10/02/15

VITE VENDUTE IN ON THE ROAD AGAIN di Gianni Caverni

Folco Lulli fa il fiorentino e non può che farlo benissimo viso che proprio a Firenze era nato nel 1912. Dunque c'è un fiorentino, due francesi (uno è Ives Montand, insomma Ivo Livi da Monsummano Terme) e uno scandinavo.


Non è l'inizio di una banale barzelletta a sfondo nazionalista ma la lista dei protagonisti di Vite vendute (Le salair de la peur), lo straordinario film diretto da Henri-Georges Clouzot nel 1953 e fortunatamente riproposto da Riccardo Pangallo nei lunedì sera della rassegna On the road again al Cinema Colonna. 



Ha detto il buon Pangallo durante la presentazione del film che "chi lo ha visto certamente non lo ha dimenticato". Posso senz'altro testimoniare che è proprio così: io nel '53 avevo 6 anni ed escludo nel modo più categorico che i miei mi abbiano portato a vederlo allora al cinema. 



Sono quasi certo di averlo visto alla televisione qualche anno dopo, quando la televisione era ancora in bianco e nero e in questo caso la cosa non incideva perché anche il film era in bianco e nero. Sono invece del tutto certo che ero ancora poco più che bambino e che rimasi colpito dalla tensione che si viveva durante lo scorrere della pellicola: in fondo non succedeva niente eppure sarebbe successo tutto, oppure no, oppure sì, e restavo incollato alla poltrona o a quello che era. 



Ma lunedì scorso quando sono entrato nella grande sala del Colonna di quel mitico film che aveva forgiato in parte il mio gusto narrativo ed estetico, ma anche la mia formazione etica per lo schieramento dalla parte degli irregolari e diseredati, di quel film insomma mi ricordavo solo che c'era da portare, in mezzo a un caldo che s'abbaiava, per un monte di chilometri due camion (in fiorentino cami, plurale) carichi di esplosivo, pronto a fare un macello anche solo per una scossa o una vibrazione. 



Ci riescono? Bho, e chi se lo ricordava? Ma in fondo non era quello importante, l'importante era la tensione, la paura, la vigliaccheria sempre in agguato e il coraggio della disperazione. Tutto il film si intesseva di attesa, e tutto questo me lo ricordavo bene! 



Per il resto non ero sicuro nemmeno del titolo ma quando ho letto di Ives Montand sono stato certo che era QUEL film nonostante sulle prime addirittura fossi stato propenso a ricordarmi invece di un Humphrey Bogart.



Di film in programma in On the road again ne restano solo due, ma magari Pangallo, che si vede che il cinema lo ama inventa un'altra rassegna per farci godere, speriamo.



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