12/10/16

MODALITà IN PAUSA di Miss Holmes

Fa freddo, un po’ a tradimento. Pioviccica, anche. E l’energia, almeno dalle mie parti, va scemando. Proprio in questi giorni, mentre cercavo qualche golf di lana nel tentativo di rimandare il temuto cambio degli armadi, mi veniva in mente che a volte bisogna lasciare che le cose accadano. Ma che altre volte invece bisogna anche avere il coraggio di permettere che NON accadano. E forse questa seconda opzione è la più complessa e difficile.

In campo sentimentale, conosco tante donne che da tempo si sono abituate ad andare a prendersi quello che desiderano. In modi diversi, come possono essere diversi i desideri che le animano nei multiformi e diversi momenti delle loro vite. Osservano, ascoltano, chiedono, escono, chiacchierano, intessono relazioni, fanno sesso, restano o vanno a seconda di quello che vogliono.
Questo è bene. A me per esempio piace. Ne escono fuori belle serate senza futuro o anche bellissime e lunghe storie. Quando va male, di solito ci scappa almeno una storiella divertente da raccontare.

Però ci sono anche altri momenti. Periodi della vita in cui la cosa che viene meglio è stare ferme. Monumenti alla pigrizia sentimentale, ci si aggira per bar, cinema e locali senza distogliere lo sguardo dal Negroni o dalla faccia perplessa delle amiche, senza fiutare prede. 

Questo stato può proseguire per qualche mese. Ed è l’occasione per sperimentare il brivido di lasciare che le cose non accadano. Carniere vuoto, cuore senza tumulti, mentre l’intellettuale stimolante, il libraio carino e il passante malizioso scivolano via senza mostrare le loro potenzialità.
C’è anche un’alternativa. Lasciare che siano loro, i maschi, a far accadere le cose. Sono buffi da guardare, quando gli si lascia campo libero: perché questo mito dell’uomo cacciatore secondo me è un po’ sopravvalutato. 

Insomma, può essere divertente lanciare uno sguardo a qualcuno che piace e vedere cosa fa. Non telefonare, ma rispondere se telefona. Non invitare, ma accettare se invita. A volte, anche andare a vedere com’è qualcuno che lì per lì non sembra proprio il tuo tipo. Cercare una sorpresa, percorrere strade diverse. Vedere se fuori dalla comfort zone c’è vita e c’è speranza. Tanto a sparire si fa sempre in tempo. A volte questi esperimenti non portano a nulla. Ma proprio nulla voglio dire: quello magari neanche si gira, non chiama, non invita. Ma se il contatto si stabilisce, può davvero valere la pena di lasciare il nostro uomo andare per conto suo e osservarlo mentre prova a far conquiste. Con il vantaggio che sarà piuttosto semplice capire in che direzione si muove.

Perché a volte a stare immobili si osserva meglio quello che succede intorno. E si può prendere una pausa, recuperare energia o semplicemente attraversare un periodo della vita in cui va così.
Per poi, quando come e se ci va, tornare ad allungare l’occhio e la mano, pronte a dire “voglio quello”, ad alzarci da tavola per prime, pagare il conto e più tardi sparire nel cuore della notte, rapide e silenziose, “con la scusa di raccogliere la legna per il camino”. Non importa che il camino lo abbiate davvero, per carità. Basta andar via veloci se non si vuol restare. E basta non essere crudeli, perché quello è davvero da cafone.


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