23/01/15

HUNGRY HEARTS OVVERO WHERE ARE WE NOW? di Laura Lombardi

Pubblico volentieri, con il suo consenso, il post di Laura Lombardi su Face Book. I commenti che seguono non posso che pubblicarli anonimi. Le immagini le ho aggiunte io (gc)

Ho visto "Hungry hearts “ il film con la madre - bravissima alba rohrwacher - che affama il figlio per non inquinarlo di cibo sporco, che tende a non farlo uscire di casa per non contaminarlo di smog metropolitano e passa le giornate della sua nevrosi coltivando fiori nella piccola serra costruita sul tetto del palazzo. 

L’ho visto nel giorno in cui, dopo la morte di fame del francese, è uscito su “Repubblica" un articolo “Puri da morire”, che esamina appunto questa diffusa corsa alla purezza, con cifre notevoli che testimoniano un vero e proprio fenomeno in crescita: persone che si affamano o affamano i figli, che scelgono l’eremitaggio tra i boschi, che si nutrono di bacche o solo di acqua fino a morirne, per opposizione a una civiltà ipermediatizzata, iperconnessa, iper imbottita di cibo (basti pensare in effetti alle morti per infarti o malattie cardiovascolari, ma la parentesi sarebbe qui troppo ampia). E mi viene allora in mente a Parigi alla mostra “Inside” al Palais de Tokyo quell'orso imbalsamato, testimonianza della performance di Adrien Poincheval, che in quell’involucro aveva scelto di vivere due settimane (o più?) in simbiosi con la carcassa dell’animale, riducendo al minimo le sue funzioni vitali: performance che si inserisce nella ricerca dell'artista tutta tesa a pratiche di isolamento e di ascesi. 

Scelte che solo vagamente rimandano a quelle dei figli dei fiori anni ’70, del pecorino zen e, dei viaggi in India etc.. perché manca quell’aspetto giocoso, sognatore e felicemente utopico che le animava. Là c’era la volontà di proporre una diversa civiltà rispetto a quella pop del consumismo del boom economico, qui c’è più una volontà di riduzione minimale, fino appunto alla morte, che - mi si perdoni il paragone un po’ assurdo - mi appare un po' come la risposta “buona” al generale vuoto abissale di ideali e di valori della nostra civiltà, che spinge invece - su altri fronti - giovani musulmani occidentalizzati a scegliere di abbandonare le periferie dove erano rapper o le università internazionali dove eran brillanti promesse, per immolarsi in nome di Allah. 

Noi saremo più francescani nella risposta a quel vuoto, ma la folle tensione esiste. Per citare il titolo della canzone di Bowie: “Where are we now?”.


un vuoto buio per cercare la distruzione nell'illusione di un benessere del corpo (da punire) utopico primitivo e feroce.........


Non vedo l'ora di vederlo!


gran bella analisi...grazie !!


Perche il vuoto fa paura. Se non si riformattano i valori importanti adeguandoli al nostro tempo senza cadere nel desiderio post naif di una vita vera solo se a contatto con la natura .... la natura non è ne buona ne cattiva . E'.


L'esagerazione a questo punto confina con l'isteria, una patologia grave come quella che descrivi è che scaturisce dall'epoca che viviamo. La soluzione c'è ma è utopica come quella del nulla. Si chiama l'equilibrio. Coltiviamo la saggezza, l'equilibrio e la natura è tutto andrà meglio.


L'equilibrio è un'impresa caro X


hai proprio ragione. ma io il coraggio di vedere il film, non ce l'ho


Peccato! È bello


non reggerei la tensione


Accidenti che analisi e riflessione. Potrebbe essere un argomento di tesi. Anche io ho avuto la sensazione che anche questi recenti estremismi siano il frutto di vuoti e disagi esistenziali


condivido la riflessione su breralab perché capita al momento giusto !!


Ma perché l'Ipad mi mette un accento su ogni e da sola....
L'equilibrio e l'armonia sono per me degli obiettivi indispensabili alla nostra vita nella quale la discussione, lo scambio, il rimescolare esperienze, passioni, credenze permette il vivere assieme. Comportamenti come quelli evocati dal film non sono altro che estremismo intellettuale sterile e pericoloso non solo fisicamente ma sopratutto socialmente isolandoti dagli antri che ti costruiscono con la loro differenza. Scusa le frasi buttate un po' alla c.... ma non ho tempo di sviluppare e il mio italiano è veramente arrugginito. Grippato. Non so se meriterebbe 36 ;0)


Hai ragione, Laura: condivido in pieno la tua analisi. Quanto a me, mi salvo giusto grazie alla mia assidua frequentazione degli allievi, che - per loro fortuna - ancora su questo vuoto non si sono affacciati. O perlomeno lo hanno fatto solo in pochi...


Beh X si speriamo... e poi diciamo che le nostre pargolette per ora reggono...
20 h 


Grazie per averci regalato questa ricca pagina di riflessioni sui vuoti esistenziali , ti auguro di tutto cuore che tua figlia sia serena e positiva


okkei Lauretta, mi hai convinto ad andarci frequento puristi assai


Vado a vederlo questo fine settimana.

4 commenti:

  1. Grazie a Laura Lombardi per questa bella recensione che incuriosice e spinge ad andare a vedere il film di Costanzo. Soprattutto per le riflessioni che le ha suscitato. A dir la verità io l'ho visto ieri sera, e nonstante Il coraggio e le scelte registiche siano ammirabili (scegliendo di raccontare la vicenda tramite grandangoli e prospettive distorte, Costanzo sperimenta nel linguaggio e nell’uso espressivo dell’immagine, collezionando più di una sequenza efficace e, soprattutto, tessendo un’atmosfera soffocante e ‘repellente’ che specchia appieno l’animo del film) a mio avviso la sceneggiatura del film, il racconto di questa ossessione e delle sue derive ai limiti dell'horror non sono mai indagate in maniera efficace, rimangono incagliate in una rappresentazione piuttosto superficiale. In particolare il personaggio della madre di Jude, che sarebbe potuto essere un interessante ‘terzo incomodo’, rappresenta un grave errore di scrittura e caratterizzazione: scialbo e troppo poco ambiguo per risultare efficace, è protagonista di alcune scene che, drammatiche sulla carta, a conti fatti sfondano le soglie del ridicolo involontario. E così dopo una prima parte che, nonostante alti e bassi, risultava energica, il film non riesce più a gestire le sue debolezze e si sfalda in una rappresentazione approssimativa che svela tutti i buchi di sceneggiatura.
    Nonostante questo, sulla pelle rimane la sensazione di un film pulsante e sentito, sicuramente danneggiato da una scrittura a mio parere un pochino approssimativa. Chissà se, con un lavoro su personaggi e dinamiche diverso, Saverio Costanzo avrebbe realizzato quell’opera morbosa e viscerale a cui ambiva. A parere mio, probabilmente sì. Intanto ancora grazie per un altro motivo: mi ha fatto "riascoltare" WHERE ARE WE NOW, direi meravigliosa.
    Silvia Nardi - Dei

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  2. Silvia, ho letto con molto interesse il tuo acutissimo commento e concordo sui difetti del film, anche se mi hanno infastidito meno di quanto tu scrivi, forse perché mi sono lasciata trascinare dal soggetto e dall'atmosfera da vero huit-clos che, nonostante tutto, la regia di Costanzo ben traduce: tuttavia è vero, in particolare, che il personaggio della madre è poco convincente, un po'meccanico e perfino leggermente improbabile, non tanto nell'epilogo, quanto nelle scene precedenti. Un'occasione persa, di certo. E trovo che 'i buchi di sceneggiatura' riguardino soprattutto quelle parti. Non aggiungo altro per non svelare la trama a chi non avesse ancora visto il film, perché comunque, se non si conosce la storia, la suspence c'è. Mi han detto che è un vero peccato non averlo visto in lingua originale (questa maledetta mania di sottotitolare tutti i film senza lasciare, salvo rari casi, la scelta al pubblico), perché in inglese Alba Ro.. doppia se stessa, parlando un inglese da italiana, più stentato, il che accentua il suo sradicamento in terra americana e giustifica meglio quel che segue (avendo oltretutto lei rinunciato al lavoro etc..).
    Infine grazie per il mio Bowie: sono felice che qualcuno condivida l'amore per quel brano. Quando uscì due o tre anni fa, persone a me care dissero che era mieloso e che si capiva quanto lui fosse invecchiato. Laura Lombardi

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  3. Laura, aspettavo con un po’ di preoccupazione una tua risposta, dato che qualcuno che aveva letto il mio commento mi accusava di aver usato toni supponenti da “grande critica”. Da quello che leggo, per fortuna, tu non la pensi così, e questo è l’importante. Grazie a te, è come se avessi rivisto il film, guardandolo da un’altra angolazione, quindi grazie ancora per gli spunti. Quanto a David Bowie ci troviamo ancora una volta d’accordo: ma quale mieloso??? E poi, siamo sicuri che il binomio “invecchiato/mieloso” abbia un senso? Intorno a me vedo parecchi vecchi che si inacidiscono, altro che miele! 

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  4. Ma figurati! nessun tono supponente il tuo, ma io ho voluto solo spiegarti che il mio scritto trasferito da Gianni sul suo blog era in realtà all'origine - come si vede - un post di fb, e quindi con quel tono da "ciana" che, almeno nel mio caso, i post hanno, perfino quando trattan di cose più serie. Io non volevo insomma fare la recensione al film, ma da lì partire e divagare, soprattutto colpita dall'articolo letto su Repubblica sugli affamati volontari. E poi ben vengano i dibattiti! E viva David e la dolcezza senile.

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