09/01/14

AMENDOLA FOTOGRAFA MICHELANGELO di Gianni Caverni

Cercare il bell'effetto senza farsi prendere la mano, sembra facile! Perché da un fotografo coi controcazzi, capace, come Aurelio Amendola, di fotografare come dio comanda le opere d'arte ed in particolare le sculture, è giusto aspettarsi anche lezioni di senso della misura. Resta aperta fino al 15 marzo la bella mostra "Il potere dello sguardo", seconda tappa del progetto Un anno ad Arte, che, nel Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, propone 23 grandi fotografie, in uno smagliante bianco e nero, che hanno come soggetto alcune sculture di Michelangelo: da quelle vicinissime della Sacrestia Nuova di San Lorenzo a quelle comunque vicine del David e dei Prigioni della Galleria dell'Accademia.
Si parlava di senso della misura: ne è un grande esempio lo scatto che il fotografo pistoiese ha dedicato a L'Aurora della Tomba del duca Lorenzo de' Medici vista dalla parte dei piedi. Emergono dal nero compatto e profondo i bagliori candidi del marmo sapientemente illuminato: in una veduta così di scorcio sarebbe stato troppo facile farsi tentare dal gioco da un fuori fuoco pronunciato che esaltasse la profondità, saremmo probabilmente caduti tutti nella trappola dell'effettone. Non così Amendola che pur mettendo a fuoco il primo piano, il piede, mantiene contenuta la profondità di campo in modo di non soprammettere il suo essere artista al lavoro dell'artista Michelangelo.
Il  "non finito" voluto dal genio di Caprese viene particolarmente messo in evidenza dagli scatti di Amendola che sfruttano a questo scopo gli effetti luministici della luce radente: salta così agli occhi la somiglianza fra le superfici ancora grezze segnate da incisioni parallele del marmo e il meraviglioso tratteggio, che scandisce i piani di chiaroscuro dei disegni.
Il "non finito" del volto de Il Giorno e de Il Crepuscolo della Tomba del duca Giuliano de' Medici messo particolarmente in contrasto, negli scatti di Amendola, con le superfici ben definite e levigate rispettivamente delle spalle e del torace esalta l'effetto "abbagliante" del sole e mi torna a mente l'effetto di bagliore ricercato, e perfettamente trovato, da Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1904 in Il sole la grande tela conservata nella Galleria d'arte moderna di Roma.

Certamente se il David è riconosciuto come il simbolo erotico maschile in tutto il mondo non è per le dimensioni del pene che non torreggiano nel lato A dell'eroe biblico che abbattè Golia; funziona molto di più in quel senso la muscolosa rotondità dal suo lato B che Amendola valorizza al massimo.



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