Lo vuoi un p...ino?
Ma
dove vai bellezza in bicicletta,
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
Ma
dove vai con i capelli al vento,
col cuor contento e col sorriso incantator.
Se tu lo vuoi, o prima o poi,
arriveremo sul traguardo dell'amor.
col cuor contento e col sorriso incantator.
Se tu lo vuoi, o prima o poi,
arriveremo sul traguardo dell'amor.
Se
incontriamo una salita,
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.
Ma
dove vai bellezza in bicicletta,
non aver fretta, resta un poco sul mio cuor.
Lascia la bici, dammi i tuoi baci,
è tanto bello, tanto bello far l'amor.
non aver fretta, resta un poco sul mio cuor.
Lascia la bici, dammi i tuoi baci,
è tanto bello, tanto bello far l'amor.
Quando
a primavera per le strade
passa il Giro gridan tutti ai corridor:
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
passa il Giro gridan tutti ai corridor:
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
Dai, dai, dai, dai, dai, dai!
Ma
se una maschietta
in bicicletta passerà
vedrai che ognuno, là per là,
la testa girerà e allegro canterà:
in bicicletta passerà
vedrai che ognuno, là per là,
la testa girerà e allegro canterà:
Ma
dove vai bellezza in bicicletta,
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
Ma
dove vai con i capelli al vento,
col cuor contento e col sorriso incantator.
Se tu lo vuoi, o prima o poi,
arriveremo sul traguardo dell'amor.
col cuor contento e col sorriso incantator.
Se tu lo vuoi, o prima o poi,
arriveremo sul traguardo dell'amor.
Se
incontriamo una salita,
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.
Ma
dove vai bellezza in bicicletta,
non aver fretta, resta un poco sul mio cuor.
Lascia la bici, dammi i tuoi baci,
è tanto bello, tanto bello far l'amor.
non aver fretta, resta un poco sul mio cuor.
Lascia la bici, dammi i tuoi baci,
è tanto bello, tanto bello far l'amor.
Ma
dove vai bellezza in bicicletta,
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
così di fretta pedalando con ardor.
Le gambe snelle, tornite e belle,
m'hanno già messo la passione dentro al cuor.
È
tanto bello far l'amor!
Così Marcello Marchesi nel 1951. Pur consapevole che
"l'uomo di mezz'età" certamente non si riferiva a me,
durante le mie girate in bici me la canto sottovoce. In pianura,
s'intende.
Sì perché io mi dico che sono un "passista"
e magari sono anche disposto a crederci e fanno finta di crederci
anche gli amici con i quali condivido le girate e soprattutto i
viaggi su due ruote che facciamo in 3/4 giorni ogni anno a fine
estate. La verità è che sono una vecchia schiappa che si pianta sui
pedali al più piccolo dislivello, tipo un normale cavalcavia
cittadino (come quello dell'Affrico).
Insomma per me la salita è una vera sofferenza, ma
proprio vera! Vi racconterò qualche episodio di un uomo con un
pessimo rapporto coi dislivelli, almeno quelli in sù, perché quelli
in giù vado che è una bellezza!
Maremma, la strada che porta da Follonica a Castiglione
della Pescaia: il patire comincia al bivio per Punta Ala.
Dicono che il Mont Ventoux, chiunque abbia seguito in TV
il Tour sa di cosa parlo, spaventi perché la salita si vede tutta e
non ci sono margini per le illusioni. Ecco, senza troppo scomodare
“il gigante della Provenza”, anche la salita dopo il bivio si
mostra tutta e a me ogni volta mi sembra che non sia poi così
carogna e l'affronto da ottimista. Ma dopo poche centinaia di metri
ho già messo la moltiplica più piccola ed il rocchetto più grande
e, anche psicologicamente, non ho altre risorse tecniche.
Lo so, perché lo so, che poi non è vero che la salita
si mostra tutta: c'è alla fine una curva a destra che svela ancora
un buon pezzo di agonia da superare prima di arrivare al piccolo
tunnel in cima pronto a regalare il sollievo di una bella e lunga
discesa.
Ecco, quasi in cima, ma quel quasi si fa presto a dirlo
e malissimo a farlo, ci sono degli slarghi alberati lungo la strada,
come delle aree di sosta.
Anni fa, ora non capito più da quelle parti, in quelle
aree di sosta stazionavano in attesa di clienti alcune ragazze nere
armate di ammiccanti hot pants e vertiginose zeppe ai sandali.
Avete presente un “ecce omo”? Sudato fradicio, rosso
peperone in viso, incerto fra la prossima stentata pedalata e il
suicidio, inevitabilmente di cattivo umore, schiacciato dai furibondi
raggi di un sole spietato.
Con
passo lento mi affianca, forse chiedendosi quale bizzarra legge
fisica mi tenesse ancora in equilibrio sulla bicicletta, una di
quelle ragazze, carina direi per quanto la mia vista fosse appannata.
“Lo vuoi un p...ino?” mi dice. Inutile dire che io non avrei
potuto rifiutare la proposta solo accelerando la mia andatura, e mi
vedo costretto a racimolare l'ultimo mio fiato residuo per
risponderle, perché non sono razzista e voglio che sia chiaro a
tutti.
“Ma ti sembro in condizione? Sto per morire, non lo
vedi?”
“Ti fermi ti faccio un p...ino, ti riposi e poi
riparti”. Che carina! Ma rifiuto la proposta scuotendo la testa, di
fiato non ne ho proprio più.
Raccolgo le ultime forze e continuo la corsa (si fa per
dire) alla rutilante velocità segnalatami dal contachilometri sul
manubrio che, forse imbarazzato, alterna i 4 chilometri all'ora allo
0.
Come dio volle raggiunsi il tunnellino, fresco d'ombra
e di speranza nella discesa rigeneratrice di autostima ciclistica.
Chissà come si chiamava.
Se
incontriamo una salita,
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.
io ti sospingerò
e stringendoti alla vita,
d'amor ti parlerò.