E' arrivato l'autunno. L'Adele ha preso la
prima influenza, per battezzarsi bene in questo grigio. Le giornate in casa,
quando siamo bambini, sono lunghissime e noiose da passare e l'Adele si
manifesta in tutta la sua smania di fuggire, nonostante la febbre, nonostante
la tosse. Perché non c'è gioco, cartone animato o invenzione che possa scovare,
lei dopo un po' ha bisogno di uscire e si attacca alla maniglia della porta con
una disperazione che lo stomaco mi si rigira tutto. L'unico modo che abbiamo
per calmarla un po', è dirle “dai che ora mettiamo la musica e si balla!”.
Allora le se illuminano gli occhi, quegli occhi che appena parte la musica
chiude, alzando contemporaneamente le braccia e iniziando a roteare su se
stessa come i dervisci della canzone di Battiato. Allora capisco che lei ha già
trovato la sua via di fuga.
Quando ero bambina io, mi ammalavo spesso per
colpa delle tonsille. Nelle lunghe giornate di malattia, veniva a tenermi
compagnia la zia Renata, sorella della
mia nonna Roberta, una donnina piccina picciò, che prendeva 3 autobus per
arrivare da via Baccio da Montelupo fino alle Cure, solo per giocare con me. La
zia Renata aveva le campanelle alle orecchie e aveva sempre tante storielle di
Pierino da raccontarmi e a pranzo mi faceva sempre la pasta al burro con tre
chili di parmigiano. Quando arrivava la zia Renata per me era festa, ricordo
che aspettavo alla finestra con il batticuore di vederla attraversare la
strada, perché la zia Renata aveva questa capacità di tornare bambina e di divertirsi
più di me a giocare. Uno dei nostri giochi preferiti era la capanna. Sopra la
scrivania della mia cameretta creavamo una struttura con un telo e poi ci
infilavamo sotto, portandoci ogni ben di dio: cocci, coccini, bottiglie
dell'acqua, cuscini, coperte, bambole e qualsiasi cosa potesse servire per
“arredare” una capanna. Logicamente in quel gioco avevamo anche dei mariti a
cui preparare da mangiare e qua arriva la magia. I nostri mariti avevano la
faccia di Fabrizio De André e James Taylor. Infatti ancora prima del rituale
della creazione della capanna, c'era quella della scelta dei mariti. Il tutto
avveniva nella libreria dove il mio babbo teneva i vinili. Alla fine la scelta
era sempre la stessa: lei si prendeva Sweet Baby James e io Volume I.
Un paio
di volte, tanto per cambiare, io presi anche Lucio Dalla, ma la zia Renata non
era troppo d'accordo, mi diceva sempre che era veramente troppo brutto.
E così,
sotto la capanna, tra cocci, coccini e bambolotti, si stagliavano questi due
bei faccioni. Quando la sera tornava mia mamma, erano sempre litigate per la
confusione che avevamo creato, confusione che logicamente poi avrebbe dovuto
rimettere a posto lei, ma sopratutto la mia mamma rimprovera alla povera zia
Renata di avermi fatto strapazzare troppo. I faccioni di De André e James
Taylor erano i primi a ritornare al loro posto e quando mio babbo tornava la
sera e mi chiedeva cosa avevo fatto tutto il giorno, gli rispondevo che avevo
cucinato per l'uomo con il ciuffo. A quel punto lui prendeva il vinile, lo
metteva sul piatto e faceva partire “La canzone di Barbara”.
certo certo come no, questa si crede pure esperta di musica, infatti si sono visti i risultati, ma che fa nella vita sta qua???
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