CORPO E ANIMA
Vania Paolieri
dal 18 febbraio al 3 marzo
Studio Bong
via Calimaruzza 10r
Firenze
Inaugurazione sabato 18 febbraio alle 18,30
Vania, madonna bona, che brava che
sei diventata!
Allora ci correvano fra noi solo 12
anni, adesso saranno almeno 30!
Nel senso che allora ero un giovane
professore di 25 anni che provava ad insegnarvi arte e forse un po' di merito
(colpa?) nella tua scelta di diventare artista, pittrice, è anche mio/a!
Ma tu dipingendo hai fatto come
spesso fanno gli artisti che invecchiano meno degli altri e, dalla forza che
vedo nei tuoi quadri informali, mi sa che sei invecchiata meno anche di me.
Ho sempre pensato che dipingere con
i quadri stesi orizzontalmente, come fai tu, sul pavimento dello studio, fuori,
sull'erba, sulla ghiaia, sul cemento sia una cosa bellissima, intrisa di un
sottile sentimento insieme pieno di modestia e di bella presunzione: il
pavimento, il suolo, la terra sono il punto più in basso che si trova nelle
vicinanze, sotto non si può andare a meno di scavare.
Vuol dire, per me, partire
dall'inizio, dalle fondamenta, nessuno è capace di costruire la più modesta
delle case, come la più sontuosa, se non partendo dal basso; e la pittura, come
tutto il resto che chiamiamo vita, non è forse un modo per costruirsi?
Non voglio certo dire che la pittura
realizzata in verticale, quasi tutta del resto, sia inferiore: me ne guardo
bene! Dico solo che dipingere per orizzontale mi è sempre piaciuto di più e con
gli altri artisti che lo fanno ho sempre sentito una sorta di forte vincolo di
fratellanza.
E poi mi sembra che sia tutto più
comprensibile e immediato: la tela è la terra e “la terra è bassa” recita uno
dei più diffusi luoghi comuni, quasi un mantra, di tutti coloro che si dedicano
ai piaceri e alle fatiche dell'orto. E se dunque dipingere a terra comporta di
solito una fatica maggiore per altro regala il piacere, come per l'orto, di
veder “spuntare” e crescere le sue delizie. E poi: è indispensabile per il
pittore allontanarsi dalla tela per riuscire a vedere l'insieme dell'opera e
non solo il particolare. Ma se si sta dipingendo in terra l'allontanarsi dalla
superficie su cui si lavora ha sempre un limite tassativo che è quello
dell'altezza dell'autore, almeno fino a che l'opera resta orizzontale. Insomma
mi sembra più naturale, è proprio il caso di dirlo: a misura d'uomo!
E la bella presunzione? Beh sta
tutta proprio nel voler “rifare” la terra, ridisegnarla, tingerla dei colori
bellissimi ed intensi che usi tu Vania; è come affermare con speranza indomita
“possiamo farla migliore”, possiamo farci migliori. Possiamo, sì, possiamo.
Non a caso citi il Courbet della
carnale, primaria, “Origine del mondo” e ne presenti la tua versione personale
con una serie di variazioni coloristiche: possiamo sì generare, generarsi, e
soprattutto rigenerarsi.
Brava Vania.
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