18/02/15

DUE IN UNO: GIOACCHINO PONTRELLI di Gianni Caverni

Pittore, Gioacchino Pontrelli, salernitano e romano di adozione, è un pittore. Una tipologia d'artista non frequente di questi tempi. 



Grandi dittici creati affiancando due tele quadrate, in sé già simboleggiando la scelta dell'artista di far convivere due mondi solo apparentemente differenti: da una parte (ma è un modo di dire perché i due mondi si intersecano e si intrecciano, colano, è proprio il caso di dirlo, l'uno nell'altro), da una parte si diceva una realtà vista con gli occhi ipnotizzati di un interior designer e dall'altra una vista con quelli rivoltosi dell'astrazione. Il risultato di questo complesso "vedere e riferire" è la serie di quadri che da domani venerdì 21 febbraio saranno in mostra da TornabuoniArte, via Maggio 58r, e che colpiscono per la loro estrema eleganza formale, per la sontuosità dei colori, per la compostezza dell'apparente caos. 



Ma non basta, c'è qualcosa nei quadri di Gioacchino Pontrelli che riguarda una dimensione psicologica, forse più onirica: le poltrone, i mobili, le carte da parati e comunque le decorazioni murarie, le finestre che parcellizzano gli esterni, i divani, insomma le stanze non sono solo deserte, trovano nell'assenza degli abitanti la loro specifica essenza di ambienti di apparenza, di set fotografici, di quinte teatrali. 



Il non previsto, quel tanto di sorprendente che è dato dall'elemento umano che quegli spazi dovrebbe solcare e consumare viene qui esaltato e paradossalmente sintetizzato da una sorta di blob, da una colatura, uno schizzo, un ghirigoro irrazionale, un gorgo inquieto e sfacciato che mette in discussione quell'ordine asettico. Sembra che un pollockiano dripping si abbatta senza pietà sulle stanze dalle quali è assente il pathos portando finalmente la vita. 



Ma superato il primo impatto riemerge prepotente la sensazione di un grande controllo inossidabile: anche il vistoso e straniante dripping non è altro che iperrealismo, l'iperrealismo dell'astrazione, degli effetti del gesto violento e iconoclasta del pittore altro, quello pollockiano, insomma una contraddizione in termini, un ossimoro. In fondo regna sovrana una poetica da horror vacui, seppure in salsa lisergica, che descrive alla grande molti aspetti della contemporaneità.




Nella bella galleria di via Maggio, quella dedicata ai giovani artisti (quella di Lungarno Benvenuto Cellini 3 propone sempre artisti più "storicizzati") l'effetto d'insieme è di assoluto rilievo, come sottolinea orgoglioso Roberto Casamonti, il titolare: "E' qualche anno che tengo d'occhio Pontrelli, ogni tanto compravo un suo quadro ma non li avevo mai esposti in attesa di un'occasione come questa, ora sono davvero contento".





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