Una volta, era parecchio tempo fa, un’amica mi ha spiegato che bisogna
prestare molta cura al proprio cassetto della biancheria.
Lo stato dello stipetto in questione, mi disse serissima davanti ad un
Negroni, è più o meno lo specchio del tuo ego sessuale.
Ovviamente, una volta a casa mi sentii obbligata ad un’ispezione
accurata. Che se non ebbe risultati proprio sconfortanti certo non mi lasciò
neanche del tutto soddisfatta.
Ma quello che più di tutto quella riflessione mi ha insegnato è che la
biancheria, oltre ad essere un indispensabile elemento dell’abbigliamento,
anche a tutela dell’igiene personale, può raccontare molto di noi. E dovrebbe
essere scelta per noi, non solo per piacere agli uomini o alle donne con cui
avremo a che fare nell’intimità.
Intanto, dagli altri non sappiamo mai cosa aspettarci: puoi giocare la
carta della femme fatale in bustier di pizzo grigio e viene fuori che l’uomo in
questione si eccita solo con le sloggi
bianche.
Puoi puntare sul candore del sangallo e puff, quello si smoscia
perché preferisce la seta nera. Arrivi al dunque ben equipaggiato in uno slip
che evidenzia con discrezione le tue doti e la compagna di letto inorridisce
perché è di quelle solo boxer.
Dopo un paio di queste esperienze, la mia decisione è stata più o meno:
segui l’istinto e mettiti quello con cui ti senti a tuo agio.
Ed ecco che arriviamo al secondo capitolo della faccenda. Su cui bisogna
essere molto onesti e non avere alcuna pietà.
Perché “quello con cui ti senti a tuo agio” non include ex mutande
bianche diventate grigie, brasiliani già sexy ma con gli elastici ormai ridotti
a fionde con cui dare la caccia ai fagiani per il risotto, reggiseni con il
ferretto ondulato, slip bucati, oggetti non identificati di cui non si ricorda
nemmeno più la data di acquisto.
Quando ho fatto il repulisti dal mio cassetto, seppure non fosse in
condizioni tragiche, alla fine è rimasto molto poco. Perché per il proprio ego
sessuale il livello “accettabile” non è accettabile. Bisogna puntare
all’eccellenza. E siccome è sempre bene partire dai dettagli, un paio di
mutande ammodo può essere un punto di partenza importante nella vita.
Detto questo, sbizzarritevi: avete mai pensato a come potrebbe essere
diverso affrontare una riunione noiosissima con indosso una guepiere di pizzo
color pavone? O andare dal commercialista in jeans e brasiliano di seta
rosa? Vi piacciono i coordinati?
Accomodatevi! Li odiate perché vi danno la sensazione del “piatto pronto”?
Inventate accostamenti. Immaginate la sensazione del pizzo e della seta e del
cotone sulla pelle (un consiglio serio: non cedete mai alle lusinghe del
sintetico, solo fibre naturali), soppesate comodità e fascino di lacci e
laccetti.
E i colori? È vero che ci vuole una scorta di nero/bianco/nude, ma
quanta gioia possono dare il rosa o l’azzurro cielo? O il verde o il blu carico
o il giallo addirittura e tutte le sfumature e le fantasie e i ricami?
Potete
comprare nelle grandi catene, risparmiare per i saldi, farvi fare un regalo
speciale, custodire come un tesoro pezzi unici che forse non indosserete mai,
ma che danno piacere agli occhi. Però divertitevi. E mantenete il segreto.
Almeno finché non si presenterà qualcuno di abbastanza affascinante da farselo
svelare. Che dovrà sudarsi la rivelazione. O forse no. Dipende da quanto vi piace.
ok ok, severamente redarguito da Miss Holmes, che è d'accordo con Maria Antonietta Scarpari per le troppe foto di donne in mutande (le foto sono responsabilità mia) ne ho eliminato buona parte.
RispondiEliminaChiedo venia!