Spegnete
la luce, ogni tanto.
A
letto, dico.
Affrancatevi dalla dittatura della vista, che pure sa
essere così eccitante. È lo sguardo il primo veicolo del desiderio,
di solito. E sa essere talmente immediato e totalizzante da farci
sottovalutare le potenzialità dei suoi quattro fratelli.
Eppure
il piacere della vista è come un antipasto, ci viene incontro, ci
stuzzica le voglie ma è troppo facile e immateriale per saziarci
davvero. Non è però difficile sfuggirgli: basta chiudere gli occhi.
O meglio, giocare un po’ alle nonne e con un gesto languido
allungare la mano e smorzare l’abat jour.
Basta un attimo e
dall’oscurità (ma potrete anche cominciare con una penombra fitta)
affioreranno dati che il vostro cervello e il vostro sesso non
avevano ancora registrato. Il primo a farsi vivo è quasi sempre
l’udito: riempie subito il vuoto lasciato dalla vista. Lo riempie
con il frusciare delle superfici che si strofinano, con i gorgoglii
umidi delle mucose, con le voci, che al buio si fanno più basse e
sorridenti per l’impaccio di non sapere da dove vengono. A seguirlo
a ruota è di solito l’olfatto: avete mai annusato davvero la
persona con cui dividete il letto? Di cosa sa, oltre i deodoranti, i
profumi? Ci sono donne che sanno di latte, uomini che profumano di
legno bruciato. Sono odori così personali che diffic
ilmente potrete
poi associarli ad altro e si fondono con gli umori prepotenti che
salgono dai sessi.
Nel frattempo il tatto si è risvegliato e ha
preso consapevolezza della sua enorme potenza: per estensione, perché
pensare che si limiti alle mani è da stolti. La pelle è l’organo
più esteso del corpo umano: e il tatto la usa tutta. Quella liscia e
sensibile dell’interno dell’avambraccio può scivolare dietro un
paio di spalle robuste. Un naso dalla superficie spessa si strofina
bene contro l’interno delicato di una coscia. Le labbra possono
baciare le ciglia o perdersi a lungo nella piega rigida sul retro di
un ginocchio sollevato.
Infine irrompe il gusto. Ultimo ma non da
meno, al buio consente assaggi inaspettati e involontari: il sapore
di una guancia o l’aroma che si concentra, salato e appassionante,
in quella fossetta sotto il collo che sta alla convergenza delle
clavicole. E anche assaporare il sesso, senza l’impatto della luce,
ne enfatizza gli umori, li ispessisce e ne esalta l’asprezza o la
dolcezza.
Fosse almeno per provare, dunque, provate a spegnere la
luce. Chiudete le finestre, partite all’avventure nell’ignoto
color notte che calerà sui vostri corpi. Ascoltate, annusate,
toccate, gustate. È proprio un’altra cosa, se lo fate con
intenzione.
Se è per vergogna, del corpo o del desiderio, però non
vale. E bisognerà parlarne presto.
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