“Il
blu in molte delle mie fotografie è il protagonista, è il colore
che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella mia vita” dice
Cristina Dujany piantandomi addosso i suoi occhi azzurro intenso. E'
vero. A partire dalla foto che la ritrae seduta sulla pescaia di
Santa Rosa a pochi passi dall'acqua dell'Arno. Ma sopratutto sotto un
cielo intessuto di nuvole oltre le quali il blu domina.
E'
forse il punto di partenza, quello. Cristina si solleva per uscire
metaforicamente da quell'inquadratura, da quell'autoscatto, per
“addentrarsi nel sogno”. L'estrema definizione delle sue
immagini, l'esasperazione dei contrasti di colore costruisce un
insieme nel quale non si fa fatica a perdere di vista la realtà per
lasciarsi andare in un flusso di sguardi che certamente appartengono
più al sogno.
Come
proprie del sogno sono le “incoerenze” geografico/temporali. In
un attimo si passa dalla pescaia sull'Arno alle rive della Dora
Baltea che attraversa Ivrea.
Per giungere al sole che affoga nel mare
di Livorno, e alla purezza distillata della grande pozza sulla
Terrazza Mascagni, sempre a Livorno.
Fino a quel “mare d'inverno”
tutto d'argento, e alle due ochette che navigano in un luogo a me
particolarmente caro, il lago prospiciente il tempietto egizio del
parco voluto da Frederick Stibbert per completare il suo sogno di
farne, con la villa di Montughi, il “suo museo”.
Tanta
acqua dunque, e che Cristina ne sia consapevole o no, l'acqua ha un
fortissimo valore simbolico. L'acqua
è la purezza, la fertilità, è "fonte della vita" e
collegata a molti miti. Nella tradizione taoista, l'acqua è
considerata un aspetto della saggezza, perché assume la forma del
contenitore senza averne una sua propria. Si muove lungo il percorso
di minore resistenza, senza sforzo o violenza, ma seguendo le leggi
della natura.
Nei Tarocchi l'acqua è nel segno delle coppe,
simboleggia le emozioni, l'intuizione e il flusso di energia
interconnesso tra le entità viventi.
Tanto
cielo, e fitti intrecci di rami, e il suo corpo sottile che a sua
volta si intreccia coi segni di un murale.
Firenze,
Livorno, Siena, Ivrea, la Val d'Aosta e altro sono delle quinte. Sono
il “fuori”, l'unico varco possibile che Cristina indica per
raggiungere il “dentro”.
Gianni
Caverni
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