27/11/13

LE RAGAZZE STANNO BALLANDO PER LEI! di Domenico Coviello


Guillaume era arrivato a Milano nel tardo pomeriggio di una piovosa giornata novembrina. Era felice. Di lì a poco avrebbe incontrato Thairin, una donna asiatica non più giovanissima eppure forse ancora più bella di quando aveva trent’anni. Si erano conosciuti da poco. Si erano parlati poco.  
Si erano ritrovati, quasi senza volerlo, abbracciati distesi. Lui, inebriato dagli occhi esotici, a mandorla ma non troppo, e dalla carnagione olivastra di lei, avrebbe voluto darle sette-ottomila baci (e si dette da fare); lei stette al gioco a si abbandonò a quelle carezze, quei massaggi, quel sentirsi stretta con potenza e dolcezza, perché desiderata. Non durò che un paio d’ore. Lui però se ne ricordò. Lei anche, ma in modo diverso da lui.
Avevano stabilito di rivedersi: Guillaume sarebbe ritornato a Milano apposta (lei però questo non lo sapeva). Dunque lui arrivò all’appuntamento, seppure leggermente in ritardo, e suonò. Thairin apparve dopo averlo fatto aspettare un po' e fu molto esplicita. Guillaume avrebbe dovuto attendere: se ne facesse una ragione, perché lei non poteva passare del tempo con lui in quel momento. Il Nostro, che al pari di Thairin non era più tanto giovane, ci rimase malissimo. Ma come. Ma e allora…e tutti quei baci…dov’erano andati a finire?
S’irritò e volle vendicarsi. Non attese, come lei gli aveva chiesto, perché si sentì trattato con parecchia sufficienza, quasi che lei lo avesse avvolto in una tela di ragno per poi farlo girare come una trottola ogni volta che avesse voluto.
Così, cercando di non darle a vedere il suo nervosismo ma al tempo stesso facendole capire che non si era comportata bene inventò a sua volta una scusa e si allontanò. Non prima, tuttavia, di averle ancora una volta sussurrato: “Come sei bella…” (una frase banale ma detta col cuore, che lei fintò di non apprezzare), per il fatto che anche l’essere snobbato da lei, in un certo senso stava aumentando il suo desiderio di conquistarla.
In ogni caso la serata cominciava male per Guillaume. In modo del tutto inaspettato. Se ne andò a mangiare, rodendosi l’anima per quel che era successo (senza voler accettare l’idea che, molto probabilmente, dal suo memorabile incontro con Thairin di qualche giorno prima non sarebbe potuto sbocciare alcunché). Alla fine decise di imbucarsi in qualche locale meneghino per cercare una distrazione e scacciare i pensieri.
Scelse uno dei più celebri night-club di Milano. Lì di sicuro sovrabbondavano belle ragazze. Lì certamente il piacere dei sensi avrebbe sopraffatto la piccola ferita del suo cuore. Così entrò. Il locale, completamente foderato di moquette e velluto rossi, appariva ovattato. La musica a buon volume, alto, ma non troppo; i melliflui camerieri in smoking simpatici ma non troppo, le pupe, per lo più slave, tutte rigorosamente belle, eventualmente affascinanti, ma non troppo.
“Prego signore si accomodi – si sentì apostrofare Guillaume in men che non si dica – le porto da bere?”, “No grazie”. Ah, che bello, pensò Guillaume, ma senti che ganzo questo furbastro al piano bar: canta “L’essenziale” di Marco Mengoni ed è molto meglio dell’originale. Cominciava a rilassarsi, insomma. Di lì a poco, però, la musica del piano bar cessò, partì quella da discoteca. E sul palco, sotto stroboscopiche luci rosse, blu e verdi, forti ma non troppo, salirono a ballare almeno quindici ragazze.
Ballare? Parola forte. Diciamo ancheggiare leggermente con piccole movenze da simil-ballo. Lo spettacolo però era notevole. Le pupe vestivano una divisa d’ordinanza, ossia tubini di colore diverso ma tutti molto simili e piuttosto corti. La loro avvenenza e il modello estetico a cui palesemente si ispiravano era quello delle veline. Quindici veline, bionde, more e castane, tutte giovani, di una bellezza ordinariamente velinesca, certamente attraente per l’istinto, perfettamente omologata a un modello televisivo imperante in Italia da una ventina d’anni buoni.
Guillaume però, incredibilmente, non riuscì a guardarle con attenzione. Alla sua età si scoprì intimidito di fronte a una visione piacevole, ma anche molto fastidiosa. Le ragazze, infatti, stavano “lavorando”, come dicono loro, perciò non erano lì per lui ma, giustamente, per il denaro. Per ciascuna di esse esibirsi con una danzetta equivaleva a mostrarsi al fine di essere attentamente “soppesata” dal cliente in modo da essere “scelta” e poter offrire la propria “compagnia” quantomeno sorseggiando un drink assieme al malcapitato. Il tutto, ovviamente, dietro lauto dispendio di banconote da parte di quest’ultimo.
Le veline, se così possiamo chiamarle, cominciarono, una dopo l’altra a cercare gli occhi del Nostro. Una bionda insistente, le mani sui fianchi, sembrava dirgli: “Cocco mi piaci, sceglimi!”. Una mora agitava i seni in modo forse non raffinatissimo ma che a lei doveva sembrare convincente. Un’altra bionda gli sorrideva ammiccante con la sua boccuccia d’oro e gli occhioni chiari.
Guillaume fu preso da un senso di rabbia. Gli pareva tutta una rappresentazione teatrale. Tutta una finzione. Le pupe, i “garçon” in smoking, i velluti rossi, gli abat-jour in stile casinò di Saint-Vincent. Ma più di tutto le ragazze seducenti, che, bisognose di lavorare, probabilmente “soppesavano” a loro volta, con gli sguardi, la capacità contributiva (nel senso del 740) di Guillaume al fine di ponderarne lo “strizzamento” del portafoglio, qualora lui ne avesse invitata una a sedere al tavolo.
Tuttavia, si sa, le donne non ragionano come gli uomini. E certamente le pupe-veline ambivano ad altro: a incontrare un cliente non soltanto danaroso, ma anche “charmant”. Chi invece era senz’altro e soltanto interessato al coté economico della faccenda lo si può immaginare: i camerieri-faccendieri in smoking e gelatina. Educati, piemontesi (nel senso di falsi e cortesi), uno dei quali premurosamente solerte nel dire quasi subito a Guillaume, il quale aveva osato rifiutare il bere, “Signore le devo ricordare per correttezza che se anche lei non ordina un drink dovrà comunque pagare 30 euro perché l’ingresso al club è gratuito ma la consumazione obbligatoria…”.
Insomma, delle simpatiche canaglie col papillon sul colletto inamidato. Proprio un’altra di queste (evidentemente un rinforzo inviato dal primo cameriere o direttamente dal maestro di sala) dopo non molto tempo avvicinandosi a Guillaume gli disse: “Signore desidera  la compagnia  di una delle ragazze che stanno ballando?”, “Per ora no, sto bene così, grazie”. Il Nostro era infatti sempre meno accanto alla propria libido che se ne stava decisamente andando. Mentre i camerieri, senza darlo troppo a vedere, cominciavano a innervosirsi: Guillaume era dentro il locale da almeno mezzora e non aveva scucito il becco di un quattrino.
Non c’era con la testa. E va anche capito. Mentre le ragazze gli danzavano quasi in faccia lui riandava con la fantasia a quel maledetto incontro con Thairin di qualche giorno addietro, che aveva sperato di replicare al pomeriggio. E avrebbe voluto baciare e riannusare, in un rimando proustiano, la carnagione di lei, perdendosi ancora una volta tra il suo collo, il profilo del suo orecchio sinistro e la morbidezza dei suoi capelli neri. Ma non c’era niente da fare. Puff! La nuvoletta svanì subito.
E Guillaume precipitò per terra. Cioè al night dove si trovava. Giusto il tempo per strusciarsi gli occhi con le mani ed ecco arrivare, per la terza volta, il mastino in smoking: “Signore, ma non sceglie una ragazza?”, “Come faccio: sono tutte bellissime…”, “Ce ne sarà una che le piace di più?”, “Per ora sto bene così…”. “Signore, di solito qui i clienti vengono per la compagnia delle ragazze…le ragazze stanno ballando per lei!”.
Era tanto paradossale quanto vero. Le pupe venivano fatte salire sul palco ogniqualvolta arrivava un cliente, al fine di potersi esibire ed essere “scelte”. Le ragazze stavano letteralmente danzando per Guillaume. Ma lui: niente. Al maestro di sala non restò che richiamarle con un gesto per farle tornare a sedere sui loro divanetti.
Erano ormai le una di notte passate e Guillaume se ne uscì dal locale. Non senza aver incrociato di nuovo lo sguardo della bionda di prima. Strano, sembrava una silenziosa occhiata non di disprezzo ma di rispetto per il Nostro, che aveva osato snobbare pesantemente almeno quindici bellezze da copertina (altre erano appartate con i clienti e le bottiglie di Dom Perignon).
Fu a quel punto che Guillaume capì da dove poteva trarre un briciolo di piacere in fondo a quell’infausta giornata: dall’idea, non del tutto errata, di avere sganciato al Night soltanto 30 euro, ossia il minimo per poter varcare la soglia di quel club di presunti gentiluomini, senza aver dato alcuna soddisfazione ai mastini in smoking, oltreché alle pupe in tubino.
Per ottenere tutto ciò aveva comunque dovuto subire una cortese ma ferma ramanzina da un cameriere meneghino: “Signore, le ragazze stanno ballando per lei!”. E che diamine, diamoci una mossa, che razza di uomini siamo?             

1 commento:

  1. Durante la mia ricerca su Google per aiutare a ottenere la mia ex amante che vi ha divorziato di nuovo, mi sono imbattuto in questo meraviglioso uomo chiamato DR.AGBAZARA di AGBAZARA TEMPLE che ha fatto un bel lavoro per avermi aiutato a ottenere il mio marito divorziato indietro entro 48 ore .. I non ritengono che tali cose come questa possono essere possibile ma ora sono una testimonianza vivente perché AGBAZARA TEMPIO effettivamente portato indietro la mia amante, Se si riscontrano problemi di relazione perché non contattare DR.AGBAZARA TEMPLE via e-mail su: (agbazara@gmail.com)
    Allora vi prometto che dopo 48 ore si dovrà motivi per festeggiare, come me.

    EMPRESS LATIFER
    da ITALIA

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