13/01/16

ASSOLO FUNZIONA, NON SI PIEGA!

Nel primo sogno c'è la morte, la sua. E infatti lei, Flavia, non si vede, è chiusa nella bara. Tutti intorno i suoi uomini, i due mariti, le loro nuove mogli, i due figli, l'amante francese (l'amante era lei). E' che nei suoi sogni, che puntualmente racconta nelle sedute dalla psicologa, una ottima Piera Degli Esposti, lei, sempre Flavia, non appare mai: vorrà pur dire qualcosa!

"Assolo" è il secondo film scritto (assieme al secondo marito, anche lei!), diretto ed interpretato da Laura Morante che non smentisce la sensibilità, l'intelligenza, la cura di cui ha dato molte prove come attrice.

L'argomento non era per niente facile, le difficoltà di una donna cinquantenne alle prese con un bilancio globale piuttosto fallimentare che riguarda gli uomini, in generale gli affetti, le donne, i figli, il lavoro, l'erotismo, l'amicizia e tutto il resto facilmente immaginabile. La Morante lo affronta con grazia, e una malinconia leggera che le permettono di costruire una piacevole commedia più francese che italiana, più affettuosa che amara, più ironica che aspra o acida.

In fondo il suo "fallimento" è piuttosto normale e condiviso, ma è proprio questo il nocciolo del problema: Flavia è incerta, insicura, in balia della sua presunta (e quindi anche reale) goffaggine e inadeguatezza e non si perdona nulla, o meglio non si aspetta che questo. Due ex mariti? Bene, sono loro, con le loro nuove compagne la sua famiglia, da loro va il fine settimana, loro vede nel tempo libero. 

Oppure vede, ed è consapevole che sarebbe meglio di no, l'amica "sfigatissima", interpretata da Anna Finocchiaro, che perde qualsiasi briciola di dignità implorando il marito di non lasciarla, coinvolgendo Fulvia in tragicomici pedinamenti quando lui se ne va per una di 30 anni di meno (come da copione) e felice quando le arriva la telefonata che l'avverte dell'infarto del fedifrago: "all'ospedale ha chiesto di me", dice orgogliosa.

C'è anche il tango, ma, come stupirsene, nella milonga fa da tappezzeria. C'è anche una patente di guida che non riesce a prendere e che fa da metafora di tutti gli esami con i quali rinuncia a misurarsi. C'è un maldestro tentativo di darsi una mossa ma lo fa con l'inqualificabile e inaccettabile Marco Giallini, e siamo alle solite, dunque.

"Le candele no, le ho provate, si piegano" è la sapida battuta di Emanuela Grimalda, seconda moglie di Pannofino, primo marito di Flavia, durante una cena sguaiata fra donne tutte intente a magnificare le doti di vari oggetti d'aiuto nell'autoerotismo. 

Già, Flavia prova anche questo, ma, niente da fare; stavolta ci si mette l'adorabile Kira, la cagnolina che prende spesso a prestito dalla bizzarra e movimentata coppia del piano di sopra. Kira in fondo è l'unico essere vivente a darle in dosi massicce quell'affetto che elemosina e al quale ha quasi rinunciato.

Quando la psicologa Piera Degli Esposti le comunica che la terapia è finita Flavia ... no non ve lo dico, troppo bellina e dolce la sua reazione.

Insomma, lieto fine o no? In qualche modo sì, ma proprio niente miracoli, come è giusto che sia. 
Ma almeno nell'ultimo sogno Flavia si vede, addirittura mentre guida una bella decappottabile! 

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