Ad ascoltare i proclama di questi giorni
pronunciati da Renzi-Radagaiso (*), così come a leggere del pagine del suo
house-organ – il Corriere Fiorentino – pare che in città ci sia solo un
problema: l’apertura degli Uffizi nei tre giorni in cui, per legge, la galleria
dovrebbe star chiusa.
C’è una legge che lo dice chiaramente, ma lui,
Renzi-Radagaiso, non intende. Lui gli Uffizi li vuole aperti, perché così
incassano di più e lui può sognare di riempire maggiormente i suoi forzieri.
Perché ormai è evidente che la sua volontà di scardinare il sistema delle
soprintendenze ha come retroscena la partita in cui si giocano gli oltre 23
milioni di introiti che il Polo Museale Fiorentino garantisce.
L’interessamento renziano è evidenziato anche
da alcune mosse:
-
la letterina scritta al ministro
della Cultura Bray, affinché l’accordo del gennaio 20111 tra Bondi e lo stesso
Renzi, sia cambiato nella parte che riguarda i 4 milioni che ogni anno il Polo
Museale versa alla Soprintendenza consorella dei Beni architettonici, per il
proseguimento dei lavori per i Nuovi Uffizi; secondo le nuove volontà di
Renzi-Radagaiso ogni anno x i Nuovi Uffizi ci sarebbe solo un milione di euro,
mentre gli altri tre sarebbero intercettati da Palazzo Vecchio per aprire e
mantenere il nuovo Museo del Novecento di piazza Santa Maria Novella e per il
mantenimento del Forte Belvedere; insomma lo Stato si farebbe carico di alcune
strutture culturali civiche, mentre Renzi-Radagaiso continua a sperperare
denaro per il Maggio Musicale, sempre più nella fossa.
-
La minaccia di rimpasto
governativo che potrebbe riguardare proprio Bray; se ciò avvenisse
Renzi-Radagaiso si toglierebbe un doppio problema perché rimuoverebbe una
pedina di D’Alema nel Governo e soprattutto abbatterebbe la sponda di Tomaso
Montanari, che in Bray ha trovato un megafono utile a lanciare i suoi slogan
dai contenuti vacui; ora, se Bray acconsentisse al cambiamento di destinazione
dei famosi 4 milioni, forse tirerebbe avanti ancora per un po’, ma il suo destino
pare segnato.
Preoccupa anche l’assordante silenzio della
stampa fiorentina queste manovre che avvengono alla luce del sole e con la
chiara collusione di tutti. Non uno, infatti ha alzato la mano e ha rivolto
domande precise a Renzi-Radagaiso per capire che intenzioni ha.
Nel bailamme provocato, si fa per dire, dalla
non apertura (legalissima) degli Uffizi il 23 e il 30 dicembre scorsi, sono
intervenuti in tanti, molti a sproposito, Tra questi il presidente della
Commissione Cultura del Senato, Andrea Marcucci, che da bravo replicante del
Renzi-Radagaiso-pensiero ha detto che “cambiare si può”. Ma siede lui in
Parlamento. Se è così sicuro, batta un colpo, cambi la legge, trovi del
personale aggiuntivo per la Galleria, oppure promuova una maggiore partecipazione
dei privati, e nel frattempo se la veda coi sindacati, che quando la
soprintendente Acidini ha tentato di mettere un po’ più di ordine negli
ingressi al Vasariano, è stata crocifissa.
Di certo, come sottolineato dal Direttore
della Galleria, Natali, all’estero i grandi musei son chiusi molto più degli
Uffizi e nessuno si lamenta. Forse perché oltre i confini nazionali non c’è
Renzi-Radagaiso?
* Condottiero ostrogoto, capo di una vasta coalizione di tribù germaniche che invase l'Italia tra la fine del 405 e gli inizi del 406 e che devastò L'Emilia e la Toscana e assediò Fiesole. Intervenne allora il generale Stilicone, che, al comando dell'esercito romano, rafforzato da schiavi liberati e da truppe ausiliarie guidate dall'unno Uldino e dal visigoto Saro, inflisse una sconfitta decisiva al nemico nei pressi di Fiesole (23 agosto 406), precisamente a Montereggi vicino alle Caldine. Radagaiso abbandonò l'esercito e tentò la fuga portandosi dietro l'abbondante bottino; fu catturato e messo a morte presso Firenze (ndr).
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