Era San Valentino di un giorno sereno,
cantava la tua gioventù: è la storia di Lucia, protagonista dell’omonima canzone di Pupo, un
misto tra Che sarà, Montagne verdi e Smalltown
Boy. Lucia che era andata via pensando sarà dura per me ma qui non mi capisce
nessuno. Una
fuga di cervelli, probabilmente, effettuata di sicuro in treno perché
siamo nel 1980 e
non è stato
ancora inventato il volo low cost. Era San Valentino, ma che Valentino se
tanto l'amore non c’è, nella mente nel cuore se manca l’amore è
un giorno
qualunque per te:
è qui
che il poeta coglie l’intimo dramma, è San Valentino un giorno come un altro?
Lucia pare pensarla così, o c’è l’amore o nulla, e allora meglio le montagne verdi e un sincero
viaggio a ritroso: sei tornata un mattino a cercare il profumo che non hai
trovato laggiù. A chi ha l’amore, e anche a chi non ce l’ha, auguriamo di trovare un
profumo, a ciascuno il proprio.
Riccardo Ventrella
"Mamma, io odio San Valentino!". Giulia, 11 anni, quinta A. Resto colpita dal fatto che sappia già che cosa si festeggi domani, e non vorrei indagare sul perché lo odia ma se l'aspetta, quindi glielo chiedo.
Alessio della quinta B mi ama! Credo che domani mi porterà un regalo a scuola.
E non sei contenta???? Lo ami anche tu?
Veramente no, cioè non lo so....
Ma se te lo porta dovrai decidere il da farsi, no?
Appunto... Comunque se me lo porta chiederà alla Sara della quinta B di consegnarmelo, Alessio è fatto così!
Magari è timido... ma tu non lo vorrai neanche ringraziare??
Senti mamma, lui mi ama, ma mi ama a tal punto che tutte le volte che mi vede alla ricreazione, o all'uscita... SCAPPA!!! Come faccio a sapere se lo amo se scappa sempre? Ora mi toccherà ringraziarlo per il regalo tramite la Sara... che figura di merda! Accidenti a San Valentino!
Silvia Nardi Dei
A volte mi consolo con questo pensiero:
se lui mi amasse
sarei già scappata
in cerca di un altro sogno
se lui mi amasse
sarei già scappata
in cerca di un altro sogno
Mara Amorevoli
Ummi viene una
sega, io san valentino un l’ho mai considerato
Camilla Catarzi
I miei sanvalentini sono abbastanza cambiati nel tempo. I primi che
ricordo son quelli delle medie. Al tempo mia madre mi metteva delle camicette
secondo lei molto carine – in realtà inguardabili e antinebbia. In più avevo
l'apparecchio ai denti: passavo l'intervallo a guardare gli altri che si
scambiavano i baci peruggina, i ciuccioni con la lingua e i bigletti t.a.t.t. e
t.v.t.t.t.b.b.
Alle superiori ero alternativa e con i miei amici
alternativi deridevo quelli che festeggiavano la festa borghese del
sanvalentino. Presumendo che tutti gli alternativi in genere fossero ragazzini
shokkati e rancorosi come me che alle medie avevano avuto mamme che li avevano
costretti a mettersi l'apparecchio ai denti e la camicia antinebbia.
Ai tempi dell'università a Milano, ricordo che il
mio ragazzo di allora mi portò in un ristorante giapponese fashion e ordinò un
sacco di portate. Mentre aspettavamo che il
non-giapponese-bensì-cinese-di-Gallarate ci servisse, abbiamo cominciato a
litigare pesante. Lui abbaiava fortissimo. Io mi sono chiusa in un mutismo
impenetrabile. Quando sono arrivati tutti i vassoi mi sono alzata, ho chiamato
un taxi e l'ho lasciato lì, con tutto il cibo da mangiare e il conto da pagare.
Al momento ho trentadue anni, San Valentino mi
lascia piuttosto indifferente, e tuttosommato sono piuttosto felice di
raccontarvi tutti questi traumi accumulatisi negli anni, grazie a Gianni
Caverni che me ne ha dato la possibilità. Una buona festa dell'amore a tutti
voi!
Sara Rados
Ma chi se ne frega
di San Valentino? Innamorati... si, ...e allora?
Voi che siete
innamorati, non vi basta? No, volete fare anche la festa.Cos’è, volete mostrare a tutti quanto vi amate? Far vedere che il vostro amore è speciale e che tutti gli altri amori al confronto sono piccole stupide infatuazioni passeggere?
E tu, con quello sguardo acquoso, che nello specchio dai l’ultimo colpo di brillantina ai capelli bianchi sulle tempie e pensi di essere per lei l’unico uomo sulla terra, non ti viene alcun dubbio?
Ma si che ti viene! Se ci pensi bene senti dentro di te quella leggera inquietudine..., la senti strisciare su per la schiena fino dietro la nuca e piantare nel cervello la certezza che alla prima occasione controllerai di nascosto il suo cellulare.
Lo sai bene che, quell’altro, il giorno di San Valentino entrerà in contatto con lei. E tu sarai lì, pronto a tuffarti sul cellulare alla sua prima distrazione.
E’ ora di uscire, lei è splendida nel suo completino grigio topo. Lo scarlatto delle labbra è calamita per i tuoi occhi e il seno sembra una taglia superiore a quello di ieri.
Ti aggiusti gli occhiali, infili lentamente il loden blu, metti il cappello, prendi il bastone e muovi verso la porta.
Lei ti sorride, e in quel sorriso c’è già il programma della serata. Che stupido sei stato a sospettare!
Il ristorante a sorpresa quest’anno la lascerà senza fiato, e poi..., e poi sarà meraviglioso.
Ti sistemi bene alla guida della tua Ford, metti in moto e fai scivolare in avanti l’auto con dolcezza. Lasci la frizione lentamente..., molto lentamente. Fai urlare il motore fino all’agonia, poi, con calma, a un certo punto..., ingrani anche la seconda.
Conduci sicuro con parlantina sciolta quando, improvviso come una cannonata, arriva un messaggino al suo cellulare. Lei lo legge subito. Tace. Richiude il coperchio. Uno, due, tre, quattro..., ma niente, non dice niente.
Improvvisamente un solo pensiero occupa la tua mente: chi cazzo era?. Era lui! Certo che era lui!
Senti il riacutizzarsi del dolore alla schiena. Ti vuoi fermare. Non riesci a trovare parcheggio. L’auto sussulta e si spenge. Uno stronzetto ti grida qualcosa. Vorresti scendere e spaccargli la faccia. Ma no, poi lasci perdere..., non hai più l’età. Cerchi il bastone mentre con l’altra mano provi a rimettere in moto.
Ora Olga posa la mano sulla tua spalla, ti guarda e sussurra dolcemente: “Aldo, si calmi. Finiamo il giro dell’isolato e rientriamo a casa. Le preparo il semolino poi guardiamo
“E tu quando la smetterai di stare sempre al telefono?”
“Ma non sono stata al telefono.”
“Non è vero. Ha appena squillato!”
“Era solo un messaggino..., era mio marito dalla Polonia. Mi faceva gli auguri per San Valentino.”
“Già..., oggi è San Valentino. Sai..., quando era viva mia moglie la portavo sempre in un bel ristorante a sorpresa. E poi..., poi era meraviglioso.”
Stefano Tanini
Un desiderio per San Valentino? Dimenticare
l’amore, almeno per un giorno. No, non è l’ennesima provocazione della me
stessa più cinica e scenografica, ma una fantasia che più romantica non si può.
Non ci credete? Ebbene sì, la mia proposta impossibile per il 14 febbraio, è
proprio questa: scordarsi l’amore, e riscoprire l’innamoramento. Pensateci
bene, cosa può esserci di più meraviglioso di una bacchetta magica che vi
permetta di guardare la persona con cui da anni condividete letto, influenze e
bollette da pagare come se fosse la prima volta, completamente ignari di quelle
imperfezioni, per usare un eufemismo, che avete imparato a conoscere così bene?
Di resettare tutti i litigi, le parole volate a sproposito, le lampadine non
cambiate, le porte sbattute, le luci spente senza darvi la buonanotte, le
cattiverie dette per far male, i gambaletti color carne (lei), il calzino con
la ciabatta (lui)? Immaginatevi belli e splendenti a un primo appuntamento,
troppo emozionati per farlo funzionare davvero ma con tutta la voglia di
riuscirci, un vestito bello comprato per l’occasione e in tasca un pacchetto di
mentine, pronti per un “e vissero per sempre felici e contenti” che non
dovrebbe mai, per legge, essere soggetto a ulteriori precisazioni, se non nel
sequel di un romanzaccio di infima categoria. E però ecco, ora che ci penso, mi
è venuto un dubbio: siete proprio sicuri che vi piacereste sul serio? Non è che
invece quel favoloso innamoramento è stata soltanto un’improbabile coincidenza,
una concatenazione inesplicabile di congiunture che magari, a riprovarci oggi,
non si ripeterebbe? E che la cosa vera, quella realmente importante, non sono
piuttosto le influenze, i calzini scesi, i litigi (e i conseguenti fare la
pace) e tutti quei giganteschi, devastanti casini che vi hanno portato dove
siete adesso? Mi sa che per questa volta, per quanto mi riguarda, preferisco
non rischiare. E invece di festeggiare il mio San Valentino speciale, mi
appellerò al mio delizioso, monotono quotidiano. Una bella pizza da asporto, un
morettone da 66 da dividere, e magari la nostra serie preferita sugli zombie.
Il gambaletto color carne, però, giuro che non lo metto.
P.S. per gli amici single, inguaribilmente
a-romantici o a forte rischio di diabete: 1) la colpa non è mia, è di Gianni,
che ha tirato fuori tutta la sdolcinatezza che è in me, prendetevela con lui.
2) parlare di San Valentino sarà pur sempre meglio che discutere degli ultimi
sviluppi della politica italiana, no? 3) se proprio non resistete, e avete un
disperato bisogno di un pensiero positivo per affrontare la giornata, sappiate
che San Valentino è morto torturato e decapitato sulla via Flaminia.
Una di queste
notti, fra il 13 e il 14 febbraio voglio dire, tanto o poco tempo fa non
importa, mandai sette baci e una buonanotte alla donna che amavo.
Perché proprio
sette mi sono chiesto? Perchééé … perchééé … non lo so perché. Ma poi mi è
venuto in mente che i perché vengono dopo, cioè i perché spesso non ci sono all’inizio,
poi ci si pensa e dei perché si trovano. Proprio così, insomma si procede all’arrovescia
come per gli acronimi: intendiamoci subito, se si vuole fare una ditta io e
Domenico Coviello nessuno ci vieta di battezzarla con un acronimo senz’anima
tipo GCDC; senz’anima e impronunciabile per di più. Magari usando solo i
cognomi l’acronimo diventa almeno pronunciabile: ciccì, a leggerlo. Ma resta
senz’anima. Meglio andare a ritroso: che si vende nella nostra ditta? Non si
vende davvero, anzi non abbiamo nemmeno una ditta, ma si fa per fare un
esempio. Si vendono gabbie per canarini, per esempio. Può essere un’idea allora
scegliere un acronimo che suoni “CIOP”, sempre per esempio. Da ciop si tratta
di scegliere definizioni in modo che l’acronimo che ci serve venga CIOP,
appunto. Ci se ne sbatte dei nomi e cognomi e si vola altrove: la C viene da
canterini, e su questo non ci piove. La I è l’iniziale di ispirati, la O viene
da oziano e la P da protetti: insomma i canarini Canterini Ispirati Oziano (e
così si suggerisce che se la godono) Protetti che è come negare che la gabbia
li imprigioni e affermare invece che offre protezione. Uguale CIOP! Occhei non
è un granché ma insomma a quest’ora di notte meglio non mi veniva. E poi era
solo un esempio.
E allora perché proprio
sette baci? Perché si dovrebbe dormire otto ore per notte (beato chi gli riesce,
io spesso mi sveglio circa alle 4,36 con gli occhi spalancati come semafori),
allora un bacio ogni ora? Nooo troppo ovvio, uno di meno perché un po’, ma poco
poco, le manchi un bacio per coprire tutta la notte, ma ce ne siano abbastanza
per farla sentire serenamente amata. E poi il sette mi è sempre stato simpatico
da quando il mio babbo vinse col numero sette la lotteria del bar vicino a casa
e se ne tornò portando un cesto di bottiglie, caffè, e, soprattutto dolciumi che io ero bambino.
Col numero sette giocava Julinho nella mitica Fiorentina del 55/56, quella del
primo (e penultimo) scudetto. E poi i sette samurai, i magnifici sette, sette
sposi per sette fratelli, le sette note, la lega dei sette mari, i sette nani,
le sette vite dei gatti, la danza dei sette veli.
E poi sette è la
metà di quattordici e il quattordici febbraio è sanvalentino.Gianni Caverni
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