A forza di vederlo in televisione,
scientificamente preparato e meticolosamente impiattato, oggetto di
competizioni tanto feroci quanto asettiche, tendiamo quasi a scordarci di
quanto il cibo possa profumare, consolarci, farci innamorare. Poi certo, anche
riempire la pancia, ingrassare, avvelenare, ma tendenzialmente, per quanto mi
riguarda, preferisco concentrarmi sulle prime tre qualità. E’ anche per questo
che “Lunchbox”, opera prima del regista indiano Ritesh Batra, mi ha subito
conquistato. Perché con questo film il rischio di dimenticare quanto amiamo
mangiare (e innamorarci) non si corre: gli aromi e i colori delle spezie
sembrano bucare lo schermo, invaderci il cuore senza chiedere il permesso,
ricordarci che se davvero la vita è abitudine e nient’altro, forse,
parafrasando le parole di Ila, la protagonista, è quel “nient’altro” il motivo
per cui viviamo.
La storia è quella tipica, da manuale,
dell’incontro di due solitudini. Lei è una casalinga sufficientemente disperata,
lui un impiegato vedovo alla soglia della pensione. Lei si sforza di credere
che “la strada per il cuore passi attraverso lo stomaco”, lui è uno che lungo
la sua, di strada, prende a calci i gatti randagi. Lei ogni giorno cucina a un
insofferente marito un piccolo pranzo di Babette in versione tascabile e lo
sistema nella “lunchbox” del titolo - un contenitore di metallo a più piani,
identico a quello di milioni di lavoratori in tutto il mondo - che una zelante
équipe di portapranzi si incarica poi di prelevare a domicilio e di recapitare,
attraverso un viaggio della speranza nel traffico di Mumbai, sulla scrivania
del fortunato. Capita che un giorno la lunchbox preparata da lei finisca, per
sbaglio, sul tavolo di lui, che invece i pasti li ordina in un ristorante di
seconda categoria. Ed ecco che la più classica e deliziosa delle commedie
romantiche è servita.
Da aggiungere, sull’evolversi del racconto,
c’è ben poco: chi da un film si aspetta trame complicate, sovvertimenti di
ruoli e colpi di scena rimarrà, è il caso di dirlo, profondamente deluso. In
fondo, più che nella storia in sé, o nell’incontestabile bravura dei due
protagonisti, la ragione per andare a vedere “Lunchbox” sta nell’oggetto stesso
del titolo. In quel piccolo scrigno delle meraviglie in cui Ila, ogni giorno,
riesce a far entrare, con la maestria di una prestigiatrice, un pasto ricco
come un banchetto, di quelli che vanno mangiati a sedere e con tutta la calma
necessaria e che, nel migliore dei mondi possibili, richiederebbero anche una
bella apparecchiatura e un pisolino di apprezzamento. Qualcosa che noi, abituati alle nostre pause
pranzo un po’ precotte e un po’ rubate, non possiamo che invidiare
profondamente. Anche se forse, personalmente, la cosa che più ho invidiato è la
pazienza di Ila, la sua capacità di compiere ogni giorno una piccola magia, il
suo mettersi alla prova con qualcosa di semplice ma al tempo stesso
complicatissimo. Il suo prendersi del tempo, soprattutto, per regalare a se
stessa all’essere amato un momento straordinario nell’ordinarietà del
quotidiano.
Per chi vive a Firenze, il film rimarrà in
programmazione allo Stensen per tutto dicembre, doppiato e in lingua originale,
con orari consultabili sul sito www.stensen.org.
Durante la mia ricerca su Google per aiutare a ottenere la mia ex amante che vi ha divorziato di nuovo, mi sono imbattuto in questo meraviglioso uomo chiamato DR.AGBAZARA di AGBAZARA TEMPLE che ha fatto un bel lavoro per avermi aiutato a ottenere il mio marito divorziato indietro entro 48 ore .. I non ritengono che tali cose come questa possono essere possibile ma ora sono una testimonianza vivente perché AGBAZARA TEMPIO effettivamente portato indietro la mia amante, Se si riscontrano problemi di relazione perché non contattare DR.AGBAZARA TEMPLE via e-mail su: (agbazara@gmail.com)
RispondiEliminaAllora vi prometto che dopo 48 ore si dovrà motivi per festeggiare, come me.
EMPRESS LATIFER
da ITALIA