24/05/15

LA LEGGEREZZA E' IRRESISTIBILE. YOUTH SECONDO LEI di Silvia Nardi Dei

Michael Caine è un compositore e direttore d’orchestra in pensione che rifiuta di esibirsi ancora, benché invitato dalla regina Elisabetta a dirigere un concerto a Londra, e Harvey Keitel un noto regista che sta preparando la sceneggiatura di un film/testamento con un gruppo di giovani collaboratori. 
Siamo sulle Alpi svizzere, dove due amici ottantenni trascorrono un periodo di vacanza in un lussosissimo hotel. 
Il regista cerca di reclutare nel cast una famosa attrice, anziana pure lei, e amica sua da sempre, che non accetterà la proposta e brutalmente gli dice che lo considera troppo vecchio per fare un film di successo, scatenando in lui una drammatica reazione.
Accanto ai vecchi troviamo i giovani: la figlia del compositore, poi un attore che si sforza di entrare nel personaggio di Hitler, una splendida Miss Universo, ed anche un Maradona terribilmente obeso e sofferente che compare di tanto in tanto a testimoniare il paradossale e perfido, in questo caso, passare del tempo, insieme a una miriade di personaggi minori, anch’essi descritti con abilità e fantasia, come la giovanissima e sensibile massaggiatrice, che con il tocco delle sue mani riesce a intuire lo stato d’animo dei clienti, o il monaco buddista che medita sul prato dell’albergo e levita nell’aria. Ecco, fin qui i personaggi.
Ciò a cui ho pensato appena uscita dal cinema è stato che le conseguenze dell'amore, quando chiudi il giro della vita, sono tante. Sono sforzi immani per risultati modesti. Quando sei pieno di rughe e conti le pisciate che fai in un giorno, sai che è arrivato il tuo turno: puoi sederti, fare scommesse sugli altri e stare ad osservare quel che accade. 
Puoi ascoltare in silenzio figlie che ti accusano di non averle abbracciate, e urlare contro regine che ti chiedono uno show. Puoi rimpiangere chi hai dimenticato ma amerai per sempre, celebrare dive ingrate e coltivare ancora sogni di gloria. Perchè ormai Igor Stravinskij è come un giro in bicicletta, per te. Perchè tutto - la morte, il rimpianto, il sesso, il candore - ha lo stesso peso specifico: è leggero.
Leggero è a modo suo lo strepitoso anziano compositore. Meravigliosamente sarcastico, teneramente colpevole ma già assolto, pronto a guardare nello specchio d'acqua gli errori fatti e la sua faccia riflessa. Tutto ti sfiora, ma nulla ormai ti annienta, sei sospeso. E se la faccia è quella di Michael Caine, non hai scelta: sei perfetto per la parte.
Un personaggio così dolce e lieve mi sorprende, dopo il Servillo del film precedente, dopo tutto quel Barocco e quel vuoto-pieno di splendore. Non che manchi qui la firma del recentissimo Paolo Sorrentino, anzi (la fotografia, ad esempio, o certi personaggi "esagerati", caricaturali pur standoci tutti) ma stavolta la storia è troppo completa, le emozioni troppo esplose, i personaggi troppo dolcemente consumati, per rinunciare alla bellezza. 
La bellezza, quella grande, infatti, c'è anche qui, eccome! Mentre parli di umanità, di ultime ore, di prostata, tradimento, riscatto, sesso dimenticato, tenerezza, perdono.
Fa riflettere allora che in competizione a Cannes ci siano questi due film italiani, Mia Madre e Youth, che raccontano in modo assolutamente diverso la stessa cosa. Un percorso finale, da qui a là, senza armi spiegate. Nella semplicità e prevedibilità (per me) di Moretti e qui nell'armonia totale di Sorrentino, due facce della stessa storia: genitori e figli, gli uni davanti agli altri ad accettarsi, e la vecchiaia, la morte. La marcia in più di Youth stavolta non è solamente nelle scene ma nelle parole. Cariche di ironia, pungenti, commoventi e FINALMENTE inaspettate.
E poi la musica, che per Sorrentino si può percepire ovunque, ci circonda, ci avvolge: l'anziano compositore la trova in una carta di caramella che, stropicciata tra le dita, serve a scandire il ritmo, nei campanacci delle mucche sui prati o nel soffio del vento che agita le fronde. E poi l'acqua, sia pure quella di una piscina, in cui corpi giovani e vecchi s’immergono per rilassarsi e purificarsi, per osservare gli altri o per parlare e confidarsi con sincerità, come fanno i due anziani amici. 
Quando un film è fatto soprattutto della vita densa delle persone, raccontata in modo magistrale, la storia sovrasta anche lo stile e arriva al centro dello sterno, nel muscolo cuore, che è carne che invecchia ed emozione che rivive. In un dialogo difficile in cui la vita ti perdona, e in uno commovente in cui ti manca il tuo amore, capisci cosa è distante, cosa è vicino, cosa porterai davvero sempre dentro di te. Il futuro, anche per un vecchio, può rappresentare una grande occasione di libertà spirituale insieme al rispetto per il passato, per i ricordi, per la memoria e soprattutto per i sentimenti.
Il film è dedicato ad un altro grande regista napoletano, Francesco Rosi, scomparso da poco.

Youth è un’opera incantatrice, che inghiotte lo spettatore con profondità d’immagine e di pensiero. Una profondità leggera, senza dubbio. 
A chi ha detto che Sorrentino si è "ispirato" a La montagna incantata di Mann faccio i miei complimenti per la cultura e la capacità di intuire certi ipotetici meccanismi da furbetto del regista napoletano: io non l'ho letto, quindi mi accontento di essermi emozionata moltissimo al cinema, e se anche fosse vera questa teoria del quasi plagio, perdono molto volentieri Sorrentino, perchè il film è stupendo.

1 commento:

  1. Ottima recensione, Silvia: da far impallidire Gianluigi Rondi! Ma il film è in programmazione tuttora nelle Multisale?

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