Gli Uffizi diventano sempre più “Nuovi Uffizi”. Con l’inaugurazione di
nuove sale che lentamente svuotano i depositi, riordinano le collezioni e ampliano la prima Galleria d’Italia. Insomma
i lavori procedono, verso quell’atteso e annoso raddoppio del museo, avviato
già quando il ministro dei beni culturali era Walter Veltroni.
Un ampliamento che, tra le altre novità, dal 2011 ha visto virare verso i colori le rigorose e pallide pareti degli spazi via via riguadagnati nella Galleria. A segnare il debutto, ci sono state dieci sale con le pareti <blu> dove sono esposti i dipinti delle Scuole straniere. Seguite da quelle <rosse> dedicate agli artisti del Manierismo. Infine da ieri abbiamo sei sale <gialle> per i dipinti del ‘600 e ‘700. Mentre si annunciano le prossime, le <verdi> per un’altra sezione dedicata alla Maniera Moderna. Ogni secolo o movimento artistico, ha il suo colore, o almeno pare che richieda la sua <maniera> di allestimento.
Un ampliamento che, tra le altre novità, dal 2011 ha visto virare verso i colori le rigorose e pallide pareti degli spazi via via riguadagnati nella Galleria. A segnare il debutto, ci sono state dieci sale con le pareti <blu> dove sono esposti i dipinti delle Scuole straniere. Seguite da quelle <rosse> dedicate agli artisti del Manierismo. Infine da ieri abbiamo sei sale <gialle> per i dipinti del ‘600 e ‘700. Mentre si annunciano le prossime, le <verdi> per un’altra sezione dedicata alla Maniera Moderna. Ogni secolo o movimento artistico, ha il suo colore, o almeno pare che richieda la sua <maniera> di allestimento.
Tuttavia va detto che le sale
inaugurate ieri, non hanno le pareti completamente gialle, ma solo dei pannelli
–uno per sala- in giallo ocra virato all’oro, colore consono e tipico di molti dipinti
barocchi.
Un richiamo dunque, più che una coloritura, che esalta, ambienta e valorizza i grandi quadri con squarci di luce su nature morte (dell’Empoli, Bartolomeo Bimbi..), paesaggi (da Filippo Napoletano a Pandolfo Reschi), allegorie, figure e ritratti(da Carlo Dolci a Suttermans), che fanno seguito alla sala 90 con le opere di Caravaggio. Sei sale tematiche, “unico caso agli Uffizi” ha sottolineato il direttore Antonio Natali illustrando i 48 quadri del ‘600 fiorentino e senese (Rutilio Manetti e Francesco Rustici) usciti in parte dai depositi o traslocati qui dal Corridoio Vasariano.
Un richiamo dunque, più che una coloritura, che esalta, ambienta e valorizza i grandi quadri con squarci di luce su nature morte (dell’Empoli, Bartolomeo Bimbi..), paesaggi (da Filippo Napoletano a Pandolfo Reschi), allegorie, figure e ritratti(da Carlo Dolci a Suttermans), che fanno seguito alla sala 90 con le opere di Caravaggio. Sei sale tematiche, “unico caso agli Uffizi” ha sottolineato il direttore Antonio Natali illustrando i 48 quadri del ‘600 fiorentino e senese (Rutilio Manetti e Francesco Rustici) usciti in parte dai depositi o traslocati qui dal Corridoio Vasariano.
Uffizi
tavolozza? Uffizi arcobaleno? Uffizi caleidoscopio? Sarebbe interessante aprire
un dibattito. Di fatto la scelta della coloritura delle pareti di molte sale ha
le sue motivazioni. Spiegate e suffragate da studi iconografici e museologici
da parte dei responsabili della galleria. Un mese fa si è tenuto alla
Biblioteca degli Uffizi un dottissimo convegno - purtroppo seguito solo dagli
addetti ai lavori e non aperto a contributi e confronti internazionali -
proprio su “Il colore nei musei”. Sulla
loro riscoperta ha molto indagato l’ex soprintendente Mario Lolli Ghetti,
ideatore e animatore del convegno e fautore del recupero di decorazioni e
coloriture in musei, gallerie e palazzi. “Una storia dei colori che accompagna
quella dei luoghi, delle funzioni e delle collezioni che deve essere riletta
con lo sguardo del museologo, del curatore direttore e tradotta in scelta
museografica“ precisa Isabella Lapi Ballerini, direttrice regionale.
Nel
caso degli Uffizi, il rigore del progetto di Vasari, le sue linee ribadite da
bianchi e grigi di pietra serena, e dai pavimenti in cotto rosso in ogni sala,
hanno sempre vinto ogni confronto e voglia di cambiamento. Fino ad oggi
appunto. Fino a quando Alessandra Marino, direttrice dei lavori dei Nuovi
Uffizi e il direttore della galleria Antonio Natali, con il consenso della
soprintendenza e di altre professionalità, non hanno deciso di osare i colori. Proprio
lì dove Vasari non aveva usato né il colore né l’opulenza dei decori, sfoggiati
ad esempio nel Salone dei ‘500 in Palazzo Vecchio, per lasciare tutta la scena
alle opere d’arte.
Oggi il
risultato è davanti agli occhi di tutti i visitatori. Le pareti colorate aiutano a leggere meglio
quadri e dipinti? Ne esaltano la fruizione estetica, il tenore emotivo, la
bellezza? Creano davvero una nuova
armonia necessaria? E’ solo una moda un po’ decadente imposta dal gusto del nostro
tempo, destinata a sparire in futuro nel viavai di poltrone di funzionari e
soprintendenti con appunto gusti diversi? Ognuno può dire la sua. Fiorentini e visitatori
sono chiamati a pronunciarsi.
Sicuramente le nuove cinque sale appena
inaugurate sono un passo avanti verso una galleria sempre più grande e moderna.
E, colori delle pareti a parte, quello che serve urgentemente è un’illuminazione
adeguata dei capolavori di luci ed ombre del nostro ‘600. Solo una delle
nuovissime sale è attrezzata di faretti in modo efficace.
Altrimenti tutti i dipinti esposti risultano superfici piatte, cupe e quasi illeggibili. I primi colori che i visitatori vogliono vedere bene, sono di certo i cromatismi dei quadri. Ancora una volta, cercasi disperatamente mecenate per nuove luci agli Uffizi.
Altrimenti tutti i dipinti esposti risultano superfici piatte, cupe e quasi illeggibili. I primi colori che i visitatori vogliono vedere bene, sono di certo i cromatismi dei quadri. Ancora una volta, cercasi disperatamente mecenate per nuove luci agli Uffizi.
Piacevole passeggiata fra Empoli, Bimbi, Dolci.... Bene il giallo, quel giallo. Sui faretti non so, gioverebbe vedere di più?
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