Miei cari, Silvia e Ivan D., non vorrei sembrare il più bischero e vi rispondo anche io. Solo per dire che nel bellissimo film di Sorrentino il caso vuole che Toni Servillo impersoni Jep Gambardella, scrittore e GIORNALISTA. E si da il caso che decida di massacrare bene bene le incerte e stortignaccole elucubrazioni di una squalliduccia epigona di Marina Abramovic, se non ricordo male ripetendo come un disco rotto"che cosa vuol dire vibrazioni?", parola dietro la quale l'avvenente "artista" si era rifugiata dalla difficoltà di spiegare il suo lavoro. Insomma proprio Servillo fa vivere sullo schermo un giornalista inopportuno (almeno dal punto di vista della similabramovic) che se ne fotte se la sua intervista cade in un momento di "vittoria" relativa della tipa (alla sua performance avevano assistito un certo numero di persone).
Se concordo con Silvia che il personaggio della "Santa", e tutto quello che le sta attorno, sono la parte più debole del film non certo forte è la parentesi quasi caricaturale che il regista dedica al mondo dell'arte contemporanea forse nella realtà non così zeppo solo di artisti imbroglioni, di critici ignoranti, di mercanti e galleristi da operetta nazional popolare. Detto questo voglio dire la mia anche sul "vaffanculo": non mi sentirei di avere molti dubbi sulla non volontà del divino Servillo di colpire con questa verace indicazione di dove dirigersi la giornalista di RaiNews 24; ergo (voglio fare un figurone!) non mi sembra di poter condividere nemmeno l'affermazione di Stefano che si tratti di cafonaggine (pur riconoscendogli, a Stefano, come verità quello che ha scritto su Maradona e testimoniando in favore della sua affermazione di essere cintura nera di calcino). Secondo me in culo Servillo voleva mandarci il tunnel all'origine della caduta della telefonata, ma posso sbagliarmi, sia ben chiaro. E le foto a questo pezzullo rispostivo non ce le metto nemmeno.
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