26/02/15
SPEGNETE di Miss Holmes
Spegnete
la luce, ogni tanto.
A
letto, dico.
Affrancatevi dalla dittatura della vista, che pure sa
essere così eccitante. È lo sguardo il primo veicolo del desiderio,
di solito. E sa essere talmente immediato e totalizzante da farci
sottovalutare le potenzialità dei suoi quattro fratelli.
Eppure
il piacere della vista è come un antipasto, ci viene incontro, ci
stuzzica le voglie ma è troppo facile e immateriale per saziarci
davvero. Non è però difficile sfuggirgli: basta chiudere gli occhi.
O meglio, giocare un po’ alle nonne e con un gesto languido
allungare la mano e smorzare l’abat jour.
Basta un attimo e
dall’oscurità (ma potrete anche cominciare con una penombra fitta)
affioreranno dati che il vostro cervello e il vostro sesso non
avevano ancora registrato. Il primo a farsi vivo è quasi sempre
l’udito: riempie subito il vuoto lasciato dalla vista. Lo riempie
con il frusciare delle superfici che si strofinano, con i gorgoglii
umidi delle mucose, con le voci, che al buio si fanno più basse e
sorridenti per l’impaccio di non sapere da dove vengono. A seguirlo
a ruota è di solito l’olfatto: avete mai annusato davvero la
persona con cui dividete il letto? Di cosa sa, oltre i deodoranti, i
profumi? Ci sono donne che sanno di latte, uomini che profumano di
legno bruciato. Sono odori così personali che diffic
ilmente potrete
poi associarli ad altro e si fondono con gli umori prepotenti che
salgono dai sessi.
Nel frattempo il tatto si è risvegliato e ha
preso consapevolezza della sua enorme potenza: per estensione, perché
pensare che si limiti alle mani è da stolti. La pelle è l’organo
più esteso del corpo umano: e il tatto la usa tutta. Quella liscia e
sensibile dell’interno dell’avambraccio può scivolare dietro un
paio di spalle robuste. Un naso dalla superficie spessa si strofina
bene contro l’interno delicato di una coscia. Le labbra possono
baciare le ciglia o perdersi a lungo nella piega rigida sul retro di
un ginocchio sollevato.
Infine irrompe il gusto. Ultimo ma non da
meno, al buio consente assaggi inaspettati e involontari: il sapore
di una guancia o l’aroma che si concentra, salato e appassionante,
in quella fossetta sotto il collo che sta alla convergenza delle
clavicole. E anche assaporare il sesso, senza l’impatto della luce,
ne enfatizza gli umori, li ispessisce e ne esalta l’asprezza o la
dolcezza.
Fosse almeno per provare, dunque, provate a spegnere la
luce. Chiudete le finestre, partite all’avventure nell’ignoto
color notte che calerà sui vostri corpi. Ascoltate, annusate,
toccate, gustate. È proprio un’altra cosa, se lo fate con
intenzione.
Se è per vergogna, del corpo o del desiderio, però non
vale. E bisognerà parlarne presto.
NOI E GIULIA di Gianni Caverni
Giulia fa musica underground.
E' proprio il caso di dirlo.
E questa musica se rende "magico" il luogo, una potenzialmente affascinante masseria, fa anche da sfondo alla "magia" di questa avventura sconclusionata di sei personaggi per niente pirandelliani e invece perfettamente rappresentativi almeno di una generazione, quella dei quaranta-cinquantenni nel nostro paese.
"Siamo la generazione del Piano B - racconta Diego nel film -. Lavorare in questo paese fa così schifo che quando allo schifo per il lavoro si aggiunge quello per la città cominci ad elaborare il tuo piano B. A 20 anni era il chiringuito sulla spiaggia. A 40, quasi sempre, si tratta di un agriturismo".
Edoardo Leo regista al suo terzo film e interprete di Fausto, un "razzista di merda", durante la presentazione del film alla stampa al Fiamma di Firenze, dice che "la sfida è stata per me quella di raccontare temi molto seri attraverso la lente della commedia. Riuscire a divertire senza togliere gravità a quella che è forse la maggior piaga sociale di questi tempi. Una storia dei nostri giorni. Una storia di resistenza civile". Un film più che piacevole aggiungo io.
Diego (Luca Argentero) che ha smesso di "costernarsi", Claudio (Stefano Fresi) che ha affondato la storica attività di famiglia,
Fabio, una "leggera" direbbero a Grosseto, che si arrabatta, male, fra debiti e imbrogli, finiscono per diventare qualcosa come i tre moschettieri, soprattutto dopo l'arrivo di Sergio (Claudio Amendola), un Dartagnan dai modi spicci e ancora comunista nonostante tutto.
Elisa (Anna Foglietta) futura mamma alquanto svagata e Vito (Carlo Buccirosso) un camorrista da tre soldi completano questa armata Brancaleone che finirà per dare vita ad un'avventura sconclusionata e tragicomica, ad una resistenza disperata "quella che tutti noi vorremmo fare se ne avessimo il coraggio".
Nella paradossale, ma liberatoria gara notturna a chi è il più fallito fra i nostri "eroi" stravince Sergio, il comunista, la cui ex moglie "ora sta con uno di Confindustria" e la cui figlia ha dichiarato "che la più importante figura del secolo è Maria De Filippi".
E' proprio il caso di dirlo.
E questa musica se rende "magico" il luogo, una potenzialmente affascinante masseria, fa anche da sfondo alla "magia" di questa avventura sconclusionata di sei personaggi per niente pirandelliani e invece perfettamente rappresentativi almeno di una generazione, quella dei quaranta-cinquantenni nel nostro paese.
"Siamo la generazione del Piano B - racconta Diego nel film -. Lavorare in questo paese fa così schifo che quando allo schifo per il lavoro si aggiunge quello per la città cominci ad elaborare il tuo piano B. A 20 anni era il chiringuito sulla spiaggia. A 40, quasi sempre, si tratta di un agriturismo".
Edoardo Leo regista al suo terzo film e interprete di Fausto, un "razzista di merda", durante la presentazione del film alla stampa al Fiamma di Firenze, dice che "la sfida è stata per me quella di raccontare temi molto seri attraverso la lente della commedia. Riuscire a divertire senza togliere gravità a quella che è forse la maggior piaga sociale di questi tempi. Una storia dei nostri giorni. Una storia di resistenza civile". Un film più che piacevole aggiungo io.
Diego (Luca Argentero) che ha smesso di "costernarsi", Claudio (Stefano Fresi) che ha affondato la storica attività di famiglia,
Fabio, una "leggera" direbbero a Grosseto, che si arrabatta, male, fra debiti e imbrogli, finiscono per diventare qualcosa come i tre moschettieri, soprattutto dopo l'arrivo di Sergio (Claudio Amendola), un Dartagnan dai modi spicci e ancora comunista nonostante tutto.
Elisa (Anna Foglietta) futura mamma alquanto svagata e Vito (Carlo Buccirosso) un camorrista da tre soldi completano questa armata Brancaleone che finirà per dare vita ad un'avventura sconclusionata e tragicomica, ad una resistenza disperata "quella che tutti noi vorremmo fare se ne avessimo il coraggio".
Nella paradossale, ma liberatoria gara notturna a chi è il più fallito fra i nostri "eroi" stravince Sergio, il comunista, la cui ex moglie "ora sta con uno di Confindustria" e la cui figlia ha dichiarato "che la più importante figura del secolo è Maria De Filippi".
24/02/15
BIRDMAN, CHE PIACERE! di Gianni Caverni
Sono andato all'UCI! Mi ci hanno portato con la scusa che era più vicino. Parcheggio strapieno, dentro un labirinto dal quale mi piace pensare non sarei mai stato capace di uscire se non grazie alla Arianna di quella sera, efficiente nonostante il polso ingessato. Gente dappertutto, scale mobili, casse sù, sale giù, e un persistente odore di pop corn, cassiera gentile, va detto. Bizzarre poltrone con giganteschi braccioli alla cui fine un minaccioso buco tondo fatto apposta per ricoverarvi il bicchierone di carta cerata dei pop corn: un'amica architetto mi disse molti anni fa che ai gestori delle mustisale non interessa molto l'incasso degli ingressi al cinema, il vero affare è la vendita dell'odiato granturco scoppiato i cui frammenti si inseriscono pervicacemente negli anfratti più segreti del lavoro del mio dentista.
Io che non sono un fesso non ci ho mai creduto ma dopo esserci finalmente stato sospetto di aver avuto torto. Sono più vecchio della Camusso e di Landini, perdonatemi.
Ma poi tutto dimenticato: dall'orribile prosa scandiccesca sono passato alla grande poesia di Birdman, l'originalissimo film di Alejandro Gonzales Inarritu, che giusto qualche notte fa s'è beccato 4 oscar.
Mai come questa volta non voglio anticipare nulla, o quasi, del film perchè mi sembrerebbe di fare un dispetto a chi lo deve ancora vedere.
Una voce altra, baritonale, che accompagna e stuzzica il protagonista, un magnifico Michael Keaton che interpreta l'attore sul viale del tramonto che cerca un riscatto di cui capisce solo alla fine di non avere alcun bisogno, qualche superpotere (?) del quale non si da nessuna spiegazione e una giostra di splendidi personaggi, in gara serrata ad essere peggiori più che sia possibile,
fra i quali una figlia capace di sorridere felice al cospetto del bizzarro e del tutto improbabile lieto fine.
Che bella cosa questo film, che bell'esperienza vederlo, come fa bene all'anima vedere lo svolgersi della battaglia che Riggan Thompson, non pago del successo planetario ottenuto interpretando Birdman, fa per dimostrare e dimostrarsi di essere anche un bravo attore.
Magnifici i tanti piani sequenza che seguono gli attori nel teatro, nei camerini, nella strada adiacente.
Ed é una vera chicca che Alejandro Gonzales Inarritu per interpretare il ruolo dell'invecchiato protagonista dell'alato supereoe, abbia ancora voluto proprio Michael Keaton che in gioventù ha davvero interpretato Batman!
Spero di non aver svelato troppo del film, e, come si dice da queste parti, chi non va a vederlo la sua mamma lo so io!
Io che non sono un fesso non ci ho mai creduto ma dopo esserci finalmente stato sospetto di aver avuto torto. Sono più vecchio della Camusso e di Landini, perdonatemi.
Ma poi tutto dimenticato: dall'orribile prosa scandiccesca sono passato alla grande poesia di Birdman, l'originalissimo film di Alejandro Gonzales Inarritu, che giusto qualche notte fa s'è beccato 4 oscar.
Mai come questa volta non voglio anticipare nulla, o quasi, del film perchè mi sembrerebbe di fare un dispetto a chi lo deve ancora vedere.
Una voce altra, baritonale, che accompagna e stuzzica il protagonista, un magnifico Michael Keaton che interpreta l'attore sul viale del tramonto che cerca un riscatto di cui capisce solo alla fine di non avere alcun bisogno, qualche superpotere (?) del quale non si da nessuna spiegazione e una giostra di splendidi personaggi, in gara serrata ad essere peggiori più che sia possibile,
fra i quali una figlia capace di sorridere felice al cospetto del bizzarro e del tutto improbabile lieto fine.
Che bella cosa questo film, che bell'esperienza vederlo, come fa bene all'anima vedere lo svolgersi della battaglia che Riggan Thompson, non pago del successo planetario ottenuto interpretando Birdman, fa per dimostrare e dimostrarsi di essere anche un bravo attore.
Magnifici i tanti piani sequenza che seguono gli attori nel teatro, nei camerini, nella strada adiacente.
Ed é una vera chicca che Alejandro Gonzales Inarritu per interpretare il ruolo dell'invecchiato protagonista dell'alato supereoe, abbia ancora voluto proprio Michael Keaton che in gioventù ha davvero interpretato Batman!
Spero di non aver svelato troppo del film, e, come si dice da queste parti, chi non va a vederlo la sua mamma lo so io!
23/02/15
QUESTA E' FIRENZE di Sannetta Trampolini della Ferla
E' con estrema gioia che salutiamo il rientro della Contessa nel gruppo dei nostri collaboratori.
E' stata un'estrema pena la sua temporanea (per fortuna) scomparsa.
E' con estremo orgoglio che segnaliamo di aver avuto dalla nobildonna l'esclusiva per la pubblicazione delle sue note.
Buon lavoro Contessa!
E' stata un'estrema pena la sua temporanea (per fortuna) scomparsa.
E' con estremo orgoglio che segnaliamo di aver avuto dalla nobildonna l'esclusiva per la pubblicazione delle sue note.
Buon lavoro Contessa!
18/02/15
DUE IN UNO: GIOACCHINO PONTRELLI di Gianni Caverni
Pittore,
Gioacchino Pontrelli, salernitano e romano di adozione, è un
pittore. Una tipologia d'artista non frequente di questi tempi.
Grandi dittici creati affiancando due tele quadrate, in sé già simboleggiando la scelta dell'artista di far convivere due mondi solo apparentemente differenti: da una parte (ma è un modo di dire perché i due mondi si intersecano e si intrecciano, colano, è proprio il caso di dirlo, l'uno nell'altro), da una parte si diceva una realtà vista con gli occhi ipnotizzati di un interior designer e dall'altra una vista con quelli rivoltosi dell'astrazione. Il risultato di questo complesso "vedere e riferire" è la serie di quadri che da domani venerdì 21 febbraio saranno in mostra da TornabuoniArte, via Maggio 58r, e che colpiscono per la loro estrema eleganza formale, per la sontuosità dei colori, per la compostezza dell'apparente caos.
Ma non basta, c'è qualcosa nei quadri di Gioacchino Pontrelli che riguarda una dimensione psicologica, forse più onirica: le poltrone, i mobili, le carte da parati e comunque le decorazioni murarie, le finestre che parcellizzano gli esterni, i divani, insomma le stanze non sono solo deserte, trovano nell'assenza degli abitanti la loro specifica essenza di ambienti di apparenza, di set fotografici, di quinte teatrali.
Il non previsto, quel tanto di sorprendente che è dato dall'elemento umano che quegli spazi dovrebbe solcare e consumare viene qui esaltato e paradossalmente sintetizzato da una sorta di blob, da una colatura, uno schizzo, un ghirigoro irrazionale, un gorgo inquieto e sfacciato che mette in discussione quell'ordine asettico. Sembra che un pollockiano dripping si abbatta senza pietà sulle stanze dalle quali è assente il pathos portando finalmente la vita.
Ma superato il primo impatto riemerge prepotente la sensazione di un grande controllo inossidabile: anche il vistoso e straniante dripping non è altro che iperrealismo, l'iperrealismo dell'astrazione, degli effetti del gesto violento e iconoclasta del pittore altro, quello pollockiano, insomma una contraddizione in termini, un ossimoro. In fondo regna sovrana una poetica da horror vacui, seppure in salsa lisergica, che descrive alla grande molti aspetti della contemporaneità.
Grandi dittici creati affiancando due tele quadrate, in sé già simboleggiando la scelta dell'artista di far convivere due mondi solo apparentemente differenti: da una parte (ma è un modo di dire perché i due mondi si intersecano e si intrecciano, colano, è proprio il caso di dirlo, l'uno nell'altro), da una parte si diceva una realtà vista con gli occhi ipnotizzati di un interior designer e dall'altra una vista con quelli rivoltosi dell'astrazione. Il risultato di questo complesso "vedere e riferire" è la serie di quadri che da domani venerdì 21 febbraio saranno in mostra da TornabuoniArte, via Maggio 58r, e che colpiscono per la loro estrema eleganza formale, per la sontuosità dei colori, per la compostezza dell'apparente caos.
Ma non basta, c'è qualcosa nei quadri di Gioacchino Pontrelli che riguarda una dimensione psicologica, forse più onirica: le poltrone, i mobili, le carte da parati e comunque le decorazioni murarie, le finestre che parcellizzano gli esterni, i divani, insomma le stanze non sono solo deserte, trovano nell'assenza degli abitanti la loro specifica essenza di ambienti di apparenza, di set fotografici, di quinte teatrali.
Il non previsto, quel tanto di sorprendente che è dato dall'elemento umano che quegli spazi dovrebbe solcare e consumare viene qui esaltato e paradossalmente sintetizzato da una sorta di blob, da una colatura, uno schizzo, un ghirigoro irrazionale, un gorgo inquieto e sfacciato che mette in discussione quell'ordine asettico. Sembra che un pollockiano dripping si abbatta senza pietà sulle stanze dalle quali è assente il pathos portando finalmente la vita.
Ma superato il primo impatto riemerge prepotente la sensazione di un grande controllo inossidabile: anche il vistoso e straniante dripping non è altro che iperrealismo, l'iperrealismo dell'astrazione, degli effetti del gesto violento e iconoclasta del pittore altro, quello pollockiano, insomma una contraddizione in termini, un ossimoro. In fondo regna sovrana una poetica da horror vacui, seppure in salsa lisergica, che descrive alla grande molti aspetti della contemporaneità.
Nella bella
galleria di via Maggio, quella dedicata ai giovani artisti (quella di
Lungarno Benvenuto Cellini 3 propone sempre artisti più
"storicizzati") l'effetto d'insieme è di assoluto rilievo,
come sottolinea orgoglioso Roberto Casamonti, il titolare: "E'
qualche anno che tengo d'occhio Pontrelli, ogni tanto compravo un suo
quadro ma non li avevo mai esposti in attesa di un'occasione come
questa, ora sono davvero contento".
LEGAMI! di Miss Holmes
Questo
è un appello accorato. Una richiesta fatta con passione. Un invito
pressante e anche un po’ assillante.
Cedete,
smettete le armi, alzate le mani.
Ma
lasciate che la vostra compagna, di vita o di letto o di entrambi, vi
tenga in sua balìa per qualche ora, disponibili ad ogni delizioso
tormento. Basterà chiarire fin dove volete spingervi e non dovrete
temere alcun doloroso inconveniente. O potrete al contrario indulgere
in quella terra di mezzo dove una sottile sofferenza conduce al più
intenso dei piaceri.
Lasciatevi
legare e abbandonate così ogni responsabilità: sarà lei a guidare
le danze.
Potrete
giocare: fatevi legare con una corda, ché qualche nodo ben fatto è
sempre più affascinante di quelle ridicole manette di peluche.
E fatevi legare sul serio, perché se in realtà non siete inermi e immobilizzati, la sensazione non sarà la stessa. Sperimentate la vulnerabilità, ma anche il lusso di essere usati e venerati allo stesso tempo. Perdetevi in quel lasso di tempo brevissimo che intercorre tra il dipanarsi del vostro pensiero su quello che lei potrà farvi e quello che vi farà effettivamente: è già un piacere intenso.
E fatevi legare sul serio, perché se in realtà non siete inermi e immobilizzati, la sensazione non sarà la stessa. Sperimentate la vulnerabilità, ma anche il lusso di essere usati e venerati allo stesso tempo. Perdetevi in quel lasso di tempo brevissimo che intercorre tra il dipanarsi del vostro pensiero su quello che lei potrà farvi e quello che vi farà effettivamente: è già un piacere intenso.
Fossi
in voi mi farei anche bendare, perché la vista, si sa, è un senso
invadente. Lasciate campo libero ai sensi meno cerebrali: annusate
gli umori, godete il contatto, ascoltate con attenzione quello che vi
sarà detto e che vi condurrà ben oltre quello che avete
sperimentato finora. Sentire labbra e dita sulla pelle è ben diverso
che vederle. Lasciare che vi colgano di sorpresa è incredibilmente
appassionante.
Sarà
bello, bellissimo, abbandonarvi senza dovere più niente. È un sogno
che molti di voi hanno a lungo coltivato, pensando di non poterselo
permettere. E che molti altri respingono a priori, spinti dal legame
indissolubile che corre tra paura e desiderio. Quello che è
importante capire è che la virilità percorre strade oscure e non di
rado si attorciglia nei nodi di una corda robusta.
Perché sentire un uomo sotto le mani, completamente suo e a sua disposizione, così pieno di desiderio da volere solo che lei prenda piacere dal suo corpo e così sicuro di sé da non temere tanto abbandono ,è una delle cose più belle che possano capitare ad una donna.
Perché sentire un uomo sotto le mani, completamente suo e a sua disposizione, così pieno di desiderio da volere solo che lei prenda piacere dal suo corpo e così sicuro di sé da non temere tanto abbandono ,è una delle cose più belle che possano capitare ad una donna.
Se
la vostra compagna vuole legarvi, non dite di no. Lo spiega bene un
vecchio amico: “Chi non si fa legare non sa cosa si perde”.
E poi, alla fine, ognuno
di voi ha una padrona. Solo che non vi riesce ammetterlo.
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