07/02/14

SAREMO SANREMO di Barbara Dardanelli

Mancano 11 giorni a Sanremo. a casa nostra Sanremo viene aspettato con trepidazione, perché Sanremo è la linea di demarcazione.
 E' la linea di demarcazione tra l'avvio della fine dell'inverno e l'inizio della primavera. Sanremo vuol dire cena nel lettone con porcolai, commenti come se Stefano fosse Castaldo
e io Assante,
a volte pure Mario Luzzato Fegiz io
e Marinella Venegoni lui.
Sanremo vuol dire... che quest'anno l'Adele ha il microfono e io lo so, lei vorrà cantare di legge. Sanremo vuol dire la finale con gli amici, le scommesse sul vincitore, i "noooooooo" i "buuuuuuuuuuuuuuuuuuuu" i " e ma però....".
Sanremo è famiglia. quando ero bambina e mi si permetteva di fare tardi guardando Toto Cutugno,
i Ricchi e Poveri, ma anche Garbo, Mario Castelnuovo, gli Smiths come super ospiti.
Era poi cantare sull'altalena, durante la ricreazione "nato ai bordi di periferiaaaaaa" e sentirsi grandi.
 
Sanremo era il pollo fritto e le patate da mangiare in salotto, era sentire la mia mamma che dava giudizi sui vestiti delle vallette e delle cantanti e a lei Anna Oxa le piaceva sempre tanto, perché almeno era "diversa". 
E' vero, Sanremo è un tuffo nel passato in tutti i sensi, Sanremo è fermo, monolitico a ricordarci delle piccolezze italiane, ma sono piccolezza che danno tanto calore. Per cui mi dispiace per tutti quelli snob che non si lasceranno riscaldare in quei giorni. Per quanto mi riguarda, ho già comprato il pan grattato per friggere il pollo!
 

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