Cos’è
un tubo di scappamento? Un apostrofo plumbeo fra un motore e l’aria.
Un niente, l’ultima propaggine di un’automobile, la coda di un
motore a scoppio, l’apparato escrementizio di un veicolo. Eppure
basta osservare con un po’ di attenzione (ok, l’ammettiamo, con
un’attenzione un po’ maniacale) le auto che affogano l’aria
nelle code sulle strade cittadine per accorgersi che la parte più
umile dell’auto sta raccogliendo una crescente attenzione dai Dolce
& Gabbana delle case automobilistiche. Una volta, quando la TV
era in bianco e nero e i ciclisti si dopavano in libertà, i tubi di
scappamento erano “piccoli e neri”. Appena appena più larghi del
dito medio di Bossi uscivano timidi e incerti da sotto la parte
posteriore della carrozzeria: che tenerezza! A dire il vero anche
oggigiorno si vedono circolare auto che hanno mantenuto, almeno in
quell’elemento, la sobrietà e l’understatement di un tempo; ma
sempre più spesso i tubi di scappamento (quelli rotondi, perché ci
sono anche ovali e rettangolari) si avvicinano al diametro di un
pompelmo neozelandese, escono arroganti dal profilo posteriore del
veicolo con malcelato esibizionismo e sono lucidi e abbaglianti, di
una cromatura perfetta. “Me ne frego dell’inquinamento io!
Consumo un sacco di benzina o gasolio perché faccio come mi pare e
vado dove mi pare! E ho un sacco di soldi da spendere!”, sembrano
dire con aria sfrontata. In fondo si tratta dell’eterno conflitto
fra ragione e cuore: mentre gli amministratori delle grandi città
pongono sempre nuovi limiti alle emissioni assassine delle auto nello
stesso momento si producono macchine che offrono dei veri e propri
bocchettoni alle illusioni di onnipotenza degli automobilisti e alla
loro indole competitiva. Insomma l’impressione è che così grandi,
belli e lucidi non servano proprio a niente, sono specchietti per le
allodole: perché a voler approfondire, insomma a guardarli più da
vicino (quindi ancora più maniacalmente) si vede che non si tratta
altro che di capsule cromate applicate alla parte finale del tubo di
scappamento vero il cui diametro è più o meno quello solito. Poteva
presentarsi una Porsche dell’ultima generazione con un paio di
normali tubi posteriori? Certamente no! Ma a ben guardare si vede che
con qualche centimetro di metallo cromato si raddoppiano, per finta
sia chiaro, i canali di emissione e l’aggressività apparente
(fotogallery). D’altronde anche i progettisti di un’auto piccola
eppure così modaiola come la nuova 500, dopo la prima serie diciamo
“normale”, sono corsi ai ripari fornendo all’auto così cara a
Lapo Elkann un bel tubo sovradimensionato e cromato. L’apparenzismo,
il bungabunghismo, il menotassepertuttismo, l’abbronzatissimismo
non faranno parte della stessa famiglia del tubodiscappamentismo? Non
ne siamo sicurissimi ma …
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