05/01/14

RENZI STUDIA DA GRANDUCA di Stilicone


Ad ascoltare i proclama di questi giorni pronunciati da Renzi-Radagaiso (*), così come a leggere del pagine del suo house-organ – il Corriere Fiorentino – pare che in città ci sia solo un problema: l’apertura degli Uffizi nei tre giorni in cui, per legge, la galleria dovrebbe star chiusa.

C’è una legge che lo dice chiaramente, ma lui, Renzi-Radagaiso, non intende. Lui gli Uffizi li vuole aperti, perché così incassano di più e lui può sognare di riempire maggiormente i suoi forzieri. Perché ormai è evidente che la sua volontà di scardinare il sistema delle soprintendenze ha come retroscena la partita in cui si giocano gli oltre 23 milioni di introiti che il Polo Museale Fiorentino garantisce.

L’interessamento renziano è evidenziato anche da alcune mosse:

-          la letterina scritta al ministro della Cultura Bray, affinché l’accordo del gennaio 20111 tra Bondi e lo stesso Renzi, sia cambiato nella parte che riguarda i 4 milioni che ogni anno il Polo Museale versa alla Soprintendenza consorella dei Beni architettonici, per il proseguimento dei lavori per i Nuovi Uffizi; secondo le nuove volontà di Renzi-Radagaiso ogni anno x i Nuovi Uffizi ci sarebbe solo un milione di euro, mentre gli altri tre sarebbero intercettati da Palazzo Vecchio per aprire e mantenere il nuovo Museo del Novecento di piazza Santa Maria Novella e per il mantenimento del Forte Belvedere; insomma lo Stato si farebbe carico di alcune strutture culturali civiche, mentre Renzi-Radagaiso continua a sperperare denaro per il Maggio Musicale, sempre più nella fossa.

-          La minaccia di rimpasto governativo che potrebbe riguardare proprio Bray; se ciò avvenisse Renzi-Radagaiso si toglierebbe un doppio problema perché rimuoverebbe una pedina di D’Alema nel Governo e soprattutto abbatterebbe la sponda di Tomaso Montanari, che in Bray ha trovato un megafono utile a lanciare i suoi slogan dai contenuti vacui; ora, se Bray acconsentisse al cambiamento di destinazione dei famosi 4 milioni, forse tirerebbe avanti ancora per un po’, ma il suo destino pare segnato.

Preoccupa anche l’assordante silenzio della stampa fiorentina queste manovre che avvengono alla luce del sole e con la chiara collusione di tutti. Non uno, infatti ha alzato la mano e ha rivolto domande precise a Renzi-Radagaiso per capire che intenzioni ha.

Nel bailamme provocato, si fa per dire, dalla non apertura (legalissima) degli Uffizi il 23 e il 30 dicembre scorsi, sono intervenuti in tanti, molti a sproposito, Tra questi il presidente della Commissione Cultura del Senato, Andrea Marcucci, che da bravo replicante del Renzi-Radagaiso-pensiero ha detto che “cambiare si può”. Ma siede lui in Parlamento. Se è così sicuro, batta un colpo, cambi la legge, trovi del personale aggiuntivo per la Galleria, oppure promuova una maggiore partecipazione dei privati, e nel frattempo se la veda coi sindacati, che quando la soprintendente Acidini ha tentato di mettere un po’ più di ordine negli ingressi al Vasariano, è stata crocifissa.

Di certo, come sottolineato dal Direttore della Galleria, Natali, all’estero i grandi musei son chiusi molto più degli Uffizi e nessuno si lamenta. Forse perché oltre i confini nazionali non c’è Renzi-Radagaiso?

*  Condottiero ostrogoto, capo di una vasta coalizione di tribù germaniche che invase l'Italia tra la fine del 405 e gli inizi del 406 e che devastò L'Emilia e la Toscana e assediò Fiesole. Intervenne allora il generale Stilicone, che, al comando dell'esercito romano, rafforzato da schiavi liberati e da truppe ausiliarie guidate dall'unno Uldino e dal visigoto Saro, inflisse una sconfitta decisiva al nemico nei pressi di Fiesole (23 agosto 406), precisamente a Montereggi vicino alle Caldine. Radagaiso abbandonò l'esercito e tentò la fuga portandosi dietro l'abbondante bottino; fu catturato e messo a morte presso Firenze (ndr).

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