09/03/17

VI PRESENTO TONI ERDMAN di Martino Scacciati

Vi presento un capolavoro.
La globalizzazione, si sa, ha tanti volti. Tra questi, ce n’è uno spietato. E’ quello fatto di fabbriche migrate nei paesi poveri, di diritti inesistenti, di lavori ed esistenze appese al filo fragile e capriccioso del mercato o delle ambizioni di manager senza scrupoli. Nessuno, secondo me, è riuscito a raccontare la faccia disumana e feroce della globalizzazione come ha fatto il film tedesco “Vi presento Toni Erdmann”. 
Toni Erdmann si chiama in realtà Winfried Conradi. Oltre che un insegnante di musica in pensione, è la versione tedesca di uno degli Amici miei di Monicelli. E’ una inesauribile fucina di scherzi e beffe. La figlia, però, non li gradisce. E’ una manager mandata in Romania a far il lavoro sporco per conto di una multinazionale. Ora non ride più, non scherza più, non è più capace di pietà. E' una belva, come la definisce orgoglioso il suo superiore. E’ allo stesso tempo carnefice e vittima della globalizzazione, ingranaggio di un meccanismo che si svuota poco a poco di umanità, fino a diventare mostruoso. 
Il film è una galleria di mostri della globalizzazione: giovani mogli russe che “adorano andare nei paesi dove c’è il ceto medio, perché mi rilassano”, manager che sono più lupi che uomini, etc. Ma è qui che interviene Toni Erdmann, lo sgangherato personaggio inventato da Winfired per recuperare la figlia. Il suo inesauribile humor è il granello di sabbia capace di inceppare, almeno in parte, l’infernale meccanismo della globalizzazione. 
Ne nasce un film sempre spiazzante, divertente, imprevedibile, talvolta commovente, la rivincita della leggerezza sull'impoverimento umano prodotto dalla globalizzazione. In altre parole, "Vi presento Toni Erdmann" è un capolavoro.

08/03/17

BILL VIOLA - RINASCIMENTO ELETTRONICO (1)

The Crossing Fire da una parte e The Crossing Water dall'altra così capisci subito come stanno le cose e non puoi pensare di cavartela con una visita lampo. Arrivi al piano nobile di Palazzo Strozzi perché certamente non ti puoi perdere la seconda mostra della gestione di Arturo Galansino che va spedito per la sua strada puntando a fare dello straordinario "cubo" di Benedetto da Maiano, secondo il Vasari, il luogo d'eccezione per uno sguardo sui più grandi maestri dell'arte contemporanea. Stavolta non ci sono gommoni o altri interventi sulle facciate del Palazzo che fecero storcere il naso ai pavidi puristi ai tempo della mostra "Libero" di Ai Weiwei. 
Stavolta da fuori non si sospetta niente se si escludono gli arazzi che pubblicizzano "Rinascimento elettronico", la mostra di Bill Viola (insopportabile chi buzzurreggia e si ostina a chiamarlo Vaiola credendo di fare più figo). 
Ecco, a parer mio, il titolo della mostra è l'unica cosa se non brutta, almeno bruttarella che si trova in questa occasione. Lo so che è stata parafrasata la definizione di "Pittore elettronico" che coniò Maria Gloria Bicocchi quando Viola lavorò come tecnico per quasi due anni per lei in ART/TAPES/22, la galleria e centro di produzione in cui si sperimentavano i primi video d'artista in una Firenze degli anni '70 attenta alle novità e assai vivace culturalmente. E siccome gran parte delle opere selezionate si pongono in relazione con opere di grandi maestri del passato (Pontormo, Masolino da Panicale, Paolo Uccello e Lukas Cranach fra gli altri) dev'essere venuto naturale quel titolo.
Ma titolo a parte, tutto il resto è di altissimo livello e per ora voglio fermarmi proprio all'installazione video di due schermi affiancati per il dorso, che apre il percorso espositivo. Un uomo, lo stesso in tutti e due i video, si avvicina lentamente, da una parte viene lentamente avvolto da delle fiamme crescenti, dall'altra investito dalla caduta di acqua sempre più copiosa. In tutti e due i casi l'uomo alla fine sparisce lasciando la scena vuota ma con i segni evidenti del fuoco appena spento e dell'acqua sul pavimento. E' The Crossing, la Traversata. Dolore, sacrificio, purificazione attraverso il fuoco e l'acqua, elementi primordiali. Da notare che l'uomo inondato dall'acqua che ovviamente cade dall'alto sembra salire verso il cielo. (Continua)