13/05/16

JAN FABRE: SPIRITUAL GUARDS

"VIVA L'ARTE VIVA L'ARTE VIVA L'ARTE VIVA L'ARTE", così Jan Fabre ci ha salvato da morte certa dopo una conferenza stampa convocata per le 13 e iniziata alle 13,30! Hanno parlato nell'ordine il sindaco Dario Nardella, Sergio Risaliti, direttore artistico della faccenda, le curatrici della grande mostra dedicata all'artista belga che si snoda fra il Forte Belvedere, Piazza Signoria e Palazzo Vecchio Joanna De Vos e Melania Rossi che mosse da furente sadismo hanno creduto bene di parlare ognuna due volte. 

Stirati da un vento feroce a quel punto abbiamo visto molti degli astanti vacillare in piedi sulle pietre della grande terrazza che, al primo piano della palazzina, affaccia su un panorama che ben conosciamo per la bellezza straordinaria. Anche gli astanti seduti sulle sedie di plexiglas (quorum ego) cominciavano a preoccuparsi della loro salute. A quel punto, annunciata da una vergognosa stonatura dei due suonatori di chiarine (possibile che il protocollo non debba tener conto del ridicolo?!) vestiti, col reggitore del gonfalone cittadino, come dei cretini, si è svolta la consegna da parte del Sindaco delle chiavi della città al povero Fabre, l'unico in grado di capire che la situazione si stava facendo drammatica e che a quel punto si è inventato forse l'intervento più breve della storia, 4 secondi netti. Gloria eterna a Jan Fabre fosse solo per questo! 14 mezze pizzette e un paio di bottiglioni di Coca Cola poco hanno potuto e solo i più atletici ne hanno goduto, si fa per dire.

I bronzi fantasiosi e luccicanti dell'artista fiammingo popolano i diversi piani di pietra, di ghiaia e d'erba del Forte Belvedere, e le sale dei due piani della palazzina dove, alle pareti numerosi schermi rimandano una scelta delle sue più famose performance degli ultimi 40 anni. Merita certamente una particolare attenzione il video che ripropone l'ultima performance di Fabre, quella che ha realizzato pochi giorni fa in Piazza Signoria strisciando come un verme (bloccato com'era da diversi giri di robusto nastro adesivo per essere, come un verme appunto, privo di braccia e gambe) fra i suoi "Misuratore di nuvole" e "Searching Utopia" (il "tartarugone") e i più antichi Biancone, David, Giambologna eccetera. Il verme, se fosse necessaria una spiegazione, è metafora dell'umiltà e della fertilità.

Ma a proposito di insetti è lo scarabeo, lo stercoraro, l'animale che Fabre ha preso da sempre come simbolo della condizione umana. 

Animale sacro, fornito di una robusta armatura, è eletto dall'artista belga come tramite fra la terra e il cielo, fra la pesantezza della condizione umana e la leggerezza della spiritualità. Se in Palazzo Vecchio migliaia e migliaia di gusci veri di scarabei, dai colori cangianti e preziosi, compongono, fra l'altro, il grande mappamondo delle stesse misure di quello originale fiorentino, al Forte Belvedere sette scarabei, sui quali si alzano croci, rami, bastoni sacri ecc, vigilano sulla città dagli altrettanti bastioni: sono gli "Spiritual Gards" di bronzo al silicio, le guardie spirituali che hanno dato il titolo a tutta la manifestazione espositiva.

La passione di Fabre per gli esoscheletri si traduce presto in quella per le armature indossate con impaccio da lui stesso nell'impersonificare l'eroico, ma sconfitto, cavaliere medievale, in più di una delle sue coreografie/performance (e video) e in quel cimitero di lucidissimi pezzi di armature disseminati sul piano posteriore della palazzina come resti di un'atroce campo di battaglia.

Ma noi non siamo esoscheletri, siamo fragili. Il nostro scheletro è interno, ci sostiene. E fra tante corazze giace, non meno preziosa e lucida ma certamente più sinuosa ed elegante, proprio davanti al video della performance del verme, la nostra colonna vertebrale, smontata e sistemata come i pezzi di una macchina.

Più prossimo al panorama della città "L'uomo che porta la croce", niente a che fare con la passione di Gesù, quest'uomo sostiene con una sola mano quasi danzando e con estrema leggerezza una croce. 

Più indietro, sulla grande terrazza del primo piano "L'uomo che dirige le stelle" vestito con una tuta da lavoro e con una sottile bacchetta nella mano destra. 

"L'uomo che da il fuoco" si copre dal vento con un ampio cappotto messo anche sulla testa per accendere la fiamma del suo zippo e un meccanismo a tempo fa davvero appiccare la fiamma all'accendino.

Interessante, misterioso ed in qualche modo evocativo "L'uomo che scrive sull'acqua", il complesso scultoreo fatto da sette vasche da bagno (i giorni della settimana? i sette peccati capitali?) piene d'acqua collocate l'una accanto all'altra. 

Immerso nella seconda un uomo, vestito, che con l'indice a pochi millimetri dalla superficie liquida tenta l'impresa, affascinante perché impossibile, di scrivere sull'acqua.

Nei due grandi bastioni estremi di fronte alla città la serie di autoritratti, i busti dalle cui teste escono corna monumentali, unicorni, orecchie d'asino, protuberanze animali. Due di questi autoritratti, e le relative cere, furono donati quattro anni fa alla galleria degli autoritratti e adesso sono visibili alla fine del Corridoio Vasariano.

E' comunque interessante notare che tutte le sculture che rappresentano figure umane hanno il volto di Jan Fabre stesso. Lui dice che il volto è sempre il suo o quello di suo zio ma crediamo che sia un burlone. O che suo zio fosse suo fratello gemello.
Durante tutta la durata della mostra (fino al 2 ottobre) l'ingresso al Forte Belvedere sarà gratuito.
La Galleria Il Ponte, che a Fabre ha dedicato "Kight the Night" alla fine dell'anno scorso (vedi) ripropone alcune opere di quella mostra per tutta la durata della manifestazione.



1 commento:

  1. Esaurientissimo illustratissimo bell'articolo. Bravo Gianni. Grazie.
    Io che corro tutti i giorni in Ogliastra tra le cacche delle pecore e zompo e saltello per non pesticciare gli stercorari indaffarati che posso dire? Non ho simpatia per il signor Fabre e la sua arte. Preferisco gli scarabei.

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