16/03/16

I PRETI, I SANTI E LE SUORE, NON CERTO I GAY! di Fulvio Petri

Vorrei scrivere un messaggio rivolto soprattutto a quegli estremisti cattolici che si sentono tanto minacciati dal cosiddetto “gender” e dall'apertura verso nuove tipologie di famiglia, nonché al riconoscimento di altre “varianti” comportamentali e di pensiero che non si rifanno alla loro limitata idea di “stile di vita”.
Anzitutto, questo tanto decantato “annullamento” delle barriere tra maschio e femmina. Forse molti se ne stupiranno, ma nessuno tiene di più alla linea binaria “maschio/femmina” quanto noi del popolo lgbt, almeno per come la vedo io e molti altri che conosco: dubito che un gay vorrebbe eliminare la maschilità, dato che i propri sogni erotici più forti si basano proprio sul testosterone, aldilà anche del proprio aspetto personale o modo di porsi al mondo. 

Come pure dubito che alle lesbiche facciano schifo le tette, e che il femminismo miri anche ad annullare sé stesso. Alcuni trans poi, fanno una fatica immane nel volersi trasformare nel genere opposto, talvolta anche con risultati estetici piuttosto estremizzati, rappresentando essi stessi, per paradosso, proprio la massima differenziazione tra i sessi, cercando di ridurre il più possibile ogni tipo di “ambiguità”. Alcuni di loro, (ribadisco, alcuni) proprio per un raggiungimento del genere voluto cercano di evidenziare anche gli stereotipi più arcaici e paradossalmente “sessisti” (trucco fortissimo, tacchi, silicone estremo e bamboleggiamenti tipici vamp nei MTF; ipermachismo alfa e battagliero fortemente caratterizzato invece per i FTM). 

E anche le infinite sfumature nei transgender (chi non si riconosce nei cliché attribuiti a un genere, pur non desiderando cambiare sesso chirurgicamente), si basano semplicemente sulle differenti “dosi” tra queste due polarità sessuali, scardinando in superficie il loro apparire estetico tradizionale e comportamentale, ma senza negare né l'uno né l'altro. E comunque è raro il bilanciamento perfetto, c'è sempre una pendenza o appunto uno “sbilanciamento” da una parte, proprio per il fatto che l'androgino assoluto è la negazione stessa del desiderio. Se fossimo tutti ugualmente “bilanciati”, sparirebbe l'interesse nel rapportarsi con gli altri, saremmo tutti autosufficienti. Non saremmo attratti né dall'etero (che non esisterebbe più), ma nemmeno dall'omo, dato che in mancanza di un genere da opporre all'altro, sparirebbe ogni conflitto erotico “positivo”. In soldoni, senza la donna non esisterebbe il gay. 

Senza l'uomo non esisterebbe la lesbica, senza i generi non esisterebbero (qui, ovviamente) né transgender o trans.
Dubito quindi che un futuro mondo di umanoidi asessuati, piallati, mollicci, grigi e tutti uguali che si riproducono con macchinari (e magari si danno una specie di piacere con qualche elettrodo senza alzarsi dal divano), possa davvero essere auspicabile per il mondo lgbt. Forse ancora meno che negli sposatissimi “ sesso solo per procreazione”, che nel loro calcolo rigidissimo invece, già sembrano un po' anticipare orridi orizzonti futuri fatti di incubatrici esterne e umanoidi raggelati.

L'unica cosa da abbattere sono certe rigide barriere che definiscono i due sessi, non la loro esistenza. 

È sicuramente giusto, soprattutto da piccoli, non schematizzare troppo certi ruoli o cliché, e assecondare le esigenze di gioco di ogni bambino, per evitare stereotipi che ti guidino a future discriminazioni. E non c'è nulla di così rivoluzionario in questo, dato che il non imporre, implica una libertà di base che oggi dovrebbe essere data per scontata. E ai “generi” non accadrà comunque nulla di così pauroso, se a un bambino non piaceranno le pistole, anzi. Crescerà indirizzando le proprie energie in qualcos'altro, magari decisamente migliore. In realtà, lasciandoli liberi, i due generi si possono tingere di molti colori, soprattutto in campo psicologico, di sensibilità e manifestazione del sé. 

Ma nessuno di noi vuole che si annullino: negarli completamente sarebbe solo la morte dell'attrazione e del lato più dinamico del vivere. E questo alla fin fine, è quello che fanno (o provano a fare) i preti, i santi e le suore, non certo i gay, diciamolo.

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