09/06/16

CRISTINA DUYANJ E IL SUO "ATTIMO PRIMA"


Il blu in molte delle mie fotografie è il protagonista, è il colore che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella mia vita” dice Cristina Dujany piantandomi addosso i suoi occhi azzurro intenso. E' vero. A partire dalla foto che la ritrae seduta sulla pescaia di Santa Rosa a pochi passi dall'acqua dell'Arno. Ma sopratutto sotto un cielo intessuto di nuvole oltre le quali il blu domina.

E' forse il punto di partenza, quello. Cristina si solleva per uscire metaforicamente da quell'inquadratura, da quell'autoscatto, per “addentrarsi nel sogno”. L'estrema definizione delle sue immagini, l'esasperazione dei contrasti di colore costruisce un insieme nel quale non si fa fatica a perdere di vista la realtà per lasciarsi andare in un flusso di sguardi che certamente appartengono più al sogno.

Come proprie del sogno sono le “incoerenze” geografico/temporali. In un attimo si passa dalla pescaia sull'Arno alle rive della Dora Baltea che attraversa Ivrea. 

Per giungere al sole che affoga nel mare di Livorno, e alla purezza distillata della grande pozza sulla Terrazza Mascagni, sempre a Livorno. 

Fino a quel “mare d'inverno” tutto d'argento, e alle due ochette che navigano in un luogo a me particolarmente caro, il lago prospiciente il tempietto egizio del parco voluto da Frederick Stibbert per completare il suo sogno di farne, con la villa di Montughi, il “suo museo”.

Tanta acqua dunque, e che Cristina ne sia consapevole o no, l'acqua ha un fortissimo valore simbolico. L'acqua è la purezza, la fertilità, è "fonte della vita" e collegata a molti miti. Nella tradizione taoista, l'acqua è considerata un aspetto della saggezza, perché assume la forma del contenitore senza averne una sua propria. Si muove lungo il percorso di minore resistenza, senza sforzo o violenza, ma seguendo le leggi della natura. 

Nei Tarocchi l'acqua è nel segno delle coppe, simboleggia le emozioni, l'intuizione e il flusso di energia interconnesso tra le entità viventi.
Tanto cielo, e fitti intrecci di rami, e il suo corpo sottile che a sua volta si intreccia coi segni di un murale.

Firenze, Livorno, Siena, Ivrea, la Val d'Aosta e altro sono delle quinte. Sono il “fuori”, l'unico varco possibile che Cristina indica per raggiungere il “dentro”.


Gianni Caverni

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