28/06/14

CORPI AEREI DI GIANNA SCOINO di Gianni Caverni

"Abiti, corpetti e piccole camicie sembrano usciti dall'atelier di un sarto d'anime, che nel silenzio del suo lavoro ritaglia ricordi, tesse storie con ago e filo pronunciando formule antiche e nuovi incantesimi" scrive Antonio Vanni nel foglio di sala a disposizione dei visitatori della mostra "Corpi aerei" che propone gli ultimi lavori di Gianna Scoino nello spartano spazio di SESSANTAQUATTROROSSO in via Maggio 64 rosso, a Firenze.

Si tratta di quel genere di mostre che mi piacciono molto, le definirei "brevi": impegnative solo perché meritano grande attenzione ma agili per la quantità di lavori esposti e la levità degli argomenti trattati. O meglio sarebbe dire per il trattamento lieve degli argomenti scelti, che nel caso della Scoino è spesso la memoria, quella traccia impalpabile e potentissima che lasciano gli altri intrecciandosi con i fili della nostra vita. Brevi in fondo come le canzoni che ci prendono con le lusinghe della nostalgia o i tremori delle speranze.

"Mia madre è lì alla finestra guarda sempre lontano
quella coda di fuoco quando passa un aeroplano.
Lei vorrebbe salire, sì, vorrebbe partire poi sparire
lontano.
Poi ogni sera resto solo come ogni sera resto solo
si potrebbe andare al cinema o mangiare un gelato
poi si blocca, sorride: potessi dargli un bacio, presto dammi un bacio".

A proposito di canzoni, quel Joe Temerario di Ron potrebbe essere proprio lui a pilotare quegli aerei che sono legati con un filo, quello dei sogni, dei pensieri, dei rimpianti forse, o inseriti nei marsupi delle camicie, dei corpetti candidi (o quasi) cuciti con carta e tela tarlatana da Gianna intorno al filo di ferro cotto, imparentati indissolubilmente alle grucce essenziali che pendono, celate e silenziose, ogni giorno dell'anno, nell'armadio del nostro cuore.

Come per il cambio di stagione l'artista li porta alla luce, fa loro prendere aria, li riesamina, ne controlla affettuosa la salute, la misura, la possibilità di essere ancora indossati o almeno conservati, comunque vissuti.

E poi le foto evanescenti dei volti, probabilmente dei suoi allievi all'Accademia di Belle Arti, con dei fantasiosi ed essenziali cappelli bianchi che forse non sono altro che un'altra forma di aerei, comunque di ulteriori possibilità di volo libero, silenzioso e personale.
Fino al 5 luglio, 16,30 - 19.

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