08/11/13

LA VITA DI ADELE - di Gaia Rau

Adele assomiglia a quei personaggi che si incontrano nei romanzi di Murakami, quelli di cui ti innamori piano piano e senza accorgertene, mentre li segui al supermercato, seduti in metropolitana, intenti a consumare pasti solitari e a contare le ore di altrettanto solitarie serate. Quei personaggi che arrivati a un certo punto un po’ te lo domandi, dove si andrà a parare, e pensi che se fosse toccato a te, di descriverli, magari ecco, qualche passaggio l’avresti pure saltato, ma che poi, una volta finito il libro, non c’è niente da fare: iniziano a mancarti, e ti mancano per settimane.
Di Adele, Abdellatif Kechiche ti mostra proprio tutto: come si perde in uno sguardo, come si aggiusta i capelli legandoli in cima alla testa e tirando in fuori le ciocche, come si sporca di sugo quando mangia gli spaghetti, come tira su col naso quando piange, e anche come fa l’amore con Emma, la sua compagna. Che siccome è il primo grande amore della sua vita, e lei è così giovane, e forse anche perché Emma è una donna, tu ti aspetteresti una cosa soft, magari un po’ impacciata, e invece no, è sesso di quello fatto per bene e con violenza e con passione, che dura a lungo e scandalizza le signore in sala, e che però, a te che sei etero, ti sembra di capire tante cose che non sapevi e un po’, sotto sotto, te ne vergogni.
Nel frattempo la telecamera rimane piantata lì, per quasi tre ore, sul volto di Adele e di Emma, a raccontarti la loro vita un po’ giusta e un po’ sbagliata, un po’ divertente e un po’ no, perché la vita, sembra volerti dire Kechiche, è fatta di meraviglia e di poesia, ma anche di tante altre cose. Cose tristi, cose noiose, e anche cose che ti mettono a disagio, come il moccio che ti cola dal naso, una scatola di dolci nascosta sotto il letto, o la consapevolezza fulminea e terrificante di aver fatto una cazzata irrimediabile, e che probabilmente passerai il resto della tua vita a rimpiangerla.
 
Così, quando esci dalla sala, rimani lì ferma davanti al cinema con le amiche per un sacco di tempo, a domandarti se quello che hai appena visto è un incubo voyeurista degno del più morboso reality show o semplicemente cinema all’ennesima potenza, se appropriarti così tanto di un’esistenza sia lecito o se sia invece persino scandaloso, se quel film lo tornerai a vedere o se “anche basta, grazie”. Poi la mattina dopo ti svegli, e tutte queste domande te le sei dimenticate. E l’unica cosa che riesci a pensare, è che Adele ti manca, ti manca terribilmente, come il personaggio di un romanzo straordinario.

1 commento:

  1. Molto bello quello che hai scritto. Questo film è stupendo e ci fa veramente pensare tanto...

    RispondiElimina