Sono le 11.22. Con un ritardo di 2 minuti Ivan D. varca trafelatamente la
soglia dello studio del suo psichiatra. Ha dimenticato l’assegno di XXX euro
che gli dovrebbe ogni XXX sedute, ma pazienza.
E’ peraltro il professor S.,
questa volta, a cominciare con un’insolita domanda: “Cosa vuol dire per lei
essere ricco?”.
Ivan, nel rispondere, lascia scivolare il discorso su Gesù Cristo, che
certo ricco non era. Del resto Ivan, animato da perpetui sensi di colpa per qualsiasi
cosa, sente inesorabilmente il bisogno di autoflagellarsi, psicologicamente
parlando, per il fatto d’esser nato ricco.
Dunque fa appello alla figura del Cristo che predilesse l’amicizia di
pescatori, prostitute, esattori delle tasse disonesti (i pubblicani) e, più in
generale, la feccia della società. Non certo delle classi abbienti. Tanto meno
di quelle dirigenti. Tutto ciò provoca a Ivan una sottile eccitazione masochista,
in quanto che egli non appartiene alla feccia ma agli abbienti, e come tale potrebbe
eventualmente essere oggetto, alla fine dei tempi, quando vi sarà il Giudizio Universale
(quello della Cappella Sistina di M. Buonarroti), della divina ira del Cristo.
Ecco dunque la prima, marziana,
eccitazione della giornata per il nostro Ivan. Terminata la seduta il
principino dal sorriso triste (potremmo chiamarlo anche così) si ricorda di
dover fare la spesa al mercato rionale del quartiere. Vagando fra i banchi
degli ambulanti finisce di fronte a quello dei latticini.
E’ subito accolto dallo splendido sorriso della venditrice bionda, una
signora di taglia forte, più che cinquantenne, dal seno prosperoso, gli occhi
sornioni da gatta, le movenze decise. Madame lo riconosce come cliente
abituale, e comincia a blandirlo al chiaro fine di spillargli più soldi
possibile. Il principino, tuttavia, non può fare a meno di restare stregato, in
men che non si dica, da quegli occhi, quel sorriso, quei seni, di cui può
intravedere la scanalatura, in mezzo ai quali vorrebbe “metterci la faccia”,
per dirla col nostro amato sindaco M. R..
Trattenendosi a stento dallo
spendere più di un tot, Ivan è estasiato, e finalmente eccitato, dagli sguardi
dolcemente maliziosi di quella Cat Woman in salsa mugellana, che approfitta
della momentanea lontananza del marito, anch’egli ambulante, per scagliare il
suo lazzo al collo dell’ingenuo principino: “Allora l’aspetto… voglio poi
sapere se questi pomodorini secchi che ho preparato con le mie mani le sono
piaciuti o no …”. E’ la seconda eccitazione della giornata di Ivan D.. Un po’
frastornato per essere stato approcciato da una seducente popolana
presumibilmente esperta nelle arti amatorie, lui che è un abbiente con sensi
colpa, privo di erotismo, Ivan va a comprare il giornale all’edicola al fine di
leggerlo. Cosa che però non farà. Poiché giunto finalmente a casa sua, e
spalancata la finestra della cucina, si imbatte in una tormentosamente
piacevole visione che ripetutamente si replica nell’arco delle sue giornate
mettendolo ogni volta in una condizione di strana sovraeccitazione. Lassù, in
alto, la bella dirimpettaia sta stendendo i panni sul balcone.
E’ un po’ come eccitarsi perché siamo andati dalla parrucchiera invece
che dal barbiere (vuoi mettere). Embè?, direte voi. Eh no, cari signori. Perché
Ivan, che vorrebbe picchiare di santa ragione le olgettine, in un impeto di
sadismo, vede fuggire a gambe levate la sua libido al solo pensiero delle
bambolone siliconate, dalle labbra rifatte e il deretano di polistirolo. Sta
scoprendo, anche con un qual certo dispiacere, che l’erotismo sta – a suo
modesto avviso - nell’ordinarietà dell’umana esistenza, per quanto ciò sembri a
prima vista impossibile. In sostanza: il principino Ivan sta scoprendo l’acqua
calda. Vorrebbe inconsultamente ficcarsi due dita in bocca e fare un fischio
“alla pecorara” alla dirimpettaia stenditrice, gridandole più o meno così:
“Signoraaa!...le mutande le posso venì a
stende’ iooo?”.
Siamo dunque giunti alla terza eccitazione di Ivan D. nella sua giornata
di quieta follia. Ma c’è la quarta (e ultima): Ivan, per una stramba
associazione mentale, si ricorda improvvisamente di aver visto tanti anni fa,
il celebre quadro “La ricamatrice” del maestro macchiaiolo Telemaco Signorini.
Inutile dire che la ricamatrice lo eccita: è come la venditrice di
latticini. Come la stenditrice di panni. Figure femminili solo in apparenza
banali e prive di fascino. In realtà, invece, cariche di una loro ordinaria
sensualità. Quella della vita umana semplicemente vissuta. Fino in fondo. Senza
infingimenti.
Trattenendosi a stento dallo spendere più di un tot, Ivan è estasiato, e finalmente eccitato, dagli sguardi dolcemente maliziosi di quella Cat Woman in salsa mugellana, che approfitta della momentanea lontananza del marito, anch’egli ambulante, per scagliare il suo lazzo al collo dell’ingenuo principino: “Allora l’aspetto… voglio poi sapere se questi pomodorini secchi che ho preparato con le mie mani le sono piaciuti o no …”. E’ la seconda eccitazione della giornata di Ivan D.. Un po’ frastornato per essere stato approcciato da una seducente popolana presumibilmente esperta nelle arti amatorie, lui che è un abbiente con sensi colpa, privo di erotismo, Ivan va a comprare il giornale all’edicola al fine di leggerlo. Cosa che però non farà. Poiché giunto finalmente a casa sua, e spalancata la finestra della cucina, si imbatte in una tormentosamente piacevole visione che ripetutamente si replica nell’arco delle sue giornate mettendolo ogni volta in una condizione di strana sovraeccitazione. Lassù, in alto, la bella dirimpettaia sta stendendo i panni sul balcone.
Siamo dunque giunti alla terza eccitazione di Ivan D. nella sua giornata di quieta follia. Ma c’è la quarta (e ultima): Ivan, per una stramba associazione mentale, si ricorda improvvisamente di aver visto tanti anni fa, il celebre quadro “La ricamatrice” del maestro macchiaiolo Telemaco Signorini.
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