Grande attesa per “Mia madre”, il nuovo film di
Nanni Moretti.
Attesa delusa, almeno per la sottoscritta.
L’affondo in poltrona vellutata ha tenuto alto
in me il sentimento di commozione più per l’evidente copiosa lacrimazione di
mio marito che per il film stesso.
Eh si, lui il giornalista/autore
televisivo/scrittore/ecc ecc attempato e dal cuore cinico ha trovato il
film straordinario, commovente, perfetto nella strada descrittiva. Io,
casalinga multitasking di mezza età e dal cuore morbido ho trovato il
film lento, noioso e ingannevole nella descrizione del dolore.
Moretti racconta sostanzialmente il malessere
che ci scorta nella vita, costellato da una serie di incomodi
ostacoli difficili da affrontare: il lavoro, la famiglia, la gestione degli
affetti, la morte. Che ci sia la mano di un bravo cineasta è lampante ma, come
dicevano i prof a scuola “ il ragazzo è bravo ma non si applica, poteva dare di
più “.
Poteva stupirci, aggiungo io.
La perla del film è Margherita Buy in una delle
sue interpretazioni migliori , chiaramente una Moretti al femminile e per
questo più amabile sia nei momenti di egocentrica ironia che in quelli di
smarrimento.
Nanni Moretti è meglio che resti dietro la
macchina da presa, la sua voce dolciastra e la sua recitazione dal timbro
confuso e dalla pausa forzata, quasi in cerca di applauso nei tempi voluti, ne
fanno un narciso che a confronto Woody Allen è un dilettante.
Giulia Lazzarini, nel ruolo di ex professoressa
di latino e madre morente tiene la parte con gran padronanza ma qualche
forzatura, come l’enfasi nello sguardo, si insinua nei momenti cruciali legati
al trapasso imminente e, proprio per questo, le nego la promozione a pieni
voti.
Il personaggio prende maggiore forma nel
ricordo degli ex alunni, che ne decantano il vissuto. Quindi è l’assenza a
rafforzare la presenza della madre, come spesso accade nella vita quando
qualcuno che amiamo ci lascia.
Beatrice Mancini, la ragazzina che interpreta
la figlia della Buy è di spontanea bravura, lieve come solo i giovani sanno essere,
e porta un tocco di grazia, di naturalezza alla storia.
John Turturro nel ruolo enfatico e bizzarro
dell’attore che interpreta l’attore è meraviglioso nella sua recitazione dalla
storpiata pronuncia italiana, indossa perfettamente tutti i crismi che gli
artisti conclamati si portano appresso sia nel reale che nel virtuale.
Il bouquet sembrerebbe di grande effetto eppure
manca, a mio avviso, quella nota più intima, autentica, di fluido lirismo che
chi ha accompagnato alla morte un genitore dovrebbe avere marchiata a fuoco sul
cuore tanto da trasmetterla in un solo sguardo.
Però, c’è un però : a proposito di sguardo è da
non perdere quello di Margherita Buy: lungo, muto, compassionevole anche verso
se stessa, uno sguardo ampio, tanto da riuscire a contenere tutto il dolore.
Qui mi fermo e mi dico : se il suo sguardo è la
chiave del film, allora “Mia madre” è un capolavoro.
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