25/04/14

IL 25 APRILE E' NATA ... di Gianni Caverni

Il 25 aprile

è nat'una puttana

e le hanno messo nome

Democrazia Cristiana.

Ora la Democrazia Cristiana non c'è più, o c'è ancora ma sotto falso nome, ma lasciamo perdere.

Era il 25 aprile del 1974, avevo 27 anni e ero già sposato da 2. Da molti anni non mi sono mai dimenticato ogni 25 aprile di ringraziare Nicoletta che allora era mia moglie e che, consapevole del mio smarrimento che finiva per somigliare molto all'ansia e forse addirittura alla paura, decise di accompagnarmi a Sassari. Fu quello il nostro primo volo e ricordo ancora lo strano effetto che mi fece vedere fra le nuvole il mare invece del cielo.

Non solo mi accompagnò, ma stette diversi giorni da un affittacamere così che verso le 18, alla libera uscita ci incontravamo, cenavamo insieme e poi rientravo a "Punta Secca" (?) dove c'era la caserma: insomma proprio il 25 aprile cominciai a fare il militare, a Sassari.

"Sa vida pro sa Patria" c'era scritto ovunque, e a lettere cubitali sul piazzale delle adunate, era (è) il motto della Brigata Sassari. Io che non avevo ancora visto un accidente del mondo e della vita lo tradussi in La sua vita per la sua Patria. Ma la sua vita di chi?

Il militare?! Avevo contato fino ad allora sui miei abborracciati studi ad architettura per rimandare, e poi ero C4 che voleva dire che probabilmente non mi avrebbero chiamato e comunque non avrei fatto i servizi armati. Facevo l'insegnante, ero sindacalista e membro di un gruppuscolo estremista locale, di quelli che non gli andava mai bene nulla, complottista, dogmatico e settario: insomma ero un cretino. Come insegnante no, però.

Mi sembra proprio che tutto quello che so di politica, ammesso che ne sappia qualcosa, l'ho imparato dopo, quando ho smesso di farla, ammesso che ne avessi fatta prima.

Cos'era il 25 aprile lo sapevo, cos'era la Liberazione, la lotta partigiana, ma pensavo (pensavo è una parola grossa) che la Resistenza fosse stata una rivoluzione interrotta per volere di Togliatti e del gruppo dirigente del PCI che era ormai senza il minimo dubbio un partito revisionista (che in quegli anni a dare a qualcuno del revisionista si offendeva di più che se gli dicevi che aveva la mamma troia).

Si mangiò qualcosa in un bar di piazza Italia, il cielo a Sassari era diventato grigio, compatto, come è questo 25 aprile qui a Firenze.

 Nel pomeriggio entrai in caserma dopo un bacio e, da lontano, un saluto sorridente a pugno chiuso a Nicoletta. Mi sa che giocavo un po' a "Proletari in divisa" che era allora l'organizzazione che mirava a sviluppare una qualche vigilanza democratica interna alla struttura militare che proprio nel '74 era in odore di golpismo.

Subito mi legai a un paio di compagni, Mino e Massimo, ma la nostra opposizione alla retorica dell'ubbidienza e del militarismo si espresse col farsi i capelli biondissimi (e improbabili) con l'acqua ossigenata e vedere la faccia dei caporali e dei tenenti che ci guardavano sospettosi probabilmente non tanto della nostra tempra di rivoluzionari quanto dei nostri orientamenti sessuali.

Diceva una mia amica che ogni maschio non sa resistere e prima o poi racconta un insopportabile aneddoto della sua vita sotto la naja: ecco, fatto!

Stavolta ho usato davvero troppe parole, quello che volevo dire in fondo era solo grazie Nicoletta.

Nessun commento:

Posta un commento