23/08/13

LES REVENANTS di Gaia Rau

LE REVENANTS

Cosa fareste se vi capitasse di tornare dall’aldilà? No, state tranquilli, il mio non è un nuovo post su “The Walking Dead”: per il momento, le incursioni nel mondo di zombie, vampiri e creature horror a vario titolo sono finite qui. Sto parlando, piuttosto, di un ritorno in carne ed ossa, dopo due, dieci, vent’anni. Una specie di risveglio dal coma, solo che al posto del coma c’è stato un incidente stradale, un incendio, un colpo di pistola alla tempia, e voi non ve ne siete accorti.
 
Più o meno è quello che capita ai protagonisti di “Les revenants”, una delle serie televisive più belle in cui mi sia mai imbattuta. E che, sorpresa delle sorprese, è una serie francese. “Ma i mangiarane non sanno fare i telefilm”, obietterete voi (e ho esclamato io, lo ammetto, appena me ne hanno parlato).
 
E invece questa è la famosa eccezione che conferma la regola. Anche perché, con un cosceneggiatore come Emmanuel Carrère - sì, proprio lui, quello di “Vite che non sono la mia” o del caso “Limonov” - il rischio di non dar vita a un capolavoro era veramente basso. Un po’ come se la Rai, per “Un medico in famiglia”, avesse chiesto un aiutino a Umberto Eco o ad Aldo Busi. Ma siccome, con le collaborazioni eccellenti, è sempre meglio abbondare, bisogna aggiungere anche che la colonna sonora (meravigliosa) è firmata dai Mogwai, scozzesi, uno dei gruppi di culto della scena post rock.
 
“Les revenants” è ambientata in uno sperdutissimo paesino delle Alpi francesi, interamente ricostruito in seguito a un’alluvione causata dal crollo della vecchia diga, le cui atmosfere nebbiose ricordano un po’ la “Twin Peaks” di David Lynch. E’ qui che, un bel giorno, una serie di personaggi morti in epoche e contesti diversi, e apparentemente privi di qualunque collegamento tra di loro, iniziano a “tornare”. Ci sono un’adolescente vittima di un incidente con lo scuolabus, un bambino che non parla, un ex serial killer, una donna scomparsa in circostanze misteriose, un quasi marito morto alla vigilia delle nozze. Nessuno di loro ricorda cosa gli sia successo esattamente. Ma tutti hanno una gran fame. E tutti sono decisi ad approfittare dei “tempi supplementari” che sono stati loro concessi per andare a cercare ciò che hanno lasciato.

Da qui si dipanano le otto puntate che compongono la prima stagione e che si concludono, come nella migliore tradizione, con un cliffhanger. Tra colpi di scena e molta emotività, legami che si rompono e si riallacciano, eroismi e codardia, egoismi che vedono vivi e morti colpevoli in egual misura, e un inno alla maternità declinata nelle sue infinite, meravigliose accezioni. Decisamente, “Les revenants” non è una serie horror. E nemmeno un telefilm di fantascienza.
Assomiglia più a un grande, misterioso romanzo sul genere umano, dalla trama avvincente e ben costruita, e dalle evoluzioni mai scontate. Inutile dire che in patria, dove è trasmessa da Canal+, è stata accolta trionfalmente, vincendo il Globe de Crystal 2013 come miglior serie televisiva. Le riprese della seconda stagione sono state girate la scorsa primavera, con una diffusione prevista per febbraio 2014. Peccato che in Italia, al momento, nessuno abbia fatto richiesta per acquistarne i diritti. Per fortuna che esiste la rete, dove le puntate di “Les revenants” si trovano in streaming, in lingua originale con sottotitoli.
 

 
 


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