19/10/14

POST SCRIPTUM - ARIN MIRKAN – NEL MIO CIELO NON C’è SPAZIO PER GLI EROI di Domenico Coviello

Mi piaceva essere fotografata in uniforme. A vent’anni ero bella. Eccome. I miei due bambini mi ricorderanno così.

Mi dicono kamikaze, perché mi sono fatta saltare in aria con l’esplosivo per non cadere nelle mani del nemico. Avevo finito le munizioni ed ero accerchiata: ho portato a termine la mia missione di comandante il 5 ottobre 2014 a Kobane in Siria. E ho fatto fuori un bel po’ di banditi tagliagole dello Stato Islamico.
Se non mi fossi uccisa mi avrebbero catturato, stuprato a turno e poi decapitato. Ma non ho dato loro questa soddisfazione.
Adesso so che tutto ciò che ho fatto ha un valore. Anche se è stata una follia. La follia lucida della guerra.
Ma noi donne curde che si deve fare? Siamo spose bambine, nei campi profughi o nelle città assediate. Senza patria. La mia casa è tutto il mondo, ma ero come un passero senza nido dove posare il capo. Così sono diventata soldato, come migliaia di altre donne curde. Di tutte le età. Per noi non c’è scampo: o si combatte o vivere non ha senso.
Ora mi dicono eroina del popolo curdo nella storica battaglia di Kobane. Forse il mio sacrificio non sarà vano: ho saputo che proprio in questi giorni, a un mese dall’assedio dell’Is i nostri stanno riconquistando la città, pietra dopo pietra, casa dopo casa. I comandanti che stanno guidando la riscossa sono un uomo e una donna.
Ne sono molto orgogliosa. Lo saranno anche i miei figli. Anche loro combatteranno, vestiti in uniforme, dotati di armi scadenti, con tutto il mondo contro.
Per noi non c’è scampo. Siamo costretti a fare gli eroi. E’ il mestiere peggiore che esista. Però che importanza ha vivere 90 anni per arraffare tutto il benessere possibile se invece ne hai vissuti 20 dando te stessa per una buona causa?


Nessun commento:

Posta un commento