Un recente tweet di Nichi Vendola dedicato al
raddrizzamento della Costa Concordia ha risvegliato nella mia mente la
considerazione che segue: come i centoquaranta caratteri di Twitter sono una
barriera che taluni aggirano con virtuosismi ortografico/sintattici, così la
metrica di una lingua complessa come l’italiano è una brutta bestia,
soprattutto quando deve adattarsi a una linea musicale. Compito del paroliere
è, talora, quello di piegare dette regole con le pinze in modo da far filare le
cose.
La proposizione relativa ne fa le spese in primis:
nel mare di Fabio Concato c'è lo scoglio "che ci si può buttare".
Gli
anni nei quali i film erano belli diventano per un maestro del genere, Max
Pezzali, "gli anni di che belli erano i film", così come per l’ottimo
Nichi le navi da crociera ci affondano nella “vergogna di insopportabile
abuso”. Sempre nello stesso brano, Pezzali si esibisce in una vera e propria
rarità da lingua latina, il complemento di limitazione: "gli anni dei Roy
Rogers come jeans".
Parte spesso il genitivo di possesso, e la vita
indivisibile di Laura Pausini e Marco ne La
solitudine diventa "di noi due" invece che nostra. Quando proprio
l'accentazione non torna, piuttosto che rinunciare a un verso pregnante meglio
addolcire qualche termine. Ancora l'ottimo Pezzali in preda a struggimento
d'amore Nessun rimpianto rimprovera
lei che avrebbe dovuto "àmarmi e pròteggermi".
Della serie, non li ferma proprio nessuno...
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