Il film che ho visto ieri sera si chiama "Still life", che in
italiano significa "natura morta". Più che a una natura morta,
secondo me, il regista, scegliendolo come titolo per questa strana storia, ha
pensato a una traduzione letterale, ovvero "ancora in vita".
Il regista si chiama Uberto Pasolini, sono andata stanotte a rovistare
nel web dove ho scoperto che lui vive a Londra e che non ha alcuna parentela
col Pasolini più famoso. Il protagonista del suo film, invece, si chiama John
May, è un omino.. sì esatto, proprio un
omino che vive in una periferia londinese e che fa un mestiere molto
strano: fa l'impiegato di quel distretto comunale, dove si occupa esclusivamente di rintracciare le
famiglie delle persone che sono morte in solitudine e al tempo stesso di
organizzarne le esequie.
E non è un lavoro semplice! Ho scoperto che in
Inghilterra questo mestiere esiste davvero, e nel film, il signor May arriva
come un poliziotto nelle case dei defunti per scoprire il loro passato, per
trovare indizi che lo aiutino a rintracciare le loro famiglie.
E' molto
scrupoloso e preciso, il signor May: per ogni defunto apre una specie di
cartella "clinica" dove minuziosamente raccoglie tutte le informazioni
che trova, e non solo: le foto, le lettere, qualche oggetto personale come una
collana rossa, la foto di un gattino col cappello da babbo Natale o alcuni
vecchi dischi in vinile, e quanto di più personale possa aiutarlo, se non a
rintracciare i familiari persi chissà dove, almeno a scrivere un dignitoso
discorso funebre che effettivamente parli di loro, della loro vita, della loro
personalità, della loro unicità.
Bisogna dire che la giornata del signor May si svolge in modo
ripetitivo e solitario: è solo nel suo piccolo ufficio dove cataloga le sue
schede, i suoi "casi"; è solo, quando va a ispezionare le case dei
defunti e si sofferma sui dettagli di quelle vite che da poche ore si sono
fermate ma di cui lui ancora scorge traccia: le ditate dentro il barattolo di
crema per il viso, o la forma della testa ancora impressa sul cuscino del letto
(i defunti sono già all'obitorio che aspettano di essere cremati, se le
ricerche del signor May falliranno, o un funerale e la sepoltura, nel caso
contrario) ed è sempre da solo quando torna a casa sua.
Lui stesso pare non
aver nessuna famiglia, e ad aspettarlo c'è la solita scatoletta di tonno e la
solita fetta di pane da abbrustolire.
Insomma, lui non ha nessuno, dunque sembra non pensare a ciò che gli
altri pensano di lui. Nessuno lo guarda, né presta attenzione a lui. Ma
ovviamente, nel tentativo di risolvere l'ultimo "caso" della sua
carriera, il signor May s'imbatterà in una serie di personaggi legati a
quest'ultima vita da risolvere che lo toccheranno nel profondo, e guarda caso
qui si ha a che fare con un circo di persone un po' strambe, oltre che sole, ex
combattenti di guerra, alcolisti, donne lasciate sole e figli non riconosciuti,
e come spesso succede ma si tende a non accorgersene, lì scorre la vita vera,
l'imperfezione, la fuga dalle responsabilità troppo grosse da onorare ma anche
tanta verità, tanta umanità, tanta bellezza.
Non scrivo altro, altrimenti se qualcuno mi legge poi mi accusa di aver
raccontato tutto e al cinema a vederlo non mi ci va! Ma certamente posso dire
che il film parla del riconoscimento di una vita passata, del valore di tutte
le vite, e secondo me dell'importanza di aprire la propria vita agli altri, e
il signor May vive il suo lavoro in questo modo, dando valore e riconoscimento a
vite che senza di lui sarebbero completamente dimenticate.
Mi piace citare
questo attore stupendo, che non conoscevo, e che si chiama Eddie Marsan: in
questo film ha saputo creare una presenza enorme col minimo (almeno ci fa
credere così) sforzo. La sua recitazione è di quelli che ci fanno vedere tutto
senza che apparentemente niente venga mostrato.
In questo non facile esercizio
è aiutato da un grande doppiatore, Franco Mannella, che ha saputo con la sola
voce, accompagnare il signor May in questo incredibile mestiere e viaggio
intorno ai sentimenti degli altri, alle loro vite, alla loro intimità, partendo
dalla fine.
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