera mitologia, una leggenda li si può raccontare solo se si resta nel vago, se si alimenta ancora di più la stessa mitologia, magari se si usa il "sentito dire" e non se si fa una cronologia. 

Quando leggo che i fatti narrati nella pellicola "incarnano i sogni, le illusioni e le sconfitte di una generazione" ho un subitaneo moto di rifiuto, come quando mi viene proposto di bere un bicchiere di vino "genuino, che qui c'è solo uva e nessuna porcheria". Insomma bevitelo te il vino "Genuino"! Il film però va visto, fosse solo per poterne parlare, a ragion veduta, come di una delusione.
Da oggi allo Stensen, in viale Don Minzoni 25, e allo Spazio Alfieri, via dell'Ulivo 8.

11/04/16

SIMONE CHITI A FIESOLE PER "UN ATTIMO PRIMA"

Dall' 11 al 17 aprile, Ristorante India, via Gramsci 43A, Fiesole.
inaugurazione lunedì 11 alle 19,30

SIMONE CHITI
UN ATTIMO DOPO LA BATTAGLIA E' UN ATTIMO PRIMA DELLA GUERRA

Avremmo potuto stupirvi con gli effetti speciali” recitava una vecchia pubblicità della Telefunken all'alba della televisione a colori. Da allora ne abbiamo visti tanti che invece hanno cercato di stupirci con tecniche sopraffine rese accessibili a tutti o quasi da straordinari programmi di elaborazione delle immagini.

Ecco Simone Chiti è uno di questi. Le sue immagini, soprattutto della serie “DISNEY – TheDarkSide”, sono estremamente elaborate, frutto di ore ed ore (se non giorni) di lavoro davanti allo schermo del computer:
La mia scelta è ricaduta sull’universo Disney perchè è il noumeno degli stereotipi. Le principesse , da sempre esempi da seguire per le bambine di tutto il mondo e che da sempre , regalano sogni e sorrisi , si prestano benissimo a questo processo di contaminazione. Il mio intento non è distruggere i sogni dei bambini , ci mancherebbe altro , ma catapultare i loro idoli in un universo parallelo , dove donne che un tempo erano dispensatrici di felicità , ora seminano morte e distruzione”.
E ancora: “Non potrò mai essere un fotografo di moda perché vedo il bello nel difetto. Non voglio che si guardi una mia fotografia e si dica “che carina” ma vorrei far riflettere le persone , indipendentemente da quello che voglio comunicare , attraverso immagini d’impatto. (…) Siamo abituati a vedere le cose come ce le hanno sempre fatte vedere ed ormai abbiamo assorbito degli stereotipi e degli immaginari comuni. Ma cosa succede se ci tolgono per un attimo il pavimento da sotto i piedi? Se tutto quello che vediamo e sentiamo da sempre , in una fotografia viene mutato in qualcosa che non ci sappiamo spiegare , magari qualcosa che ci inquieta o che ci fa paura?”

Innumerevoli sono ormai coloro che puntano sul ribaltamento degli “stereotipi” tanto che troppo spesso anche questa operazione è diventata a sua volta uno stereotipo, magari all'insaputa (relativa) dell'autore.

Un po' (tanto) diversa è la serie dedicata ad Olga, la donna/bambina (13 anni) costretta a crescere drammaticamente per la sua tragica solitudine: anche qui non mancano gli “effetti speciali” e l'ambiente è “Dark” in tutti i sensi, ma l'esigenza di raccontare per immagini una storia vera mitiga il linguaggio super barocco e gotico della serie precedente: mi sento di dire che qui, almeno a mio gusto, si esprime una sensibilità più matura.

Stefano ha 23 anni, ne avrà di foto da fare e sarà bello riuscire a seguire tutta la sua evoluzione.

Gianni Caverni
direttore artistico di Un attimo prima