05/10/16

IL CASSETTO DELLA BIANCHERIA di Miss Holmes

Una volta, era parecchio tempo fa, un’amica mi ha spiegato che bisogna prestare molta cura al proprio cassetto della biancheria.
Lo stato dello stipetto in questione, mi disse serissima davanti ad un Negroni, è più o meno lo specchio del tuo ego sessuale.

Ovviamente, una volta a casa mi sentii obbligata ad un’ispezione accurata. Che se non ebbe risultati proprio sconfortanti certo non mi lasciò neanche del tutto soddisfatta.
Ma quello che più di tutto quella riflessione mi ha insegnato è che la biancheria, oltre ad essere un indispensabile elemento dell’abbigliamento, anche a tutela dell’igiene personale, può raccontare molto di noi. E dovrebbe essere scelta per noi, non solo per piacere agli uomini o alle donne con cui avremo a che fare nell’intimità.
Intanto, dagli altri non sappiamo mai cosa aspettarci: puoi giocare la carta della femme fatale in bustier di pizzo grigio e viene fuori che l’uomo in questione si eccita solo con le sloggi  bianche. 

Puoi puntare sul candore del sangallo e puff, quello si smoscia perché preferisce la seta nera. Arrivi al dunque ben equipaggiato in uno slip che evidenzia con discrezione le tue doti e la compagna di letto inorridisce perché è di quelle solo boxer.
Dopo un paio di queste esperienze, la mia decisione è stata più o meno: segui l’istinto e mettiti quello con cui ti senti a tuo agio.
Ed ecco che arriviamo al secondo capitolo della faccenda. Su cui bisogna essere molto onesti e non avere alcuna pietà.
Perché “quello con cui ti senti a tuo agio” non include ex mutande bianche diventate grigie, brasiliani già sexy ma con gli elastici ormai ridotti a fionde con cui dare la caccia ai fagiani per il risotto, reggiseni con il ferretto ondulato, slip bucati, oggetti non identificati di cui non si ricorda nemmeno più la data di acquisto.

Quando ho fatto il repulisti dal mio cassetto, seppure non fosse in condizioni tragiche, alla fine è rimasto molto poco. Perché per il proprio ego sessuale il livello “accettabile” non è accettabile. Bisogna puntare all’eccellenza. E siccome è sempre bene partire dai dettagli, un paio di mutande ammodo può essere un punto di partenza importante nella vita.

Detto questo, sbizzarritevi: avete mai pensato a come potrebbe essere diverso affrontare una riunione noiosissima con indosso una guepiere di pizzo color pavone? O andare dal commercialista in jeans e brasiliano di seta rosa?  Vi piacciono i coordinati? Accomodatevi! Li odiate perché vi danno la sensazione del “piatto pronto”? Inventate accostamenti. Immaginate la sensazione del pizzo e della seta e del cotone sulla pelle (un consiglio serio: non cedete mai alle lusinghe del sintetico, solo fibre naturali), soppesate comodità e fascino di lacci e laccetti. 
E i colori? È vero che ci vuole una scorta di nero/bianco/nude, ma quanta gioia possono dare il rosa o l’azzurro cielo? O il verde o il blu carico o il giallo addirittura e tutte le sfumature e le fantasie e i ricami? 

Potete comprare nelle grandi catene, risparmiare per i saldi, farvi fare un regalo speciale, custodire come un tesoro pezzi unici che forse non indosserete mai, ma che danno piacere agli occhi. Però divertitevi. E mantenete il segreto. Almeno finché non si presenterà qualcuno di abbastanza affascinante da farselo svelare. Che dovrà sudarsi la rivelazione. O forse no. Dipende da quanto vi piace.

1 commento:

  1. ok ok, severamente redarguito da Miss Holmes, che è d'accordo con Maria Antonietta Scarpari per le troppe foto di donne in mutande (le foto sono responsabilità mia) ne ho eliminato buona parte.
    Chiedo venia!

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