08/09/13

L'ADELE di Barbara Dardanelli: La Fiera

L'altro giorno sono andata al Luna Park con l'Adele. Qua in Toscana il Luna Park lo chiamiamo la Fiera. La Fiera in effetti rende meglio l'idea di come quel turbinio di suoni, luci, grida e soprattutto odori ti soggioghino. Queste logicamente sono fiere paesane, quindi niente ferite mortali, forse solo forti mal di pancia che imputiamo alle montagne russe, per nascondere in realtà la quantità di bomboloni fritti e troiai in tutte le salse, che ci sentiamo quasi in obbligo di consumare, quando ci sale l'adrenalina.

 

Quando ero piccolina io, al banco del chiccaio m'impuntavo nel voler quelle boccettine fatte tipo microscopici biberon, che contenevano bevande dolcissime, così dolci che la lingua s'imparentava al palato. Quando  volevo osare un po' di più,  chiedevo la paperella piena di chicchi, che te la portavi dietro col bastoncino producendo un rumore infernale. I miei genitori invece, mi ricordo che s'ingozzavano di croccante e brigidini e quell'odore d'anice mi è rimasto talmente tanto nel naso a ricordarmi momenti belli, che ho imputato la mia fissazione in età adulta per la Sambuca, proprio a questa cosa. La sensazione bella è che, quando sono tornata alla fiera l'altro giorno, dopo anni e anni che non le frequentavo più, ho scoperto che niente alla fine è cambiato. Lo stesso odore di fritto e anice ad inebriarti il cervello, le catene che giravano, le grida dei ragazzi, i sorrisi dei bambini, le macchinine a cozzo usate per rimorchiare. Tutto uguale insomma, e a me si è aperto il cuore, ho pensato che ci sono delle cose nelle vita che è bello che restino immutabili, ferme, a puntellare i ricordi, senza dover far tanta fatica a pensare com'erano, perché ancora sono. Poi però mi sono accorta di una cosa fondamentale che effettivamente era cambiata, a parte il costo delle giostre, che per far fare due giri sul bruco mela all'Adele mi son partiti 2 euro. La cosa che è cambiata, com'è è naturale che sia, è la musica che esce dalle giostre. Ora è tutto un tripudio di Fedez e Club Dogo.

 

 

Ai miei tempi, me lo ricordo, sulla nave che saliva in cielo  si cantava Should I stay or should I go. Sembra una cavolata, ma quella musica, la musica che gli altoparlanti delle giostre sparano a volumi altissimi per caricare ancora di più la tua adrenalina, è una musica che volente o nolente ti rimarrà dentro e tu non lo sai, ma il giostraio sarà parte attiva dell'imprinting sui tuoi gusti musicali.

Ad esempio io mi ricordo perfettamente che alla giostrina che c'era alle Cascine dove il mio babbo mi portava tutte le domeniche mattina quando si andava a mangiare dai nonni di Porta Romana, mandavano Semplice di Gianni Togni. In età adulta mi sono scoperta a ricantarla e ad amarla profondamente.

E' l'imprinting. Tu lega una canzone ad un momento bello e felice, e quella canzone ti rimarrà cucita addosso tutta la vita. Per questo ieri, mentre ero alla fiera con l'Adele, ho benedetto un giostraio che, in mezzo a tutti questi rapper e tun tunz, ha avuto il coraggio di sparare a tutto fuoco Tunnel of love dei Dire Straits.

 
 
 


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