ARCHEOLOGI (PRIMA PARTE) di Stilicone
E' sempre più difficile scansarli. Sono
dappertutto. Si muovono con fare circospetto, ma in maniera tenace. Non mollano
mai, anche se si ripetono. Pontificano su tutto. Ci tengono a dar l'impressione
di saper tutto, di avere la soluzione per tutto. Si sentono più informati di
Hal 9000 e più giusti di Santi Licheri.
Sono
gli archeologi, una generazione di fenomeni.
Il primo della lista è Louis Godart, confermato nel ruolo di Consigliere per la
Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica
Italiana.
Oltre
a essere archeologo, è filologo miceneo nonché autore di ben 170 tra monografie
e articoli scientifici sulle civiltà del Mediterraneo, in particolare quelle
egee. Un superesperto in materia, non si discute, tant'è che questa sua
notorietà gli ha valso, tra l'altro, l'adesione alla prestigiosa Accademia dei
Lincei, la stessa che ha organizzato la conferenza che Godart tenne il 30
novembre 2012 presso la Palazzina dell’Auditorio a Roma, dal titolo "Sulle
tracce di Leonardo da Vinci e della Battaglia di Anghiari". E qui si entra
in un turbillon di coincidenze. La conferenza arrivò infatti
a soli 4 giorni dalla presentazione, al Quirinale (alla presenza del gotha del
giornalismo culturale italiano), della Tavola Doria,
il dipinto di cui si
erano perdute le tracce dal 1941 e che raffigura "La battaglia per lo
stendardo", scena topica della Battaglia di Anghiari, la grande pittura
murale che Leonardo da Vinci avrebbe dipinto sulla parete est del Salone dei
500 in Palazzo Vecchio a Firenze. La seconda coincidenza è che proprio quella
conferenza venne organizzata 48 ore dopo la pubblicazione de La Tavola
Doria, il nuovo libro di Louis Godart edito da Mondadori.
Quindi la presentazione urbi et orbi del recupero
dell'opera - curiosa, perfino affascinante, ma non certo bella - così come la
conferenza del giorno successivo vanno considerate come un doppio mega-spot al
libro scritto dal Consigliere del Presidente della Repubblica. E pensare che
Godart, se uno si scorre con pazienza i 170 titoli del suo curriculum, non ha
una sola pubblicazione dedicata a Leonardo da Vinci. Quindi non dà l'idea di
essere un esperto di questa materia.
Ma il fatto di essere un archeologo evidentemente
lo mette al riparo da qualsiasi critica. Gli fa "eco"
Salvatore Settis, ex-responsabile della Normale di Pisa ed ex-presidente del
Consiglio Superiore dei Beni Culturali.
Insieme al suo pretoriano, Tomaso Montanari,
presenziò alla conferenza di Godart ai Lincei, con facoltà di parola (e di
critica). Ma anche in questo caso bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e
a Dio quel che è di Dio. Settis è tra coloro che più strenuamente ha criticato,
per esempio, l'acquisto del Crocifisso in legno di tiglio
(oggi al Museo Nazionale del Bargello, a Firenze) attribuito a Michelangelo.
Da
quell'episodio, alla fine del 2008, a oggi ne ha dette di tutti i colori,
proprio lui che esperto di Michelangelo certo non è. Controllare
il suo curriculum per credere. Però i canali attraverso i quali esprime le sue
critiche alla gestione dei beni culturali in Italia, sono appannaggio di
persone per le quali l'autorevolezza dell'archeologo di Rosarno non va discussa.
Neanche se le sue affermazioni hanno le fondamenta di sabbia. Senza contare che
Settis più di una volta ha dimostrato che l'unica dottrina in cui crede è la
politica, quella sfacciatamente di sinistra, s'intende. Nel
2009 infatti si scagliò - a ragione - contro il governo Berlusconi che voleva
traslare temporaneamente i Bronzi di Riace alla Maddalena in
occasione del G8. Un'idea balzana.
(CONTINUA)
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